Di Adriano Falanga
<<Rivolgiamo un accorato appello a tutti quelli che ci seguono: fate sapere ai “cafoni” che, presto, le loro gesta potrebbero avere gravissime conseguenze>>. L’Acse riprende la guerra ai cafoni, ma stavolta non c’è nessun sceriffo a “dirigere” la battaglia, ma un non meglio indentificato addetto della partecipata. Dopo aver incassato le fortissime polemiche sulla mancata o parziale raccolta dei rifiuti, e nel mentre l’ex sindaco Pasquale Aliberti invita pubblicamente a pagare solo il 20% della bolletta, l’Acse decide di reagire e correre ai ripari. Lo fa attraverso la sua pagina Facebook, confidando in questo modo di poter arrivare a tutti gli scafatesi. Impresa ardua, la pagina conta su poco più di mille iscritti, a fronte di oltre 17 mila utenze. Smentendo le voci di chi ascrive colpe agli operatori, sulla pagina della partecipata sono documentati numerosi casi di “cafonaggio”. Errato orario di conferimento, errata differenziazione dei rifiuti, deposito abusivo del sacchetto, sarebbero questi, secondo l’Acse, i motivi principali per cui la città appare sporca. L’azienda ha deciso di uscire dal silenzio, documentando sulla sua pagina social ciò che accade in città. <<Dopo una segnalazione di mancato prelievo eccovi i risultati del sopralluogo>> e vengono allegate foto che provano una errata differenziazione. <<Se vogliamo evitare di vedere i nostri civici imbrattati di rifiuti, facciamo più attenzione quando depositiamo i rifiuti>> si legge ancora. E’ chiaro che il messaggio è: la città è sporca? Colpa dei cafoni. E’ finito il tempo in cui l’ex vicepresidente Acse Mimmo Casciello autorizzava i ritiri fuori orario di materiale alla rinfusa, adesso deve essere chiaro, secondo i nuovi vertici Acse, che bisogna dedicarsi concretamente alla raccolta differenziata. Emblematica la sequenza fotografica fatta in via Niglio. Un enorme cumulo di rifiuti misti ritirati, e un’ora dopo, in pieno giorno, c’era già chi aveva depositato spazzatura. Insomma, l’Acse avrà anche i suoi problemi, ma per tenere pulita la città occorre necessariamente dedicarsi alla raccolta differenziata, oramai ferma da anni poco sotto il 50%.