di Alfonso Malangone*
La delibera di indirizzo della Giunta Comunale n. 84 del 26/03 scorso ha riproposto, per il corrente anno, un provvedimento già assunto in passato volto a favorire l’utilizzo libero di due piccole spiagge intercluse, cioè prive di accesso dalle strade. Si legge che la prima è posizionata a est di foce Irno, prima del lido ‘Conchiglia’, mentre la seconda è a oriente, tra i lidi ‘Siulp’ e ‘Carabinieri’. Con la delibera, sono state fornite specifiche direttive agli Uffici Comunali per la stipula di un accordo di collaborazione con i gestori degli Stabilimenti Balneari limitrofi ai due arenili per consentire l’accesso pubblico attraverso le aree condotte in concessione. Ad essi, sarà permesso di noleggiare ombrelloni e sedie ai bagnanti a fronte della fruizione dei servizi igienici nonché della sorveglianza e della pulizia delle spiagge. Non è dato sapere cosa sia successo in precedenza e, quindi, quanti cittadini abbiano realmente approfittato dell’agevolazione, trattandosi peraltro di fenomeni non facilmente rilevabili. Tuttavia, la ripetizione del provvedimento induce a ritenere che ci sia stato un qualche interesse da parte dei gestori, ancor più giustificato se, come sembra, non è stato applicato alcun canone demaniale a loro carico. Salvo errore. Poi, se qualcuno ha informazioni più precise, può tranquillamente fornirle. In ogni caso, concedere ai cittadini l’accesso al mare resta una scelta giusta e saggia. Però, c’è un però. Per la prima spiaggia, bisogna premettere che la Legge vieta di fare i bagni nelle acque alla foce dei fiumi perché ritenute potenzialmente inquinate da scarichi provenienti dal retroterra. Così, per una lunghezza di 180 mt a sinistra della foce dell’Irno, cioè fino a piazza della Concordia, e di 180 mt a destra, non è possibile entrare in acqua. Da quest’ultimo punto, poi, in base alla classificazione delle acque di balneazione disposta dalla Regione Campania con Delibere di Giunta nn. 615 del 14/11/2024 e 157 del 27/03/2025, inizia un tratto di mare con qualità ‘scarsa’ che si estende per 478mt fino ai giardini dopo la Piscina Vitale. La Legge dice che, con questo livello, il Primo Cittadino è obbligato ad emettere un’ordinanza di interdizione per l’intera stagione o almeno fino al verificarsi delle condizioni che ne attestino il risanamento (fonte: Dlgs 116/08). In sostanza, chi adesso accede alla spiaggia deve stare al sole. Ovviamente, potrebbe anche decidere di entrare in acqua, ma questo potrebbe costargli una multa di qualche euro, se intercettato dai vigili. Se intercettato da Escherichia coli o da Enterococchi fecali, la sanzione sarebbe di certo più pesante. Magari, potrebbe anche restare ai domiciliari per qualche giorno. La qualità scarsa dell’acqua di foce Irno, più che da attribuire alla vicinanza del Porto Commerciale e del Masuccio, appare una conseguenza diretta degli scarichi del fiume nel quale reflui urbani, tuttora non immessi nei collettori fognari, finiscono verosimilmente per essere smaltiti. Così, alla foce, tutte le sconcezze si piegano verso est, trovando il muraglione di Piazza della Concordia sul lato opposto. Che, poi, si spostino solo per 478 mt, nessuno può dirlo, visto che nel mare non ci sono ‘frontiere’. Ma, tant’è, bisogna avere fiducia. Eppure, nel 2019, dopo dichiarati interventi di pulizia, fu diffusa con grande risalto la notizia della balneabilità di quell’area già interdetta per un elevato livello di inquinamento. Si legge che iniziava ‘un nuovo percorso’. Alla fine di quello stesso anno, però, l’acqua ridivenne ‘scarsa’ e tale è poi rimasta per il 2020, il 2021, il 2022, il 2023 e il 2024. Sappiamo, che così rimarrà anche per il 2025. E, questo, purtroppo, costituisce una condanna definitiva perché la Legge dice che, dopo cinque anni di qualità ‘scarsa’, lo specchio di mare diviene PERMANENTEMENTE NON BALNEABILE e che spetta all’Amministrazione decidere se ripristinare un livello almeno ‘sufficiente’ ovvero desistere, ritenendo non fattibile o costoso qualsiasi intervento (fonte: Dlgs cit.). In verità, sarebbe deprimente l’omissione della salvaguardia di un tratto di mare centrale e posto proprio di fronte all’Albergo più scenografico. Domanda: “cosa potranno guardare i viaggiatori dai balconi e quali profumi potranno odorare dal lungomare?” In ogni caso, intercettare gli scarichi e ripulire le acque del fiume sarebbero obblighi sanitari e di civiltà. Ciò posto, c’è da dire che un analogo problema si rileva anche per l’area a oriente, tra i lidi ‘Siulp’ e ‘Carabinieri’, dove però il divieto di balneazione è conseguente alla presenza del Porto Marina di Arechi che, per Legge, rende non utilizzabile un tratto di costa di 939mt fino a Torre Angellara. Quindi, salvo errore, anche qui si può andare a prendere il sole. Nulla di più. Per quanto rilevato, sembra davvero incredibile che come Città ‘di mare’ e ‘del mare’, possibile meta di flussi turistici qualificati, Salerno sia oggi divenuta semplicemente una Città ‘sul mare’ nella quale risulti difficile godere di un bene che la natura ha messo a disposizione di chi, per sua fortuna, è nato qui, non nella savana o tra i ghiacci polari. In un simile contesto, fare il ripascimento non servirà a niente se non accompagnato da altre infrastrutture a terra che avrebbero dovuto avere la precedenza, a iniziare dalla separazione delle acque reflue, tra bianche e nere, e dalla disciplina dei corsi d’acqua di superficie che, peraltro, sono anche numerosi. La causa vera di tante criticità è di certo da ricondurre alla posizione secondaria assegnata al mare rispetto ad altri obiettivi perseguiti con il processo di modernizzazione urbana. In particolare, è stata svilita la sua funzione rigeneratrice per il corpo e lo spirito, al punto da costringere i cittadini più indigenti, che non possono frequentare altre coste, a dover leggere i bollettini dell’Arpac prima di mettere un piede in acqua. Ovvero, di contare sulla buona sorte. Una Comunità con cultura bimillenaria, nata dal mare e che con il mare ha creato il suo sviluppo, sta vivendo una condizione incomprensibile a danno della sua stessa vita. Di questo passo, nessuno può garantire che la lunghezza della spiaggia ‘scarsa’ a est dell’Irno non possa estendersi ancora, sottraendo ulteriori spazi alla collettività. Non certo ai turisti che, su arenili trasformati in discariche con il deposito di ogni schifezza e lo sversamento continuo di liquidi immondi, difficilmente sarebbero disposti ad avventurarsi. Se, come dice qualcuno, la natura si potrà rigenerare, è certo che lo farà solo dopo aver ricevuto il doveroso rispetto da parte di chi non ha avuto riguardo per gli equilibri che una qualsiasi volontà superiore ha saputo predisporre a tutela della nostra esistenza. Non onorare la natura, significa divenire responsabili del dolore arrecato ai più deboli, vittime sacrificali delle alterazioni apportate all’ambiente per privilegiare gli interessi di pochi. Tolto il mare, resterà solo di frequentare le piscine, quando saranno rifatte tra chissà quanti anni. Oppure, appena velocemente completata, di entrare in quella da 50milioni per far divertire i pescecani. In verità, con quei soldi, si potrebbero riqualificare ‘mari e monti’ per dare ai cittadini e alla Città la dignità che spetta. Spenderli per coccolare i pescecani, che neppure capiranno cosa dovranno fare da noi, sembra qualcosa di più di uno sproposito. Che cosa? Ciascuno usi il termine che dovesse ritenere più giusto. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città





