di Andrea Pellegrino
L’area di via Vinciprova deve essere d’utilità sociale. Altro che vendita ai privati e costruzioni di nuovi palazzoni. In quell’area che va dall’ex cementificio alle zone circostanti non potrà essere ceduta ai privata. Oltre le pronunce del Tar, spunterebbe un nuovo atto datato 1995. O meglio l’accordo tra Italcementi ed il Comune di Salerno, rappresentato in quella circostanza dall’allora avvocato capo del Comune Antonio Piscitelli e da Felice Marotta, all’epoca dirigente comunale.
Una carta che spunta fuori proprio nel mentre l’amministrazione comunale a guida Enzo Napoli, in barba anche alle sospensive adottate dal Tar di Salerno, ha riproposto la vendita in blocco di aree pubbliche. Quindi piazza Mazzini (il parcheggio di fronte piazza della Concordia) e le due aree di via Vinciprova. Una operazione, quella della giunta comunale, che avrebbe un sapore prettamente tecnico (iscrizione di somme nel bilancio di previsione in fase di redazione), rispetto ad una reale vendita sostanzialmente già bloccata dalla giustizia amministrativa. L’ammontare di euro della aree messe a bando raggiunge i 79 milioni di euro. Ma per il comparto di via Vinciprova ora spunta un elemento in più che bloccherebbe definitivamente la vendita ai privati delle aree. Qui nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, prima a guida De Luca e poi ad oggi Napoli, c’era e c’è la volontà di cedere diritti edificatori per la costruzione di prestigiosi palazzi con tanto di negozi. Ed invece al cospetto dei nuovi ricorsi ci sarà anche l’atto di compravendita tra Comune di Salerno ed Italcementi. Qui viene sancito che il bene «viene destinato a pubblica utilità», tant’è che si evidenzia anche l’esenzione dal pagamento dell’Iva sulla stessa compravendita. Insomma, essendo l’area di pubblica utilità la vendita ai privati sembrerebbe quasi una «missione impossibile». Quanto all’Italcementi, di recente la società è stata anche indennizzata per l’esproprio dei terreni che avrebbero dovuto ospitare il termovalorizzatore (mai realizzato) a Cupa Siglia. Il cementificio, infatti, venne dislocato proprio in quell’area (Cupa Siglia) per far spazio al Grand Hotel (gruppo Jolly Hotel) a sua volta abbattuto nell’area di Santa Teresa per la realizzazione della piazza della libertà – i cui lavori sono fermi – e del Crescent, il cui cantiere è sotto sequestro.