
Sono oltre 300 i capi di imputazione contestati al gruppo, che vedono coinvolte 67 persone attualmente, dato che nel corso dei due anni di indagini sono deceduti due indagati. Secondo quanto e’ emerso veniva falsificata la documentazione relativa alla certificazione del decesso per cause naturali e se si doveva procedere alla cremazione anche il certificato del Dna, prodotti direttamente da imprenditori delle pompe funebri e non dai medici di medicina legale. Alcuni ‘kit’ per le false certificazioni sono stati ritrovati durante le operazioni di stamattina, in possesso di imprenditori delle pompe funebri. A capo dell’organizzazione c’erano i medici che avevano referenti nelle imprese di pompe funebri di Napoli, procacciatori di ‘clienti’ gravitanti intorno al mondo dell’invalidita’ civile, appartenenti a patronati, Caf, agenzie private, e legami con dipendenti pubblici, in particolare con persone in servizio nell’Ufficio Cimiteriale e all’Anagrafe del Comune di Napoli. Gli imprenditori funebri pagavano la tangente ai medici, denaro di cui rientravano in possesso con i costi del ‘servizio’ funerario reso ai clienti. Certificati di morte, compreso quello per la cremazione, arrivavano celermente, subito sottoscritti dal medico. Autorizzazioni irregolari, senza controlli. I dipendenti comunali avevano un ruolo centrale nel ‘sistema’ messo in piedi, compreso l’aver rivelato ai titolari delle societa’ di pompe funebri coinvolte che esisteva una indagine, consentendo di cercare di ostacolarle. Ai cinque medici e’ contestato anche il reato di truffa aggravata per essersi anche assentati pur avendo attestato la propria presenza in servizio.