Scafati. L'analisi: se si votasse in primavera? Centrodestra e centrosinistra, gli scenari - Le Cronache
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Scafati. L’analisi: se si votasse in primavera? Centrodestra e centrosinistra, gli scenari

Scafati. L’analisi: se si votasse in primavera? Centrodestra e centrosinistra, gli scenari

Di Adriano Falanga

Gennaio dovrebbe essere il mese decisivo. Due sono le “notizie” che potrebbero essere partorite: la decisione della Cassazione sulla richiesta di arresto per Pasquale Aliberti e il decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Con ogni probabilità, venuto meno il suo ruolo istituzionale, la suprema corte dovrebbe respingere la richiesta di arresto avanzata dalla Procura antimafia e confermata dal riesame, questo perché non essendo sindaco, Pasquale Aliberti non può più “reiterare” il reato per cui è accusato: voto di scambio. La decisione di sciogliere il Comune di Scafati spetta al Ministero degli Interni, dove è stata depositata, lo scorso novembre, la relazione della commissione d’accesso che verteva in tal senso. Considerato il contesto socio politico e giudiziario in cui è caduta Scafati, appare più inverosimile una decisione contraria, anche se non del tutto esclusa. Nel frattempo, c’è chi ha già acceso i motori in prospettiva campagna elettorale. “Vuoi vedere che alla fine si andrà al voto in primavera?” si saranno detti i capibastone, e allora “meglio non essere impreparati”. Quindi, se si votasse in primavera, quale potrebbe essere lo scenario elettorale? Su una cosa gli addetti ai lavori sono concordi, ci saranno molti aspiranti sindaci. E questo a causa della frammentazione del centrodestra e del centrosinistra. Nulla si muove tra le fila degli alibertiani, bisogna capire prima cosa accadrà, e successivamente, cosa deciderà lui, Aliberti. L’unico che potrebbe compattare le fila di un’ex maggioranza sparigliata e litigiosa è Giancarlo Fele, ma l’ex vicesindaco non ha mai goduto del benestare del grande capo. Non è escluso che da via Aquino potrebbe cadere dall’alto un nome di alto spessore professionale, non politico, capace di sintetizzare l’esercito del voto alibertiano. C’è poi chi auspica una candidatura in salsa rosa. Qui le papabili possono essere Monica Paolino e Brigida Marra. La prima però dovrebbe lasciare il seggio in Regione, mentre la seconda avrebbe non poche difficoltà a trovare i consensi sulla sua persona. Meglio aspettare ancora. Chiaramente, un non scioglimento del consiglio comunale e il voto in primavera andrebbe a ringalluzzire i delusi alibertiani, mentre il voto nel 2019 può solo rimescolare le carte. Potrebbe essere a capo di un polo di moderati ed ex consiglieri comunali Pasquale Coppola. Probabilmente non ha la caratura e lo spessore politico del suo ex amico Aliberti, però non c’è dubbio alcuno che è stato lui il suo primo oppositore. L’alternativa parte da qui, e su Coppola convergono molti ex alibertiani, tra cui Mario Santocchio e Giacinto Grandito. Potrebbero nascere anche un discreto cartelle di liste, se ci fosse il passo indietro di Cristoforo Salvati e Angelo Matrone. Entrambi esponenti di Fratelli ed entrambi intenzionati a fare il grande passo. Sarebbe un ritorno per Salvati, mentre Matrone andrebbe al battesimo. Quest’ultimo sta già lavorando da tempo e parte dal suo discreto successo, tutto personale, avuto alle regionali del 2015. Può contare sul sostegno dei giovani, ma mancano gli imprenditori e i grandi elettori.

QUI CENTROSINISTRA

3-pd-scafatiIn casa centrosinistra neppure manca il confronto, che pure rischia già di sfociare (tanto per cambiare) nello scontro. Il vulcanico Marco Cucurachi è partito in avanscoperta da tempo, forse dalla prima ora, ma contro ha l’etichetta di “evasore” che uno scaltro ex sindaco gli ha cucito addosso. Deve prima di tutto compattare il circolo locale sul suo nome, e poi sfociare nella restante area di sinistra, dove si muove bene Nicola Pesce. Una cosa è certa, il centrosinistra a Scafati può ritornare a Palazzo Mayer da vincitore solo se compatto. Operazione difficile, tra il circolo locale guidato da Margherita Rinaldi e la galassia del movimentismo di sinistra sembra esserci un abisso. Infine, ma non per ultimo, un occhio di riguardo ai cosiddetti “border line” di centrosinistra, coloro che Aliberti ama definire “poteri forti” e che risultano essere spesso elementi di rottura nel Pd. La coppia Corrado Scarlato e Giovanni Lombardi, Michele Marano e Nello Longobardi, qualora si coalizzassero, potrebbero mettere sul tavolo delle trattative importanti risorse economiche e compattare un unico e variegato polo di centro, dove potrebbero confluire molti ex alibertiani delusi, oltre a esponenti del Pd “chiusi” dal tappo degli ex consiglieri comunali uscenti. E poi vi sono loro, i redivivi, coloro che compaiono quando c’è odore di voto, due su tutti: Peppino Fattoruso e Raffaele De Luca. Il primo, già assessore con la giunta Bottoni, poi coordinatore della campagna elettorale, la prima, di Pasquale Aliberti, nonostante venga ricordato per l’abbandono all’ultimo minuto nel 2013, è tornato oggi con “un gruppo di amici e imprenditori” dando vita all’associazione “Fantastica”.  Fattoruso, imprenditore agrario ma anche uomo di spettacolo, è sempre stato dotato di spiccata verve e fantasia. Ma i più neanche lo ricordano, sarà difficile completare una lista. Raffaele De Luca pure è stato assessore in una giunta di centrosinistra, nel 2013 ha sostenuto Nicola Pesce con la lista “Adesso Scafati”, che si richiamava al movimento di Matteo Renzi, che aveva appena vinto le primarie. Nonostante fosse candidato, non fu eletto ma dalla sua lista venne fuori l’elezione di Filippo Quartucci, poi passato nel Pd e infine nel Cotucit, a sostegno di Pasquale Aliberti. Quartucci però sarà ricordato più per il “non fatto” che per il fatto. Oggi De Luca, dopo una pausa alibertiana, ha stretto un patto politico con il deputato Guglielmo Vaccaro, dando vita al movimento “Idea Repubblicana”. Potrebbe aspirare alla poltrona di primo cittadino.

L’IRONIA DEL WEB: #andiamodalcommissario

1-vittorio-saladino-430x323Diventa virale la voglia e il desiderio di andare dal commissario prefettizio Vittorio Saladino. Evidentemente, rimosso il “tappo” Pasquale Aliberti, il Prefetto che sostituisce sindaco, giunta e consiglio comunale detiene la panacea di tutti i mali della città. O almeno è quanto pensano le forze politiche locali, in particolari gli ex consiglieri comunali. Paradossalmente si registra un’attività politica più intensa e frenetica oggi, senza un’amministrazione eletta, che ieri, quando a Palazzo Mayer sedevano gli alibertiani. Fioccano le proposte, le idee, i suggerimenti e chi più e chi meno, tutti hanno annunciato il desiderio di “andare dal commissario”. E così il web si diverte, e diventano virali le dichiarazioni degli esponenti politici e non che rivedono nel neo commissario Saladino la soluzione a ogni problema. Ironicamente, l’idea parte dal giovane democratico Luigi Cinquegrana che propone un paio di “hastag”: #tuttidalcommissario e #andiamodalcommissario. In realtà, e salvo scioglimento per infiltrazioni mafiose, il funzionario prefettizio agisce solo in regime di amministrazione ordinaria. Il suo insediamento ha però acceso gli entusiasmi di politici assopiti, addirittura ha risvegliato pure quelli “da campagna elettorale”, o meglio, coloro che ricompaiono solo quando c’è da andare a votare, salvo poi cadere nell’oblio durante gli anni restanti. Tutti dal commissario allora, a portare idee, proposte, suggerimenti, come se questo fosse dotato di bacchetta magica. Eppure, bastava poco e bastava farlo prima. Ad esempio, Saladino è partito laddove chi lo ha preceduto era frenato: taglio agli sprechi, accorpando alcuni settori e riducendo così i dirigenti, ergo: azzerati diversi stipendi. La città non ha bisogno di cassa di una cassa d risonanza, e agli scafatesi una simile attività politica suona quasi da presa in giro. Tutto sommato, sono solo “prove tecniche di campagna elettorale”.