Sarno, condanna bis per Pignataro jr - Le Cronache Attualità
Attualità Giudiziaria

Sarno, condanna bis per Pignataro jr

Sarno, condanna bis per Pignataro jr

Nocera Inferiore/Sarno.  Niente sconti per il figlio del boss: quattro anni e 8 mesi di reclusione anche in Appello per Alessandro Pignataro. Lo hanno deciso i giudici di secondo grado di Salerno che hanno accolto l’istanza presentata dalla procura generale sulla conferma della pena: Pignataro avrebbe fatto parte di un commando a Sarno in estate 2023 quando insieme ad altri rimasti ignoti  a bordo di una Fiat 500L rubata nel Napoletano, avrebbero speronato una Nissan Qashqai, su cui viaggiavano due persone, un 49enne alla guida e suo nipote. Poco dopo la discesa del più giovane, c’era stata l’esplosione di alcuni colpi di pistola che avevano attinto lo sportello posteriore, lato conducente, ma non il conducente della macchina. Il gruppo poi fuggì via con la vettura lasciata  nei pressi della villa comunale e successivamente a piedi lungo via Nunziante, di qui verso il monte Saretto. Nel video girato da alcuni residenti si erano visti i cinque giovani fuggire e si sentirono le esplosioni di alcuni colpi di pistola. Di quel commando però l’unico volto riconosciuto è stato quello del figlio del boss. Nei pressi del monte Saretto,  poco dopo i fatti, i carabinieri avevano fermato Alessandro Pignataro (figlio di Antonio, ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti)  ancora  armato di pistola. Il 32enne nocerino, assistito dall’avvocato Giovanni Annunziata non ha mai svelato chi era con lui quel giorno. Fu individuato e arrestato. Un altro ragazzo invece, anche lui fermato, aveva chiuso la sua posizione patteggiando la pena per il possesso di una pistola ma nulla centrava con quanto avvenuto nel pomeriggio per le strade del centro cittadino sarnese. Di quella sparatoria tra la folla che creò paura e apprensione tra i residenti e le persone che erano in strada (inclusi bambini e anziani) è stato individuato solo il 31enne nocerino condannato a 4 anni e 8 mesi. Restano quindi ancora senza un volto e senza un nome gli altri autori del raid (il motivo non sarebbe del tutto emerso anche se nell’immediato si parlò di un regolamento di conti dopo un affronto) perché l’altra persona finita nei guai si era rivelata estranea alle contestazioni. Ora la sentenza a 4 anni e 8 mesi di reclusione anche in Appello.