Sarno/Agro. A distanza di 12 anni dall’inchiesta e 10 dal processo, per i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore non c’è stato nessun voto di scambio né infiltrazioni camorristiche o estorsioni e reati aggravati dal metodo mafioso: respinte le istanze della procura che aveva chiesto 180 anni di reclusione a carico di 15 imputati di cui solo 6 sono stati condannati (poco più di 40 anni) ma solo per il reato di spaccio contestato a ognuno di loro. Pena più alta per Gianluigi Serino figlio di Aniello ‘o Pope che incassa oltre 14 anni e 10 mesi (24 la richiesta), per gli altri condanne da 7 anni ai 2 anni e 4 mesi. Spicca l’assoluzione perchè “Il fatto non sussiste” di Franco Annunziata, esponente di Fratelli d’Italia, accusato di aver stretto accordi con i Serino. Per lui, ex candidato sindaco per Palazzo San Francesco, erano stati chiesti 10 anni. Il ventaglio delle accuse a carico degli imputati va dal voto di scambio politico/mafioso, estorsione, macellazione abusiva, furto di bestiame, droga e imposizione agli imprenditori di installare le slot machine all’interno delle rispettive attività commerciali. Regge solo l’accusa di droga. Il gruppo secondo la Dda era guidato da Aniello Serino e dai figli che avevano ereditato dal boss tutte le attività illecite. L’inchiesta era scaturita da alcune indagini effettuate dai carabinieri su un giro di installazioni di slot machine imposte da Boscoreale a Sarno ed erano state avviate durante l’arresto ad Acerno nel 2012 del latitante Franco Matrone, detto “a’ belva”, morto in carcere l’anno scorso. Nelle intercettazioni sarebbero emersi proprio collegamenti tra i clan scafatese e Serino. Secondo la procura quest’ultimo gruppo criminale aveva avviato un’azione consistente per entrate nel tessuto sociale e produttivo di Sarno. Gli inquirenti avevano anche sequestrato beni per diversi milioni agli uomini del clan. Franco Annunziata, nella tesi del pm, avrebbe avuto contatti con il clan che avrebbe tentato di garantirgli un sostegno nel suo tentativo di ascesa elettorale. Il gruppo criminale, pur di garantirsi un’attenzione della popolazione di Lavorate, frazione di Sarno, allestiva luminarie natalizie particolari soltanto in quella zona. Assolti anche Aniello Serino, Luigi Parlato, Nicola Serino e Michelina Serino. Il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo marijuana, nonché la gestione del controllo delle piazze di spaccio a Sarno del narcotico, sarebbe stata ad opera di Gianluigi Serino, coadiuvato da una serie di affiliati e la gestione dell’indotto costituito dalla locazione di macchinette videopoker. La necessità, secondo l’accusa, per il clan era di creare un asse diretto con l’amministrazione comunale di Sarno che rientrava in una delle priorità di Gianluigi Serino. In più circostanze infatti l’imputato non faceva mistero del proprio progetto di voler supportare il futuro sindaco di Sarno al fine di ottenerne in cambio anche concrete agevolazioni per il proprio inserimento nell’indotto dell’imprenditoria locale. Una tesi della procura rimasta tale, con i giudici che hanno respinto la richiesta di condanne per 180 anni accogliendo in parte solo l’istanza per lo spaccio in capo a Gianluigi Serino e 5 sodali. Nel collegio difensivo, tra gli altri, Rodolfo Viserta e Federico Cioffi.





