Scafati. Fotoreportage e 18 articoli sul blitz contro Aliberti e la Paolino. Tutti i retroscena - Le Cronache
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Scafati. Fotoreportage e 18 articoli sul blitz contro Aliberti e la Paolino. Tutti i retroscena

Scafati. Fotoreportage e 18 articoli sul blitz contro Aliberti e la Paolino. Tutti i retroscena

Il reportage completo di Le Cronache in edicola oggi in 18 articoli e un fotoracconto

 

 

 

 

Il fotoracconto del blitz

1 blitzscafati1         1 Dia alla casa del sindaco 2 bloccate le strade di accesso 3 bloccate le strade di accesso 3 carabinieri nella piazza davanti al municipio ingresso della dia al copmune IMG-20150918-WA0031 l'arrivo di montemurro l'ingresso della Dia IMG-20150918-WA0030

 

Gli indagati

Il sindaco Pasquale Aliberti e la moglie, il consigliere regionale e presidente della commissione anticamorra della Regione Campania, Monica Paolino

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il fratello Nello Aliberti e lo staffista Giovanni Cozzolino

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La segretaria generale del Comune, Immacolata Di Saia

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GLI ARTICOLI

1) Scambio elettorale politico mafioso: indagati Aliberti e la moglie Paolino

Perquisiti l’abitazione e gli uffici del primo cittadino scafatese e della moglie, presidente della commissione anticamorra della Regione. Sott’inchiesta della Dda di Salerno anche il freatello Nello Aliberti, lo staffista Giovanni Cozzolino, la segretaria comunale Di Saia. Il contributo di una collaboratrice di giustizia.

L’indagine verte su appalti e incarichi ai dirigenti. Inchiesta partita dopo una bomba al consigliere di opposizione D’Alessandro

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SCAFATI. Sono le 6,10 di mattina quando la Dia di Salerno si ritrova in via Aquino per andare a bussare alla porta della famiglia Aliberti. L’allarme della splendida villa interrompe i sogni e i progetti quotidiani del 44enne sindaco Angelo Pasqualino Aliberti e di sua moglie, la 43enne consigliere regionale Monica Paolino. Alla porta uomini in divisa e con le pettorine con in mano un “Un avviso di garanzia” e un decreto di perquisizione per la casa dei due  politici scafatesi e i loro rispettivi uffici. Fuori dalla villa decine di agenti della Dia, i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore coordinati dal maggiore Enrico Calandro e il capitano Michele Avagnale (entrambi presenti in borghese) e anche auto di servizio dei carabinieri di Scafati alla guida del tenente Saverio Cappelluti. Lo stesso avviso di garanzia e lo stesso decreto li riceve anche il 40enne fratello del sindaco, Aniello Aliberti (detto Nello): è indagato in qualità di amministratore unico della società “Max service srl” operante nel settore della consulenza aziendale e sicurezza dei luoghi di lavoro. Associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, concussione, corruzione e abuso d’ufficio sono i reati ipotizzati a vario titolo per cinque persone. Un presunto sistema criminoso che avrebbe usato i metodi tipici della criminalità organizzata per ottenere favori e consensi elettorali, secondo la Dda. Oltre al sindaco di Scafati, la moglie Monica Paolino, consigliere regionale della Campania e presidente della commissione regionale anticamorra e beni confiscati (sott’inchiesta solo per scambio pelettorale politico mafioso), indagata anche la 53enne segretaria generale del Comune, Immacolata Di Saia. La professionista è considerata dagli inquirenti il trade union tra Aliberti e l’ex leader Fi, Nicola Cosentino, attualmente arrestato per camorra. I carabinieri infatti hanno perquisito anche l’abitazione della Di Saia ad Aversa così come quella a corso Trieste a Scafati di Giovanni Cozzolino, staffista del sindaco Aliberti. Sono tutti nel mirino della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. E’ stato proprio il pm della Dda di Salerno, Vincenzo Montemurro a tirare quel filo sottile che legherebbe la camorra, l’imprenditoria e tutti i livelli della vita politico-amministrativa. Una sorta di disegno complesso fatto di legami e rapporti che hanno tre cose in comune: soldi pubblici, vantaggi ingiusti e voti.
Dopo circa un’ora di perquisizione nelle abitazioni, i militari hanno lasciato i coniugi ad accompagnare i figli a scuola (ma con la presenza di militari in borghese) e poi li hanno accompagnati nei rispettivi uffici. Infatti le perquisizioni sono state estese al comune di Scafati e all’isola F13 della Regione Campania. In particolare, presso il Comune di Scafati è stato eseguito un decreto di sequestro di documentazione relativa all’aggiudicazione di appalti pubblici tra cui quello relativo alla realizzazione del polo scolastico comunale di via Oberdan dell’importo di circa 6 milioni di euro, al conferimento di incarichi a tempo determinato ai dirigenti dell’Ente e alle determine inerenti i lavori di riqualificazione urbanistica e stradale presso il medesimo consesso amministrativo. Le indagini, sarebbero state avviate a seguito dell’esplosione di un ordigno rudimentale avvenuta a Scafati il primo novembre 2014 davanti all’abitazione dei coniugi Cuomo-D’Alessandro, rispettivamente cognato e sorella dell’avvocato Vittorio D’Alessandro. Il consigliere comunale di minoranza del Comune di Scafati aveva presentato il suo forte dissenso rispetto al polo e alla gestione dell’appalto e quindi si era beccato la bomba carta.
Grazie alla dichiarazione di una collaboratrice di giustizia ed alle indagini, è stato possibile focalizzare l’attenzione sull’aggiudicazione di alcuni appalti pubblici , che gli inquirenti ipotizzano sia illegittima
L’inchiesta resta aperta e potrebbe trascinare con sé numerose gare d’appalto nell’ambito del Piu Europa e dei fondi regionali.                                 Valeria Cozzolino

 

2) Palazzo Mayer vuoto e sgomento. Perquisite anche l’ex manifatture

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SCAFATI. Palazzo Meyer blindato per diverse ore. Le perquisizioni sono state effettuate nell’ufficio di segreteria, ufficio del sindaco, ufficio del personale, gabinetto del sindaco, ufficio gare e contratti nell’ex manifattura di via Diaz.
Già diverse volte la Dia e i carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore avevano effettuato diversi accessi a Palazzo Meyer su appalti di diverso genere.
Solo sul polo scolastico tra gennaio ad oggi sono stati effettuate numerose acquisizioni di atti.

 

3) Polo scolastisco e il rischio della grande incompiuta

Al centro dell’inchiesta. L’opera doveva essere conclusa e rendicontata entro dicembre prossimo dalla Tyche, obiettivo che sembra irraggiungibile

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SCAFATI. Polo Scolastico l’opera incompiuta. Anche l’appalto milionario del Polo Scolastico di via Oberdan sarebbe finito nelle mira  della Direzioni Investigativa Antimafia, nel blitz di ieri che ha visto coinvolti il  sindaco di Scafati  e la consorte consigliere regionale.  L’appalto da nove milioni di euro fu vinto dalla ditta “Tyche” in seguito ad una gara svolta dal Provveditorato alle Opere Pubbliche e aggiudicata alla ditta scafatese Tyche con un ribasso di circa il 40 % nel 2013 . Tutto l’importo dei lavori, circa sette milioni di euro, era completamente finanziato con i fondi PIU Europa , soldi di cui la città di Scafati in pochi anni ha beneficiato per una cifra complessiva vicino ai 50 milioni di euro. Dopo varie peripezie, tra progetti visti e rivisti, validati e invalidati, finalmente, nel luglio 2014, partirono i lavori di quella che doveva essere un’opera che avrebbe dovuto accogliere migliaia di studenti della zona . Già nel 2014, il gruppo di Fratelli D’Italia in consiglio comunale chiese chiarimenti sui legami tra l’amministrazione Aliberti e la ditta Tyche dello scafatese Andrea Vaiano, proprietario anche di una squadra di calcio che sarebbe molto vicina alla famiglia Aliberti. Tra esposti sul mancato rispetto delle distanze dal Rio Sguazzatoio e problemi di natura tecnica, l’opera è proseguita sino a dicembre scorso. In quel mese fu pagato il primo acconto  alla ditta di circa 760 mila euro. Da allora i lavori si fermarono  ed è iniziato un contenzioso tra la ditta e l’Ente. La Tyche, a suo dire, avrebbe abbandonato il cantiere per il ritrovamento, durante gli scavi, di materiali di risulta non previsti e prevedibili,materiali il cui smaltimento non rientrava nel capitolato d’appalto. Il Comune, da parte sua, sosteneva  che lo smaltimento dei materiali era di competenza della ditta. Nel periodo di contenzioso si sono “inseriti” i carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, che, avendo verificato la presenza nel cantiere di via Oberdan di materiale stoccato senza autorizzazioni per più dei tre mesi concessi dalla legge, a marzo scorso, ha sequestrato il cantiere. Solo a luglio, a seguito delle richieste del Comune, fu dissequestrato il cantiere per 90 giorni , periodo in cui Palazzo Mayer avrebbe dovuto provvedere ad una gara per affidare lo smaltimento del materiale di risulta e la bonifica dell’area, gara svoltasi all’inizio di questo mese che ha visto vincitrice una ditta di Baronissi con un importo di circa 270 mila euro a fronte del milione e duecento mila euro richiesto dalla ditta Tyche al Comune per continuare l’opera.
I lavori di bonifica ancora devono cominciare, e il polo scolastico deve essere terminato e rendicontato entro dicembre di quest’anno, ora si spera in una proroga dei finanziamenti altrimenti si tratterebbe della più grande incompiuta della storia di Scafati.
Gennaro Avagnano

 

4) Il pm della Dda Vincenzo Montemurro sul posto

Il magistrato ha seguito da vicino le perquisizioni

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SCAFATI. Erano le 9 in punto quando a sirene spiegate il pm della Dda di Salerno, Vincenzo Montemurro (nella foto mentre esce dal Comune) è arrivato in via Pietro Melchiade a Scafati raggiungendo i militari del reparto territoriale di Nocera Inferiore e gli agenti della Dia che da circa trenta minuti erano arrivati insieme a sindaco e Di Saia a perquisire gli uffici comunali. Circondato da giornalisti e da carabinieri, Montemurro ha suscitato la curiosità dei presenti che hanno capito che la questione al comune, stavolta, “era seria”. Il pm ha attirato su di sé e sull’inchiesta della Procura di Salerno- che svela gli intrecci tra la politica scafatese e la camorra – le attenzioni che il primo cittadino Pasquale Aliberti aveva provato a spostare ieri mattina su un’iniziativa. Infatti il sindaco avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa sullo sportello anti-racket promosso insieme all’associazione Alilacco di Amleto Frosi. Una nota stampa ufficiale alle 10 circa ha solo specificato che la conferenza sarebbe stata rinviata. Ieri, sentir parlare di legalità da Aliberti, sarebbe stato paradossale

 

5) La città sgomenta

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In molti si sono chiesti cosa ci facessero quelle auto all’interno della proprietà degli Aliberti, in via Aquino alle prime luci dell’alba. Poi sono arrivati i primi fotografi, e una pattuglia dei Carabinieri ferma all’incrocio con via Passanti. Tra lo stupore e l’incredulità la città si è svegliata alla notizia, rimbalzata velocemente sul web, del blitz della Dia. “Normali controlli, come accadono spesso del resto” mormora un avventore di un bar nei pressi di Palazzo Mayer quando poi, a sirene spiegate, arriva il Pm della Dda Vincenzo Montemurro assieme a diverse pattuglie dell’arma dei Carabinieri. E lo stesso accade agli uffici amministrativi nella vecchia Manifattura dei Tabacchi. Si capisce che la questione è molto più seria e articolata, rispetto ai consueti controlli della Guardia di Finanza effettuati tempo addietro. L’accusa è di quelle pesanti, gravi, che possono minare la figura istituzionale di un eletto, ma anche danneggiare gravemente l’immagine di una città intera. La gente commenta poco, è alla ricerca smaniosa di una notizia certa su internet. Telefona “hai sentito? Sarà vero?”, ma c’è anche chi prende le difese a prescindere: “Il sindaco, sono sicuro, smonterà ogni accusa”. Come sempre capita, c’è colui che: “eh, ma io lo sapevo”. Tutto da accertare ovviamente, ma la città appare scossa, affamata di conoscere la verità, di capire cosa c’è dietro quelle gravi accuse. L’operazione è stata vistosa, e tra i corridoi di Palazzo Mayer l’atmosfera è cupa, di sgomento. C’è attesa, le voci sono basse e più che commenti, si odono in giro solo mormorii. Su internet girano decine di link, ma non si accompagnano a commenti. In casi come questi la faziosità politica è accantonata, il desiderio è solo di apprendere, al più presto possibile, la verità. “Al di là dell’ appartenenza politica di ognuno di noi, situazioni così non giovano all’immagine della nostra città e di tutti noi scafatesi. Rispetto per il sindaco e per questa situazione. Auguriamoci solo che sia tutto fumo, per il bene del sindaco, di noi cittadini e di tutta Scafati”, è quanto scrive, saggiamente, Melania.

Adriano Falanga

 

6) Le opposizioni: «Una vicenda gravissima»

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SCAFATI. “É una vicenda gravissima della storia politica della città, confidiamo nello stato di diritto ma siamo preoccupati della città onesta che ha bisogno di legalità e sicurezza per progredire nello sviluppo e nella libertà”. Così Cristoforo Salvati, capogruppo Fratelli D’Italia. Dal Pd preferisce aspettare gli sviluppi dell’indagine Marco Cucurachi, mentre si dice molto preoccupato per la città il capogruppo Vittorio D’Alessandro. Chiede l’invio di una commissione d’accesso al Comune Francesco Carotenuto, di Scafati Arancione. “L’umiliazione che la città sta subendo in queste ore credo mortifichi l’orgoglio delle persone e di quanti hanno provato un nodo alla gola dopo gli ultimi servizi mandati in onda dai media, anche e soprattutto nazionali – le parole dell’attivista di centrosinistra – ed è proprio alla luce di questi ultimi e gravi fatti che stiamo seriamente valutando di scrivere al Prefettto e richiedere, se ci sono gli elementi, l’invio di una commissione d’accesso per fare luce sulla vicenda”.
(a.f.)

7)  Matrimonio a Palazzo Mayer, ma arrivano i carabinieri

La curiosità.   Solo alle 12 la coppia ha celebrato le nozze in un clima surreale

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Grande curiosità ha suscitato la coincidenza tra il blitz della DIA al Comune di Scafati e la contemporanea cerimonia di un matrimonio a Palazzo Mayer. Ilarità e ironia per il tappeto blu che sembrava essere messo alle porte del Comune per accogliere gli uomini della DIA e non gli sposi. Gli sposi sono arrivati con forte ritardo e i presenti invitati al matrimonio avevano anche ipotizzato una sospensione forse per il disagio. Alla fine  la coppia ė arrivata verso le ore 12 e il Sindaco ha celebrato le nozze. Una mattinata quella di Aliberti che è passata repentinamente dalla visita della DIA alla celebrazione di un matrimonio , ore che non dimenticheranno facilmente né il Sindaco, né gli sposi, né tanto meno la  cittadinanza.
Gennaro Avagnano

8) La quota rosa di Cosentino a Scafati
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Immacolata Di Saia è la discussa segretaria comunale. Il caso Overline

Il dirigente è più volte citato nell’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, Maria Vittoria Foschini, nei confronti di Michele Zagaria, boss dei Casalesi

 

Un triangolo tra politica, camorra e potere amministrativo. Abuso di potere, nel caso di Immacolata Di Saia. La discussa segretaria comunale, originaria di Aversa e lì residente, era arrivata a Scafati insieme al sindaco Pasquale Aliberti ed alla sua amministrazione. Subito era stato chiaro che oltre al brillante curriculum, aveva anche un pugno d ferro. Le opposizioni ben presto la identificarono come il potere occulto, il legame tra Nicola Cosentino e Pasquale Aliberti. Dal caso “Overline” smascherato da un’inchiesta giornalistica eccellente, tutto sembrò più chiaro anche al Pd di Rosaria Capacchione.

Tutto risale all’appalto sui rifiuti affidato in maniera “sospetta” alla ditta di Antonio Fontana, già interdetto dall’antimafia. Poi il legame con i casalesi. La segretaria comunale Di Saia era spuntata fuori come un fungo: negli ultimi anni ha avuto incarichi di responsabilità in alcuni comuni del casertano tra i quali Casapesenna, San Cipriano di Aversa e Casal di Principe, oltre che del salernitano come Battipaglia, tutti sciolti per infiltrazioni camorristiche. La stessa Di Saia è più volte citata nell’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Maria Vittoria Foschini, nei confronti di Michele Zagaria, boss dei Casalesi, arrestato a Casapesenna il 7 dicembre 2011, dell’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria e di un consigliere dello stesso Comune, Luigi Amato, il 7 febbraio 2012.

Dal quadro investigativo relativo a questa indagine è emerso che nel febbraio 2009 l’ex sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, in carica quale vicesindaco, promosse le dimissioni collettive di 13 consiglieri al fine di sciogliere il consiglio comunale, determinando la caduta del suo successore, il sindaco Giovanni Zara, e aprendo così la strada alla sua rielezione a sindaco, avvenuta nello stesso anno 2009, all’interno di un quadro intimidatorio promosso dal clan di Michele Zagaria, finalizzato al controllo mafioso delle attività amministrative. La segretaria generale Di Saia viene ritenuta dagli inquirenti persona vicina al sindaco arrestato per camorra Fortunato Zagaria. Inoltre la stessa segretaria, avrebbe – secondo la senatrice ‘rogato’ un contratto di appalto per 18 milioni di euro per la Stu Scafati Sviluppo, con un compenso di sedicimila euro. Il contratto sarebbe, secondo la senatrice nullo, vietato dalla normativa vigente e dalla prassi dei segretari comunali. Ma vi è di più. La segretaria Di Saia avrebbe avallato atti dichiarati illegittimi dai tribunali e dall’autorità di vigilanza, assecondando l’amministrazione creativa del sindaco di Forza Italia Pasquale Aliberti. Sempre lei è a processo per un concorso truccato a Scafati e per le “giunte fantasma” di cui è accusata insieme ad Aliberti. La segretaria, più volte contestata anche dalla minoranza politica scafatese, è coinvolta in alcuni procedimenti penali: uno per le delibere di giunta cosiddette false e l’altro per i concorsi truccati al comune di Scafati. La stessa segretaria che aveva citato – dinanzi al Tribunale del lavoro – lo stesso Ente che dirige come segretaria comunale chiedendo centomila e 511 euro per indennità di trasferta quando rivestiva l’incarico di dirigente generale. Per un periodo infatti, Immacolata Di Saia – residente in Provincia di Caserta – era contemporaneamente Dirigente generale e segretaria comunale a Scafati, questo fino a quando il sindaco non dovette revocarle il costoso incarico. Per la parlamentare Capacchione era opportuno verificare, attraverso i canali istituzionali l’attività amministrativa di Scafati e l’accesso di una commissione che accerti l’esistenza di legami tra gli organi istituzionali e elementi della criminalità organizzata. Una tesi che oggi, dopo battaglie giornalistiche prima e politiche poi, viene in parte confermata ed arricchita dalla Dda che ha identificato in Immacolata Di Saia il braccio destro di Pasquale Aliberti, la mente del suo rapporto con Nicola Cosentino. Attraverso le sue firme negli appalti e il suo sì venivano contattate e accontentate ditte, secondo le accuse del pm Montemurro. Un mosaico ancora da completare, tassello dopo tassello per un’inchiesta che va avanti oramai da più di due anni.

 

9)  Aliberti, il suo inizio come giornalista. Poi diventa forzista

Il personaggio. Sindaco a Scafati nel 2008 e nel 2013. Ora la decadenza per cercare il terzo mandato

SCAFATI. Pasquale Aliberti è l’uomo forte di Forza Italia in provincia di Salerno.  I primi anni ’90 si fa conoscere per la sua attività di giornalista sull’emittente televisiva locale Canale 3, dove conduce programmi di approfondimento politico. Contrasta fortemente la Democrazia Cristiana, che portò la città al commissariamento dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel marzo 1993. Aderisce a Forza Italia, nel 1994., viene eletto Consigliere  Comunale nel 94 e nel 2003. È Sindaco di Scafati nel 2008 e poi ancora nel 2013, presentandosi sempre  con una coalizione a guida PDL-Forza Italia.  È componente dell’ufficio nazionale di presidenza A.N.C.I. (Associazione Nazionale  Comuni Italiani) dal 2011. La sua biografia è stata raccolta nel libro “Passione e Tradimenti”, scritto di suo pugno, dove è raccontata la sua passione per la politica, dall’adesione a Forza Italia, agli amici di sempre, tra cui, appunto, Giovanni Cozzolino. Dalla rottura con l’area di Edmondo Cirielli, al legame con Mara Carfagna. Nel 2010, grazie alla legge sulle quote rosa e alla doppia preferenza di genere, riesce a candidare e far eleggere la moglie Monica Paolino. Una decisione che spaccò il partito, e provocò la rottura con il suo ex braccio destro, l’avvocato Mario Santocchio, che da coordinatore cittadino del partito lo indicò quale candidato sindaco nel 2008. Santocchio vide sfumare il suo desiderio di arrivare in Regione e approdò alla corte di Edmondo Cirielli, arrivando alla guida del Cstp. Da allora tra i due è una guerra politica aperta, e continua. Santocchio  ha trascinato la giunta Aliberti attuale davanti al Tar, perché non rispetterebbe la legge sulle quote rosa. Monica Paolino è stata rieletta, prima della lista e unica di Forza Italia a Salerno,  alle regionali del 2015, finendo però all’opposizione di Enzo De Luca. E’ stata eletta presidente della commissione regionale antimafia. Da pochi giorni Pasquale Aliberti ha avviato un procedimento che lo porterà alla sua decadenza da sindaco prima della metà del suo mandato, questo per potersi ricandidare per il terzo mandato consecutivo, con una nuova coalizione che, stando alle indiscrezioni, sarebbe composta da almeno 8 liste. Il primo cittadino avrebbe fatto ricorso al Tar contro un diniego amministrativo del Comune nei suoi riguardi: una Scia negata per la costruzione di una tettoia nella sua proprietà. Un’azione che lo renderebbe in conflitto con la sua posizione istituzionale. Un “sotterfugio” legale che l’opposizione ha definito come un “abuso della legge sull’incompatibilità” mentre il capogruppo Pdl Pasquale Vitiello, dissidente di maggioranza, ha parlato di “vile stratagemma” per evitare le dimissioni.
Gianfranco Pecoraro

10)La reazione: coniugi Aliberti sereni

SCAFATI. Aliberti Sereno, Paolino rammaricata. In un comunicato stampa del Comune di Scafati il sindaco Pasquale Aliberti fa sapere: «Il Primo Cittadino, stante anche la correttezza del personale operante, si è mostrato molto disponibile offrendo tutte le spiegazioni necessarie relative ai documenti rinvenuti. E’ stata ritirata presso il Comune la documentazione relativa ad alcuni appalti ma si tratta di carte di poca rilevanza che gli inquirenti hanno comunque ritenuto dover acquisire. Il dott. Pasquale Aliberti è pertanto sereno, mostrandosi, sin da ora, disponibile ad offrire alla magistratura tutti i chiarimenti che dovessero essere necessari ed utili alle indagini».
In un comunicato il presidente Monica Poalino scrive: «Stamattina, avendo ricevuto una perquisizione domiciliare e presso il mio ufficio in Consiglio Regionale, ho appreso con immenso rammarico e stupore di essere indagata per reati relativi a fatti di cui non sono assolutamente a conoscenza. Sono comunque serena e rimango fiduciosa nell’operato della magistratura».

 

11) Le altre accuse

E’ a processo per un concorso truccato a Scafati e per le “giunte fantasma” di cui è accusata insieme ad Aliberti. La stessa segretaria  aveva citato – dinanzi al Tribunale del lavoro – lo stesso Ente che dirige come segretaria comunale chiedendo centomila e 511 euro per indennità di trasferta

12) Paolino: voto di scambio. Mafioso
Questa è l’ipotesi di reato a suo carico avanzata dal pm Vincenzo Montemurro

Nel corso delle perquisizioni sequestrati i documenti relativi alle ultime nomine fatte.  All’attenzione della Procura di Salerno anche una serie di consulenze ed incarichi e alcuni appalti “politicamente” seguiti dalla consigliera

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SCAFATI. “Una grande squadra”: questa la forza politica di Monica Paolino Aliberti che le ha assicurato lo scranno in consiglio regionale. Non una volta, ma due. Lei stessa, nel corso della campagna elettorale per le elezioni del 2015, aveva detto che proprio la “forza della sua squadra” le aveva permesso quel risultato alle regionali. Nel 2010 la stessa Paolino, neofita della politica, si era candidata in Forza Italia ottenendo quasi 17mila voti. Secondo la Dda di Salerno però quella squadra non ha agito secondo la legge. La sua forza elettorale proveniva dal “voto di scambio di stampo mafioso”. Questa è l’ipotesi di reato a suo carico avanzata dal pm Vincenzo Montemurro della Dda di Salerno. Proprio lei che qualche mese fa era stata eletta tra le polemiche, presidente della commissione Antimafia in Regione Campania. La donna, eletta consigliera regionale nella lista di Forza Italia lo scorso maggio con 13mila voti circa, ha ricevuto ieri mattina all’alba l’avviso di garanzia in cui figura la grave ipotesi di reato e per lei sono subito state chieste le dimissioni da quel ruolo che dovrebbe garantire la totale estraneità rispetto ad episodi di cui invece la consigliera è accusata. Dopo le perquisizioni nella sua abitazione di via Aquino 12 a Scafati, i militari del reparto territoriale e gli agenti della Dda hanno anche dato il via alle perquisizioni nell’ufficio di Paolino, all’isola F13 del centro direzionale di Napoli, dove ha sede il consiglio regionale.  Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati i documenti relativi alle ultime nomine fatte dalla consigliera nel suo ufficio di staff. In questi giorni infatti erano stati scelti l’addetto stampa e due collaboratori. Ma non solo, all’attenzione della Procura di Salerno anche una serie di consulenze ed incarichi, nonché alcuni appalti “politicamente” seguiti dalla consigliera. Era la Paolino ad assicurare – secondo le accuse – alcuni aiuti a determinate ditte in cambio di voti. Consensi che le hanno permesso ottimi risultati elettorali, secondo la Dda. Nel 2010 era arrivata quarta in Forza Italia Salerno e prima dei non eletti. L’arresto di Alberico Gambino (ex sindaco di Pagani) le permise di entrare in consiglio regionale. Il giorno dell’arresto di Gambino, fu festa a Palazzo Meyer perchè “Lady Aliberti” finalmente aveva raggiunto l’obiettivo. Nel 2015 i voti si sono ridotti ma lei, stavolta, è stata la prima eletta: il suo consenso lampo ha insospettito la Dda che quindi ha iniziato ad indagare nella sua vita politica e non solo. Ieri, l’ascesa politica della Paolino ha subito una dura e discussa frenata.

(c.v.)

13) Gli aiuti alle ditte

Era la Paolino ad assicurare – secondo le accuse – alcuni aiuti a determinate ditte in cambio di voti.
Dopo le perquisizioni nella sua abitazione di via Aquino 12 a Scafati, i militari del reparto territoriale e gli agenti della Dda hanno anche dato il via alle perquisizioni nell’ufficio di Monica Paolino, all’isola F13 del centro direzionale di Napoli.

 

14) Cozzolino, da Bottoni ad Aliberti

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SCAFATI. A raccontare chi è e cosa significa per lui Giovanni Cozzolino è proprio Pasquale Aliberti nel suo libro “Passioni e tradimenti”. Il 50enne Cozzolino è un ex “comunista nel dna” prima legato al sindaco Francesco Bottoni e poi, clamorosamente, passato con Pasquale Aliberti nel corso del mandato dell’ex primo cittadino Pd. Giovanni Cozzolino dal 2008 era nello staff del sindaco per chiamata diretta del primo cittadino a seguito di una delibera di Giunta. Era inquadrato come collaboratore amministrativo, con compiti non meglio chiariti. Lui era il “tuttofare” che adempiva a vari compiti per conto dei fratelli Aliberti, secondo la Dda è tra gli indagati nell’inchiesta che svela i legami tra politica e camorra.
Già in passato una professionista dello staff del sindaco era stata indagata e per i concorsi truccati. Ma mai la parola camorra era venuta fuori. Aliberti di Giovanni Cozzolino, però, dice di fidarsi ciecamente e racconta di quando lo scelse. «Avevo bisogno di qualcuno che fosse capace di tessere la tela, di abbassare i toni della discussione, di parlare con la politica, con i dipendenti e con la gente davanti al bar e sui marciapiedi -afferma  aliberti- Giovanni non era un guru, non era un laureato, non era un politico: era semplicemente un operaio in cassa integrazione da un decennio; lavorava la mattina presto, si svegliava alle 5 per costruire gabbie per topi e avere il resto della giornata da spendere davanti al bar». E ora nella trappola ci sarebbe finito lui per colpa del suo fedelissimo amico.

15) Nello, fratello del sindaco, e la societàdi consulenza

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Scafati. Una testa calda, secondo alcuni. Un brutto carattere, secondo altri. Nello Aliberti è molto conosciuto in città per due motivi: il primo è perché è il fratello del sindaco Pasquale Aliberti. Il secondo è perché era stato sposato con la nipote di Pasquale Galasso, l’ex boss poi pentito e inserito nel programma di protezione testimoni. Fino al 2012, la sua carriera era sempre stata all’ombra di “Pasquale” Aliberti. Suo fratello, brillante e molto affabile è sempre stato una sorta di interfaccia per lui con il mondo a cui Nello non aveva potuto accedere in quanto non era diventato ad esempio medico o politico come il primogenito di casa Aliberti. Poi, nel 2013, la svolta: Nello Aliberti inizia a portare avanti in pratica da solo la “bottega” di famiglia. E’ lui da quell’anno l’amministratore unico di “Max Service” in via Aquino 10 a Scafati. La società di consulenza è la sua nuova creatura: un contenitore di servizi che riesce ad avere incarichi in tutte le aziende dell’Agro nocerino più note. Un vero e proprio successo che gli consentono una vita agiata tra barche e serate mondane opportunamente pubblicate nella continua galleria fotografica di Aliberti Jr. Nemmeno ieri, è riuscito a far a meno di una delle sue iniziative e ha brindato alla sua amicizia con Giovanni Cozzolino (anche lui coinvolto nel blitz di ieri). Poco importa se hanno brindato con l’acqua minerale, l’importante è esserci. E la sua “onnipresenza” diventa scomoda probabilmente quando nel 2013 qualcuno decide di dar fuoco alle ruote della sua auto. I carabinieri ci misero poco a capire che quell’auto non era la sua ma dell’allora amministratore dell’Acse, Eduardo D’Angolo. Erano gli anni in cui il caso “Overline” aveva fatto il bello ed il cattivo tempo sulla partecipata comunale: per i carabinieri, quella fu probabilmente un’intimidazione. Ma ad oggi non è mai stato svelato il senso di quel raid incendiario. Oggi Nello Aliberti è protagonista: anche lui, come il fratello è indagato per associazione di tipo mafioso. Il 416 bis.

 

16) Capacchione, facile profeta
All’atto della nomina della Paolillo aveva dichiarato: “Un po’ come mettere un piromane a capo dei Vigili del fuoco”

Anche il Movimento 5 stelle chiede le immediate dimissioni dalla presidenza della commissione regionale anticamorra. Duro attacco di Sel. Casillo (Pd): “Motivi di opportunità politica”

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di Andrea Pellegrino

All’atto della nomina di Monica Paolino alla presidenza della commissione Anticamorra della Regione Campania, la senatrice Pd Rosaria Capacchione non era stata morbida. Anzi si era vista rispondere dall’interessata con una minaccia di querela. «Nomina quantomeno surreale – aveva detto la senatrice, giornalista del Mattino che danni anni vive sotto scorta per le minacce del clan dei Casalesi –  Un po’ come mettere un piromane a capo dei Vigili del fuoco. Adesso attendiamo solo quella di Dracula a presidente dell’Avis». E ieri, naturalmente, la Capacchione ha rincarato la dose, poco dopo che gli uomini della Dia sono piombati nell’abitazione della consigliera regionale di Forza Italia e del marito sindaco di Scafati Pasquale Aliberti. Al suo secondo mandato, Monica Paolino nella precedente legislatura era stata “ripescata” dopo l’arresto di Alberico Gambino, per poi diventare effettiva in aula regionale dopo le dimissioni di Eva Longo, eletta nel frattempo al senato. Questa volta, invece, ha fatto il suo ingresso con una valanga di voti (13.285 preferenze) e con alle spalle naturalmente il marito sindaco, costretto ancora una volta a rinunciare al suo personale “salto di qualità politico”. Al tavolo delle trattative post voto, la coppia Aliberti – Paolino si è immediatamente imposta in Forza Italia, al punto di strappare la presidenza della commissione anticamera, oggi finita al centro delle polemiche dopo l’operazione dell’autorità giudiziaria. Una pioggia di richieste di dimissioni per la Paolino, soprattutto da parte del Movimento 5 Stelle che ambivano a quel posto di «garanzia». Una richiesta scritta ed inoltrata già all’attenzione del presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio. «La Paolino deve dimettersi immediatamente», dice la capogruppo del M5S Valeria Ciarambino, supportata anche da tanto di post sul blog di Beppe Grillo. «Avevamo chiesto con forza – dice ancora la Ciarambino – che la presidenza della commissione andasse al M5S perché tra di noi non ci sono né indagati né condannati e perché per quel ruolo serve una figura non ricattabile e libera da condizionamenti. Il Pd ha scelto di lavarsi le mani ed oggi è anch’esso responsabile di aver consegnato quella commissione a chi risulterebbe indagato proprio per reati legati alla camorra. Il M5S è l’unica forza di opposizione che può fare da argine alla criminalità, impedendo che entri nelle istituzioni. Alla luce di quanto accaduto, rinnoviamo la nostra richiesta di presidenza della Commissione Anticamorra e chiediamo alla maggioranza di assumersi la responsabilità di garantire che una commissione così importante sia affidata a chi non ha ombre e a chi porta avanti da sempre la battaglia per la legalità». Sempre dal Movimento 5 Stelle arriva il commento del vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio: «Qualcuno in questi giorni (Rosy Bindi, ndr) sosteneva che i napoletani avessero la camorra nel Dna. Io invece penso che la camorra sia un elemento costitutivo dei partiti che governano Napoli e la Regione Campania. Basta vedere Renzi e De Luca: si guardano bene dal chiedere le dimissioni della Paolino, un atteggiamento da omertosi fino al midollo».
«Solo qualche mese fa avevamo sollevato il tema dell’inopportunità della nomina del consigliere regionale Monica Paolino a presidente della Commissione “Anticamorra e beni confiscati”», ricorda Rosaria Capacchione, insieme a Michele Grimaldi, ambedue esponenti di Rifare l’Italia e candidati nella lista di ’Primavera non bussa’ alle scorse elezioni amministrative di Scafati. «Non e’ nostro compito giudicare la colpevolezza o l’innocenza degli indagati, compito che spetta alla magistratura. Ma ribadiamo di nuovo l’inopportunità della nomina della Paolino, per la dignità, il decoro e la trasparenza delle istituzioni. In politica – aggiungono – l’opportunità, soprattutto rispetto a certi temi, dovrebbe essere sempre valutata con maggiore attenzione e responsabilità. Per questo ribadiamo la richiesta di dimissioni del consigliere Paolino dalla carica di presidente della commissione e, al tempo stesso, pensiamo sia giunto il momento di un accesso al Comune di Scafati della commissione antimafia», concludono. Richiesta di dimissioni anche da parte di Arturo Scotto e Franco Mari, rispettivamente deputato e segretario provinciale di Sel. «Parliamo di accuse estremamente gravi, che vanno dal voto di scambio politico-mafioso per cui è indagata la Paolino al reato di associazione di stampo mafioso su cui stanno lavorando gli inquirenti relativamente al Sindaco Aliberti ed ai suoi collaboratori. Un quadro drammatico, che pure però era estremamente prevedibile, come dimostrato dal fatto che Sinistra Ecologia Libertà da mesi già chiedeva l’invio di una commissione d’accesso a Scafati. Oggi più che mai tale richiesta è attuale, perché il Governo ha il dovere di intervenire subito per ripristinare una condizione di trasparenza e legalità in un Comune della Campania così importante come Scafati. Nell’attesa che la magistratura compia il suo lavoro, inoltre, riteniamo che una carica così importante come la Presidenza della Commissione regionale antimafia non possa essere ricoperta da una persona indagata per un reato direttamente connesso alle attività della criminalità organizzato, specie in una fase delicata come quella che attraversiamo, e che quindi Monica Paolino debba rassegnare immediatamente le sue dimissioni». Anche il Pd, attraverso il capogruppo regionale Mario Casillo chiede un passo indietro alla presidente della commissione antimafia: «Ribadendo la nostra fiducia per il lavoro dei magistrati e in attesa che il consigliere possa chiarire la propria situazione, riteniamo peró che debba, per evidenti motivi di opportunità politica, lasciare l’incarico di Presidente della Commissione speciale Anticamorra e beni confiscati. Facciamo leva sul senso di responsabilità istituzionale della Paolino affinchè con le dimissioni contribuisca a tutelare l’immagine della Commissione e del Consiglio regionale».  Infine il presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio: «E’ auspicabile un gesto della consigliera di dimissioni dall’incarico attualmente ricoperto che dia un segnale di trasparenza della istituzione regionale».

 

17) Forza Italia compatta con la coppia. Manca la voce della Carfagna

Forza Italia è tutta con Aliberti e Paolino. A partire dal coordinatore regionale Domenico De Siano, il partito rinnova la fiducia al sindaco di Scafati e al consigliere regionale. «Auspichiamo – dice De Siano –  che questa vicenda possa essere chiarita in tempi brevi, ma torniamo a rammaricarci del fatto che su vicende che sono dolorose anche da punto di vista umano non manchi mai, tra le fila della peggiore politica, qualche sciacallo di turno”, conclude De Siano. Anche il coordinamento provinciale azzurro esprime solidarietà. «Siamo vicini agli amici Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati, e alla consigliera regionale Monica Paolino, interessati dell’inchiesta della Dia e della Procura di Salerno.
Nell’esprimere al contempo piena fiducia all’attività giudiziaria, siamo però certi che Pasquale e Monica sapranno dimostrare la propria estraneità ai fatti», dice il commissario provinciale Enzo Fasano. Ancora il portavoce del partito Gigi Casciello scrive: «Non sarà un’inchiesta giudiziaria, legittima, ma ancora tutta da scrivere, a far cambiare il nostro giudizio sul sindaco di Scafati Pasquale Aliberti e il consigliere regionale Monica Paolino. Entrambi  hanno dato prova non solo di lealtà di appartenenza a Forza Italiia ma di avere la legalità come punto di riferimento nella propria azione politica ed amministrativa.La magistratura faccia il suo lavoro e lo faccia in fretta per sgombrare sospetti che le persone indagate, a notte giudizio, non meritano. Noi confidiamo nella giustizia, certi che riconoscerà l’assoluta estraneità di Aliberti e Paolino ad ogni infamante accusa». Raffaele Adinolfi, coordinatore cittadino di Forza Italia dice: «Siamo stati sempre garantisti. Ho fiducia nella giustizia e sono convinto che si chiarità ben presto tutta la vicenda». Anche il presidente del Club Forza Silvio Salerno Antonio Roscia si esprime sulla vicenda: «I contrasti nel Partito, in questi casi, devono lasciare spazio al sostegno. Sono certo che Pasquale e Monica sapranno dimostrare la loro esteaneità rispetto a qualunque ipotesi illecita, laddove sussistente.  Sono altresì certo che la Magistratura operi con serenità e dunque possa acclarare le fattispecie oggetto di indagine con celere spirito di giustizia. Auspico che Forza Italia Salerno, partito al quale tanto hanno dato Aliberti e Paolino in termini politici lungo tutti questi anni, faccia sentire la sua vicinanza ai due illustri iscritti».

(andpell)

18) Cgil: “Un’azione per mettere in salvo l’Agro”

“Le notizie delle perquisizioni stamane nelle abitazioni del Sindaco di Scafati e di suo fratello, da parte dei Carabinieri e DIA, l’avviso di garanzia su voto di scambio, destinato alla moglie di Aliberti, Consigliera Regionale e Presidente della Commissione Antimafia in Regione, le accuse di associazione di stampo mafioso, impongono un’attenzione vera e seria nei confronti della legalità nella nostra provincia e nell’intera regione.” – tuona Maria Di Serio, Segretario Generale della Cgil di Salerno.
“Non è più rinviabile un’azione decisa per mettere in salvo il territorio dell’Agro, al di  là di dove approderanno le indagini.” – continua la Di Serio – “Ci auspichiamo che le inchieste giudiziarie approdino presto ad appurare la verità. Riteniamo che solo la garanzia di Istituzioni chiare e trasparenti possa ridare fiducia ai cittadini dell’Agro e motivare una seria ripresa dell’economia dell’area.”
“La ricchezza di quel territorio, la sofferenza dei tanti che lo abitano, il lavoro regolare che viene meno, favorendo quello nero, chiedono l’impegno di soggetti che favoriscano la ripresa della legalità in maniera netta. Pertanto, chiediamo con convinzione alla Magistratura di portare presto a soluzione le inchieste aperte, chiarendo la gestione del Comune di Scafati, degli Enti e aziende collegati (non ultimo il Piano di Zona di cui Scafati è capofila), le ipotesi sul voto di scambio. Abbiamo bisogno di Istituzioni che promuovano la crescita di quell’area in piena legalità, e siamo stanchi dell’identificazione negativa che tali vicende comportano per chi abita a nord della provincia. Chiediamo che la classe politica di questa Regione, al di là dell’esito finale delle inchieste, non sottovaluti più certi fenomeni, ma li stigmatizzi e agisca perché non accada mai più di lasciare spazi ad una cultura che ammazza la democrazia ed il rispetto per le persone”.