Di Adriano Falanga
Inquietanti, e sicuramente da chiarire, sono le dichiarazioni (o meglio, gli stracci volati) tra Mario Santocchio e Pasquale Aliberti, nel corso del voto al Bilancio. Si vociferava già da qualche mese, il dibattito poi lo ha confermato. Esiste un “dossier Geset” in mano al primo cittadino, a quanto pare nella disponibilità anche dell’opposizione, che inchioderebbe alcuni amministratori e consiglieri comunali, non in regola con il pagamento dei tributi locali. Aliberti lo ha usato per fare una lunga, e piuttosto pesante ed animata morale, a “un consigliere di opposizione che ha 19 mila euro di tributi non pagati, e poi pretende di venire qui a parlare di bilancio, Mef e revisori”, definendolo, urlandolo, “un delinquente politico”. Una questione di esempi da dare alla città secondo il primo cittadino, perché come si può pretendere di chiedere alla città di pagare le tasse, quando a non farlo sono i consiglieri comunali per primi? Non è la prima volta che il sindaco in consiglio comunale parla in maniera velata di cose gravi di cui è a conoscenza, inerente esponenti di minoranza, senza però essere chiaro. Mettendo su un’illazione che alimenta dubbi e ambiguità, un “metodo Boffo” insomma. E’ già capitato del resto, quando ci fu il periodo del dossieraggio “edilizio”, che scoperchiò alcuni presunti abusi relativi al presidente del consiglio Coppola, al consigliere Pd Marco Cucurachi e allo stesso Aliberti. Il punto è soltanto uno però, questi documenti sembrano realizzati apposta per creare tensione, quasi come “ricatto politico”. Non dovrebbe funzionare così. Giovedi sera in aula Mario Santocchio ha replicato al sindaco dicendogli chiaramente “fai nomi e cognomi, sai bene che non sono solo consiglieri di opposizione a non essere in regola, ma anche genitori di un tuo consigliere e un assessore”. E per dire questo, è evidente che anche l’esponente di Fdi è a conoscenza del documento. Tutto questo è un fatto grave, in un’aula consiliare non dovrebbero essere inciuci o pettegolezzi, ma trasparenza e legalità. Per capirci di più, dobbiamo citare l’art.63 del Testo Unico Enti Locali, che sancisce le cause di incompatibilità di sindaco, consigliere comunale e assessore. Queste comportano, qualora non rimosse, la decadenza dell’eletto. Il lettore più attento ricorderà certamente la questione decadenza, in cui abbiamo masticato bene il tema. Al comma 6 è testualmente scritto: “sono incompatibili coloro che, avendo un debito liquido ed esigibile, verso il comune ovvero verso istituto od azienda da esso dipendente, è stato legalmente messo in mora ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile per imposte, tasse e tributi nei riguardi di detti enti, abbia ricevuto invano notificazione dell’avviso”. Tradotto, è incompatibile chi non paga le tasse. Secondo voci, la lista doveva essere usata per sollevare le incompatibilità di esponenti di minoranza, poi, quando ci si è accorti che dentro figuravano morosi anche di maggioranza, o legata ad essa, il documento è stato secretato. Non è bastato però, perché oggi viene usato come strumento di “minaccia reciproca”, e il teatrino di giovedì sera lo dimostra. Se questi nominativi fossero resi noti, gli interessati avrebbero, sempre secondo il Tuel, dieci giorni di tempo per rimuovere la causa, ergo, pagare il dovuto (o ritirare eventuali contenziosi). Se dall’opposizione pare esserci un moroso con 19 mila euro, in maggioranza c’è chi ha in sospeso la stessa cifra, o meglio, secondo quando dichiarato da Santocchio: “sono i genitori di un consigliere, oltre che un assessore”. Ma questi sono solo i più “esposti”, perché la schiera dei morosi è piuttosto nutrita. Fatto sta che non è questione di cifre, ma di responsabilità, perché ogni eletto all’inizio del suo mandato sottoscrive una autocertificazione in cui attesta l’assenza di cause di incompatibilità. Nella seduta di giovedì il primo cittadino, quasi a voler “giustificare” i suoi esponenti, ha chiarito che “a differenza degli altri di opposizione, loro hanno in piedi un contenzioso”. Fatto ancora più grave, perché se fosse vero, Aliberti avrebbe il dovere di aprire immediatamente un procedimento di decadenza per incompatibilità, insomma, fare quello che ha chiesto per se stesso nel dicembre scorso. “Potremmo immaginare anche che uno dei consiglieri che ha votato il bilancio facesse parte di quel dossier – l’allarme di Scafati in Movimento – pochi mesi fa assistemmo ad uno scenario simile quando una serie di controlli iniziarono al fine di controllare le posizioni edilizie dei vari eletti. Davvero uno scenario inquietante che andrebbe immediatamente segnalato agli organi preposti”.