Di Adriano Falanga
Si sciolgono le fila del consiglio comunale di Scafati.Pasquale Aliberti in questi venti giorni non ha voluto ritirare le sue dimissioni, oramai totalmente assorto nella sua difesa che sta preparando per quello che sarà un processo lungo, difficile e tortuoso. Su di lui una richiesta di arresto emanata dalla Procura antimafia, respinta a giungo dal Gip Mancini e confermata meno di un mese fa dal riesame. Voto di scambio politico mafioso, corruzione, concussione, abuso di ufficio e associazione per delinquere le accuse mosse dal pm Vincenzo Montemurro, sullo sfondo le dichiarazioni dei pentiti, di Alfonso Loreto su tutti. Il commissariamento sarà però conseguenza delle dimissioni, mentre per l’eventuale scioglimento si attende il decreto del Ministero dell’Interno. La crisi politica ne ha rallentato l’iter, ma la legge garantisce tempo fino al mese di febbraio 2017. A chiedere lo scioglimento per infiltrazione mafiosa è la relazione della commissione di accesso prefettizia, redatta dopo i sei mesi in cui è stata presente a Palazzo Mayer. Uno scioglimento che può essere decretato nonostante il comune sia già commissariato, in tal caso dovrebbe cambiare il funzionario e per ritornare al voto bisognerà aspettare non prima del 2019. “Finisce un’era” le parole del vice sindaco Giancarlo Fele, che ha traghettato l’amministrazione in questi venti giorni. Ma i guai di Pasquale Aliberti non sono solo di ordine giudiziario, l’oramai ex primo cittadino aveva letteralmente consumato (se non addirittura sprecato) un patrimonio politico fortissimo, costruito nel tempo voto su voto, facendolo diventare l’uomo di punta di Forza Italia in provincia di Salerno. Aliberti alle dimissioni ci è arrivato senza la sua maggioranza elettiva, ridotta ad appena nove consiglieri sui quindici eletti nel 2013. Scelte sbagliate forse, sicuramente lo è stata la decisione di ricandidarsi per un terzo mandato, sul filo della legge, tramite procedura concordata della sua decadenza. Una forzatura istituzionale che ha tenuto in scacco le istituzioni e la macchina amministrativa comunale per circa 3 mesi, contribuendo ad aizzare i toni dello scontro politico, finendo direttamente nelle aule del Tribunale di Nocera Inferiore, che ha aperto un fascicolo. Sarà poi il tempo a chiarire tutte le ombre, sia giudiziarie che politiche, e restituire ai protagonisti e agli scafatesi la verità. Ma senza dubbio alcuno occorre aspettare molto tempo ancora. “Sono stati per me tre anni bruttissimi, senza dubbio i più brutti della mia vita”. Impietosa è l’analisi di Pasquale Coppola, presidente del consiglio Comunale e tra i primi oppositori alibertiani. “Nonostante tutto ho sempre cercato di onorare il mio ruolo. Mi scuso se forse non sempre ci sono riuscito, ma tutto ciò che ho fatto l’ho sempre fatto con il cuore e forse in Politica non sempre ripaga. Mi dispiace di questo triste epilogo avrei desiderato altro – continua Coppola – Da cittadino scafatese spero che chi verrà dopo di noi faccia sempre il meglio per la nostra città, la porti ad occupare il posto che merita e di essere la prima tra le prime”. La sensazione generale tra le fila degli oramai ex esponenti di questa consiliatura è che difficilmente si andrà al voto già la prossima Primavera, seppur stigmatizzato, lo scioglimento per infiltrazione mafiosa è considerato una certezza, e del resto, come potrebbe non esserlo considerata la lunga catena di arresti e di indagati che la dda di Salerno ha operato in città?