Di Adriano Falanga
Non proprio tutti sono rimasti entusiasti di quanto organizzato in Villa. Qualcuno infatti nella Jurassik Park ci ha visto un “oltraggio”. “Parco Wenner e le sue inestimabili preesistenze botaniche ed architettoniche. Prima abbandonato ad un vergognoso degrado, poi oltraggiato da iniziative che non hanno alcun rispetto per la sua storia e la sua identità”. E’ il pensiero dell’architetto Sergio Catalano, tra i progettisti dell’ultimo vero restyling della Villa Comunale, realizzato nel 2001 sotto la guida dell’amministrazione di Nicola Pesce. Il progetto vinse un concorso lanciato su scala nazionale. “La Villa e il suo inestimabile patrimonio botanico stanno morendo, non possiamo accontentarci di palloni gonfiati, né di Dinosauri o pastorelli a grandezza d’uomo”. Il messaggio è postato sul gruppo Facebook “Sei di Scafati Se…” e non tarda ad innescarsi il dibattito. “Chiedo scusa a tutti se abbiamo in qualche modo offeso la storia di questo posto deturpato prima con i lavori di recupero (distruzione delle piscine. Bel recupero) e poi con iniziative sterili come le nostre – la replica di Alfredo Malafronte, tra gli organizzatori della manifestazione – non volevamo offendere nessuno, la nostra intenzione era di far rivivere un luogo dove siamo cresciuti senza interessi ne compromessi e soprattutto con le nostre tasche”. Il professionista, che pure è scafatese doc, prova a spiegare il perché circa 15 anni fa furono demolite le vasche centrali che tanto piacevano alla città. “A quel tempo infatti la Villa versava in uno stato di degrado ancora più grave di quello attuale e se oggi noi tutti possiamo continuare a fruire di questo bene ed a vederne salvaguardato il suo impianto originario (voluto da Roberto Wenner nella seconda metà del XIX secolo), lo si deve proprio a quei lavori di restauro e riqualificazione – poi chiarisce meglio – certe proposte sottolineano ancor di più la mancanza totale di una corretta manutenzione del Parco e di una programmazione seria su attività ed iniziative per la sua riqualificazione”. Snocciola le sue proposte l’architetto Catalano: “Piano di manutenzione con inquadramento di personale per giardinaggio e sorveglianza, recupero delle Serre per attività florovivaistiche, programmazione teatrale all’aperto, concerti di musica in aree attrezzate come l’area didattica e la montagnola grande, mostre di arte ed artigianato ben installate e commisurate agli spazi disponibili, visite guidate programmate per scuole, recupero funzionale dell’area gioco bambini, concorsi internazionali per installazioni luminose temporanee”. Insomma, se c’è divisione sul cosa poter organizzare in Villa, dal dibattito emerge chiaramente l’unità di voler a tutti i costi restituire il parco alla città, rendendolo fruibile e vivibile. E su una cosa sono tutti d’accordo, bisogna fare di più e bisogna farlo bene.