«La morte di Franco è responsabilità dei medici in servizio nel reparto, colpevoli di negligenza, imperizia e imprudenza per aver legato il paziente al letto di degenza per più di tre giorni, senza disporre ed effettuare adeguata sorveglianza e assistenza, onde interrompere il progressivo stato di prostrazione fisica e psichica del paziente, senza dargli cibo né acqua, ma solo idratandolo con flebo, senza slegarlo nemmeno per brevi pause e a singoli arti».
Così lo scrittore napoletano Roberto Saviano sulla sentenza di primo grado del processo Mastrogiovanni che si è conclusa martedì presso il tribunale di Vallo della Lucania con la condanna per i medici e l’assoluzione, invece, per tutti i 12 infermieri imputati. «Sei le condanne e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni – continua Saviano sulla sua pagina Facebook – Una sentenza importante che apre il dibattito su un tema troppo spesso ignorato, quello sui metodi di contenzione applicati nei reparti di psichiatria e sull’applicazione dei trattamenti sanitari obbligatori. A quanto pare esiste un protocollo ufficiale e ne esiste uno ufficioso. Come sempre siamo in ritardo, ma è ora che la prassi rispetti i diritti dei malati». Il primario del reparto di psichiatria, Di Genio, è stato condannato per tutti i capi di imputazione, come per gli altri medici, a 3 anni e 6 mesi. Barone condannato a 4 anni, così come Basso, mentre Mazza e Ruberto condannati a 3 anni. Pena più lieve per Michele Della Pepa, condannato a 2 anni di reclusione, tutti per i reati di sequestro di persona, omicidio colposo e falso in cartella. Tutti i medici, escluso Della Pepa, sono stati interdetti per 5 anni dall’esercizio della professione. Tutti assolti dai reati, invece, i 12 infermieri del nosocomio vallese.
L’avvocato Marco Nigro, non ha voluto rilasciare dichiarazioni esplicite, ma ha fatto capire che saranno viste le motivazioni del giudice e fatte le valutazioni. «Non riusciamo a capire il perchè di questa sentenza ma faremo appello».