Di Adriano Falanga
A Scafati passa tutto, passano i sindaci, le giunte, i consiglieri, gli avvisi di garanzia, ma come per il film “Highlander, l’ultimo immortale”, ne resterà solo uno. Immacolata Di Saia è l’immortale di Palazzo Mayer: la più chiacchierata, la più contestata, la meno compresa, ma certamente l’unica che ancora oggi fa da ponte tra la gestione commissariale e le precedenti amministrazioni targate Pasquale Aliberti, finite nella bufera giudiziaria. Chiunque abbia provato a chiedere la sua testa, ha esattamente ricevuto il contrario. E’ la legge del Karma fatta persona, tutto ciò che le viene augurato ritorna al mittente. A chiedere le sue dimissioni furono già Giacinto Grandito, Sabato Cozzolino, Guglielmo D’Aniello, Cristoforo Salvati e Pasquale Coppola, o meglio la prima giunta Aliberti. Tutti lasciarono l’esecutivo non riuscendo a spuntarla contro la Di Saia. Nell’ultima consiliatura la sua “testa” fu chiesta dai dissidenti alibertiani, in cambio dell’appoggio sul voto di bilancio. Ma Aliberti ha preferito l’inciucio con Michele Raviotta, piuttosto che dare il benservito alla segretaria generale. Da sempre chiacchierata e attenzionata dalla magistratura, la professionista casertana è però molto nota anche per le sue indubbie competenze e capacità. Probabilmente una delle migliori professioniste del settore. Piglio deciso, mai collerosa ma anzi sempre sorridente e con spiccata verve ironica. E’ riuscita a farsi scivolare da dosso ogni accusa e attacco frontale, anche durante i consigli comunali. Come i gatti, Immacolata Di Saia sa cadere sempre in piedi. Con l’ex primo cittadino è unita non solo dal profondo rapporto di fiducia e amicizia, ma anche da diversi avvisi di garanzia, come quello per le false attestazioni di delibere di giunta, e in ultimo l’inchiesta della Procura antimafia che ha decimato l’amministrazione comunale. Nata ad Aversa nel 1962, la Di Saia è stata segretaria in comuni sciolti per camorra come Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano di Aversa, Trentola Ducenta e Battipaglia. Il suo ruolo oggi è in discussione, tanto per cambiare, e probabilmente potrebbe essere rimossa dall’incarico dal Prefetto Gerardina Basilicata già dalla settimana prossima. Ma anche no, considerato che la Basilicata si è già avvalsa della sua collaborazione in altri due comuni dove ha ricoperto il ruolo di commissario straordinario. Buono, cordiale e collaborativo anche il rapporto con la vice prefetto Maria De Angelis. Tutte e tre sono conterranee, di Aversa la segretaria, di Santa Maria a Vico la Prefetto, di Casagiove la De Angelis. Indipendentemente dalle pressioni delle forze politiche avverse alla precedente amministrazione, che pressano per l’azzeramento di ogni ruolo ed incarico, la decisione di rimuovere “l’highlander” di Palazzo Mayer spetta solo ed esclusivamente alla triade commissariale.
OLTRE UN MILIONE DI EURO IL COMPENSO DELLA SUPER SEGRETARIA
“L’empatia con il sindaco Pasquale è stata immediata, così come è avvenuto con i dipendenti comunali che mi hanno mostrato molta voglia di fare e una grande accoglienza. Il percorso cui andremo incontro, però, dovrà essere imboccato insieme, questo Comune dovrà lavorare in team. Alla classe politica, chiedo pertanto di capirmi, ai dipendenti di affiancarmi”. Queste le prime parole all’insediamento della dottoressa Immacolata Di Saia, nel corso del primo mandato sindacale di Pasquale Aliberti. La professionista aversana rilevò la poltrona da Lucia Petti, dopo la bufera tra quest’ultima e il neo sindaco di Forza Italia. “Sono sicuro che la mia scelta è stata giusta. Dal primo incontro avuto con lei, ho capito di potermi fidare delle sue competenze e di capire al volo le sue intenzioni per iniziare al meglio un rapporto fondato sulla collaborazione” le parole dell’ex primo cittadino. L’alta professionalità della dirigente è cosa nota, come del resto è cosa nota anche l’alta busta paga. Facendo due conti in tasca alla segretaria comunale, gli scafatesi hanno sborsato per la sua collaborazione oltre un milione di euro lordi. Questo perché fino al 1 novembre 2012 la professionista ha ricoperto contemporaneamente il ruolo di segretaria comunale e direttore generale. Due piccioni con una fava, ovviamente del tutto lecito. Sul sito dell’ente sono pubblicate le sue retribuzioni a partire dal 2010, manca il 2016 e chiaramente i mesi in corso del 2017. Nel 2010 la Di Saia ha percepito, al lordo, 79.386 euro più 78 mila come direttore generale. Nel 2011 quasi 117 mila euro come segretaria e 84.500 come dg. Nel 2012 quasi 107 mila euro più 74 mila circa come dg. Nel 2013 percepirà “solo” 88 mila euro. l’Ente risparmierà infatti lo stipendio di direttore generale, che per legge non è più previsto per i comuni al di sotto dei 100mila abitanti. La giunta revocherà l’incarico in fretta e furia alla Di Saia, senza aspettare la naturale scadenza. Una decisione presa più che altro sull’onda emozionale delle polemiche del tempo. La professionista di tutto punto prima sembra volersi dimettere, poi farà causa al comune di Scafati (pur restando a lavorare) per le spettanze non percepite: 100 mila la somma richiesta. Causa ancora in corso. Nel 2014, pur ricoprendo un solo ruolo, la Di Saia porta a casa comunque oltre 123 mila euro, frutto di 77.500 di retribuzione più 45.700 di indennità varie. Meglio va nel 2015, dove la retribuzione totale sale a circa 139 mila euro, frutto di quasi 100 mila di retribuzione più 39 mila di indennità varie. Volendo avere un metro di paragone, la dottoressa Valeria Rubino, segretaria del comune di Nocera Inferiore, nel 2015 ha portato a casa circa 77 mila euro.
Il NON RAPPORTO CON COPPOLA E L’ABBRACCIO CON ALIBERTI
Da assessore fino al 2013 e da presidente del consiglio comunale fino allo scioglimento, Pasquale Coppola non ha mai avuto feeling con Immacolata Di Saia. Anzi, più volte ha chiesto la sua rimozione e tra i due vi è anche in sospeso una querela sporta dalla segretaria per un presunto spintone avvenuto durante la concitata fase della decadenza di Pasquale Aliberti, negli uffici comunali. Non si sono mai amati i due, e non l’hanno mai nascosto. “Per noi non c’era mai, arrivava in comune solo nel pomeriggio e si interfacciava unicamente con il sindaco – ricorda Coppola oggi – in Consiglio Comunale doveva assistere me, ma la segretaria si preoccupava più di dialogare con Aliberti. In tutto ciò che è successo, ha anche lei la sua fetta di responsabilità amministrativa”. Non nasconde di aver chiesto più volte la sua rimozione all’ex sindaco: “ma puntualmente Aliberti rimuoveva o allontanava chi lo richiedeva”. Al contrario, con l’ex primo cittadino fu amore a prima vista. Aliberti non ha mai nascosto il forte legame, anche umano, che li legava. Nel suo libro “Passione e Tradimenti”, in un capitolo intitolato “Sono un camorrista?” l’ex sindaco ripercorre un episodio difficile. Erano i tempi dell’inchiesta Over Line (poi archiviata) e su Palazzo Mayer, la segretaria soprattutto, era piena tempesta. “Ero alle strette: mi avevano chiesto di agire allontanandola, altrimenti, come gli altri, sarebbero stati i rimanenti assessori ad andarsene, proprio alla vigilia delle elezioni – scrive Aliberti – Abbassai lo sguardo e le dissi: “Se non vai via continueranno a massacrarci. Non possiamo permettercelo, qui rischiamo di perdere le elezioni”. Sapevo che la stavo colpendo dritto al cuore e quasi per difendermi da quella che pensavo potesse essere una sua reazione, feci due passi avanti e l’abbracciai. Lei rimase immobile, di ghiaccio, ferma con le braccia lungo i fianchi, senza muoversi. Solo quando mi staccai da quell’abbraccio mi disse: “Ti capisco ma stai facendo un errore. Se mi chiedi di andare via penseranno che hanno ragione. Sarà ancora peggio per te. Per me sarebbe ovviamente un danno di immagine, dopo tutto quello che ho dovuto subire sui giornali per inchieste in cui non ho alcuna responsabilità. Al mio curriculum dovrei aggiungere anche di essere stata cacciata da un sindaco nel corso del suo mandato. No, questo non lo faccio. Cacciami pure ma io non vado via spontaneamente”. La Di Saia è sempre stata tacciata di essere legata all’ex deputato forzista Nicola Cosentino, che l’avrebbe sponsorizzata. Nel libro Aliberti rivela: “quando successivamente ebbi modo di parlare della dott.ssa Di Saia con l’on. Nicola Cosentino, che confermò di conoscerla dai tempi dell’università, lui mi confidò che mai me l’avrebbe consigliata come segretaria del comune, perché ne conosceva le abitudini di vita, ossia il fatto che era solita arrivare molto tardi al lavoro, cosa difficile da gestire per un sindaco al primo mandato, che avrebbe avuto sicuramente bisogno di una presenza più costante”.