Di Adriano Falanga
“Il fatto non sussiste”, l’indagato non viene rinviato a giudizio e l’avvocato, giustamente, presenta il conto: 26.474,27 euro. A pagare però saranno gli scafatesi, perché l’assistito è Pasquale Aliberti, nella sua carica istituzionale di primo cittadino. Da premettere subito che il rimborso delle spese legali è dovuto. Il fatto è legato alla nomina dell’avvocato Diego Del Regno (già staffista) a responsabile del servizio Avvocatura di Palazzo Mayer. Lo stesso Del Regno (in foto con il sindaco) che diventerà poi consigliere comunale nel 2015, subentrando a Nicola Acanfora nominato Assessore. Siamo a maggio 2012, negli uffici comunali si presenta la Guardia di Finanza di Salerno su disposizione del sostituto procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, Roberto Lenza, per acquisire l’intera documentazione e atti del procedimento, presso l’ufficio del personale. Dietro l’esposto la mancata stabilizzazione dell’avvocato Lucia Fiorillo, assunta nel 2005 a tempo determinato. Aliberti conferì infatti l’incarico a Del Regno per dirimere le controversie legali dell’ente scafatese, un incarico di seimila euro lordi l’anno, oltre a indennità di risultato, successivamente, da quantificare. Il sindaco, secondo la Procura, avrebbe attestato il falso nel decreto sindacale con il quale conferiva l’incarico, non considerando la decisione del Tribunale del Lavoro di Nocera Inferiore, che aveva disposto il reintegro della Fiorillo. A difendere il primo cittadino il suo storico legale Antonio D’Amaro, che ancora oggi lo assiste nella delicata inchiesta condotta dalla Dda. La linea difensiva spiegò tutti i dettagli di quella nomina legale, in un ruolo di responsabile e non di dirigente, con diciotto ore part-time settimanali e un compenso irrisorio, all’insegna del risparmio e in assenza di figure professionali adatte. Una tesi totalmente accolta dal Giudice dell’udienza preliminare, che il 13 marzo 2013 pronunciò la sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Nessun falso ideologico quindi, ma scelta legittima.
Archiviato il tutto, restavano le spese legali da pagare, quasi 27 mila euro (per un processo non cominciato) che il sindaco ha girato all’ufficio Avvocatura del Comune, chiedendone il rimborso. Tutto dovuto, in quanto il falso ideologico per cui fu accusato e rinviato a giudizio era legato alla sua attività istituzionale. Una cifra però che, a seguito di un accordo tra le parti, è stata ridimensionata a 10 mila euro. Questo sarà l’importo definitivo che l’ufficio Avvocatura ha determinato il 21 ottobre scorso per l’avvocato D’Amaro. “Non ho mai avuto dubbi sull’esito di questa vicenda giudiziaria, in quanto la trasparenza e l’onestà hanno sempre guidato le scelte di questa amministrazione e l’operato messo in campo in questi anni – commentava quasi tre anni fa Pasquale Aliberti – L’unico dispiacere resta il fango gettato sulla mia persona, sulla mia famiglia e sulla città, con continui attacchi mediatici da parte dei miei avversari politici, che non hanno esitato a condannare e sbattere sulle prime pagine i miei cari, pur di demonizzare il Sindaco di Scafati. Per non parlare di chi, prova a darsi credibilità candidandosi a Sindaco, appellandosi alla questione morale”. Si era in procinto della campagna elettorale che lo riconfermerà sindaco di Scafati. “La questione morale sarà invece, al centro della nostra battaglia di campagna elettorale, durante la quale non faremo sconti a nessuno e non accetteremo nelle nostre liste condannati e rinviati a giudizio: la nostra condotta morale non è in discussione”. Profezia sbagliata, anche da quelle liste nascerà l’inchiesta che lo vede indagato per voto di scambio politico mafioso, e per cui pende nei suoi confronti una richiesta d’arresto, su cui si attende la pronuncia della Cassazione.