Di Adriano Falanga
“Ognuno senta sulle sue spalle la responsabilità del ruolo, il momento difficile che vive la politica e il Paese, ognuno dia il meglio di sé nel solo ed esclusivo interesse della Città”. Così Pasquale Aliberti, nel comunicare alla città le nuove deleghe assessoriali. In realtà, di nuovo non c’è nulla, anzi, è tutto molto più simile alla vecchia giunta, ma a quella antecedente la fase decadenza. Raffaele Sicignano, che si era dimesso in forte polemica con la sua squadra consiliare, accusandoli di inerzia riguardo alla discussione sul voto al bilancio, non solo conserva la delega alle Finanze, ma viene “premiato” con la vecchia “Manutenzione”, che Aliberti aveva tenuto per se in questi mesi. Resta ancora in sospeso il taglio alle retribuzioni del 20%, così come Sicignano aveva chiesto. Una clausola, a dire il vero, che doveva essere rispettata prima del ritorno nell’esecutivo, assieme all’impegno di comporre giunta a sei. Probabilmente il tutto è rimandato alla prima riunione di Giunta. “L’assessorato e più in generale ogni ruolo politico, vuole impegno e dedizione. Bisogna dialogare con la Città, cittadini, imprenditori e commercianti, ascoltare le loro difficoltà. La politica deve accorciare le distanze tra il Palazzo comunale e le persone” è il buon auspicio di Pasquale Aliberti. Unico assessore ad andare via è stato Antonio Pignataro, che lascia le deleghe a Commercio e Personale. Esecutivo ridotto a sei, confermato Giancarlo Fele ai Lavori Pubblici, lo stesso tiene anche il vice sindacato. Nicola Acanfora conserva l’Urbanistica e acquisisce pure la Polizia Municipale. Quest’ultima è stata tolta a Diego Chirico (che pure aveva avuto un pesante scontro con il comandante dei caschi bianchi Alfredo D’Ambruoso). Chirico conserva Sport e prende pure il Personale. Antonio Fogliame resta a Cultura, Informatizzazione e Patrimonio. Raffaele Sicignano continuerà ad occuparsi di Bilancio, Cimitero e Manutenzione mentre l’unica quota rosa Annalisa Pisacane (foto in basso), seguirà la Pubblica Istruzione e le Politiche Giovanili.
QUOTE ROSA, C’E’ LA RINUNCIA?
Secondo la legge Delrio, meglio nota come “quote rosa”, giunte comunali e cda delle partecipate hanno l’obbligo di rappresentanza di genere nella misura minima del 40% a favore del sesso femminile. Nel caso di Scafati, l’attuale giunta a sei dovrebbe quindi avere 2 assessori donne, e non una. La questione è stata già affrontata nell’ultima rimodulazione, quando entrò Nicola Acanfora e sulla quale pende il giudizio del Tar, dietro esposto presentato dall’avvocato e consigliere comunale Mario Santocchio, in rappresentanza di alcune cittadine scafatesi. Il ricorso fu respinto nella fase di urgenza con queste motivazioni: «Considerato che, in sede di prima delibazione, non sussistono i presupposti per la concessione dell’invocata cautela, in quanto, nella comparazione dei contrapposti interessi, appare prevalente quello sotteso alla continuità della funzione giuntale, impregiudicata ogni decisione in rito e nel merito». L’avvocato Gennaro Maione, a difesa dell’ente e delle scelte del primo cittadino, presentò un documento in cui si attestava un’avvenuta ricognizione pubblica tra figure individuate dal sindaco al fine di attestare la volontà non realizzabile di trovare nella società civile una figura femminile che potesse sostituire l’attuale assessore Acanfora. Dal documento presentato a difesa dell’Ente si attestava che nella ricognizione effettuata nessuna delle 26 persone interpellate avesse voluto ricoprire il ruolo di assessore al commercio e alla pubblica istruzione. E la storia si dovrà ripetere anche oggi, Aliberti dovrà infatti dimostrare che non esiste donna disponibile ad occuparsi di bilancio e manutenzione, sia tra le consiglieri comunali che tra la società civile. Quindi, se Daniela Ugliano oggi siede all’opposizione, toccherà a Brigida Marra, Teresa Formisano e Carmela Berritto sottoscrivere un atto di rinuncia a sedere nell’esecutivo. Improbabile, ma non impossibile, per Pasquale Aliberti.