Presentato ieri mattina a Palazzo di città l’evento internazionale che si svolgerà nel complesso di Santa Sofia dal 3 al 5 febbraio
Di OLGA CHIEFFI
“Scacchisti, udite! Un’immortal tenzone…..”. E’ l’incipit del sonetto scritto dal conte Tommaso de Cambray-Digny che descrive la partita di Légal, celebre scacchista francese contro un dilettante, che usiamo per dire quanta poesia e letteratura sia legata a questo gioco un cui torneo internazionale verrà ospitato, qui in città dal 3 al 5 febbraio. Ieri mattina, a palazzo di Città , il direttore tecnico del torneo Cosimo Boccia, unitamente a suo figlio Giovanni, un eccezionale campioncino di otto anni, al Presidente dell’ Associazione Italiana Cultura e Sport, Sergio Landi e all’Assessore all’Ambiente e al Turismo Angelo Caramanno, hanno presentato la tre giorni, che si svolgerà nel complesso di Santa Sofia. Già novantuno gli iscritti, ma ci si può iscrivere sino al 2 febbraio e anche in sede, sino alle ore 15,30 della giornata d’apertura. Due i tornei con cinque turni eliminatori e naturalmente premi di categoria, in danaro e in oggettistica, per un totale di 2500 euro. Novanta minuti per giocatore che si affronteranno con abbinamento svizzero nel massimo silenzio e concentrazione sulle cinquanta scacchiere messe a disposizione dal Circolo Scacchi “Ongarelli” di Salerno. Tra gli iscritti il Maestro Pietro Condorelli, già diverse volte in città nella ripresa degli anni ’70 ’80, ricordiamo, a lume di naso, qualche incontro al Casinò Sociale o al Caffè Vittoria, circa trent’anni fa, poi, il silenzio su questo gioco che è tornato prepotentemente alla ribalta, grazie al forte impegno della federazione scacchistica italiana. Tocco internazionale tra gli iscritti con serbi, lettoni e russi, da Oleg Kornaev al maestro filippino Vuelban, che dovranno scontrarsi con il portacolori salernitano, Antonio Martorelli, la napoletana Mariagrazia De Rosa, tre volte campionessa d’Italia e Gaia Paolillo e Desiree Di Benedetto che hanno rappresentato la Nazionale Italiana in ambito europeo ed olimpico. Determinatissimo Cosimo Boccia che è già all’opera per organizzare le finali under 16 regionali a squadre e da anni predica, insieme a tutti gli altri scacchisti salernitani, affinché gli scacchi vengano insegnati nelle scuole e diventino materia curriculare, secondo una direttiva europea di tre anni fa. Un gioco di natura “mentale” supera le barriere costituite dagli handicap e dall’ultima delle barriere sociali: quella generazionale. Potendo giocare a qualsiasi età, la persona anziana viene accettata tra i giovani come uno di loro e con loro fa gruppo e parla uno speciale linguaggio. Si potrebbe continuare a tesserne l’elogio degli scacchi, citando la loro capacità di migliorare l’attenzione, la concentrazione, l’empatia, la tolleranza, la pazienza, la perseveranza; ricordando quanto insegnino a prendere decisioni difficili, a rendere la mente più flessibile, a verificare di continuo le proprie idee e a cambiare opinione senza rimpianto ogni volta che è necessario. In termini semplici: aiutano a pensare. E si capisce bene quanto sia salutare, in un’epoca come la nostra, in cui veniamo colpiti da una quantità enorme di informazioni, un gioco che ci aiuta a riflettere e a navigare intorno a sistemi complessi. Chi deciderà, dopo aver magari assistito a qualche partita del torneo salernitano, o esser rimasto incantato dall’eloquio del piccolo Giovanni Boccia, padrone assoluto del linguaggio scacchistico, di frequentare i corsi, che si svolgono al Circolo Ongarelli, ospite dell’Arci, ben presto si accorgerà quanto la bravura non dipenda dal caso, dalla condizione sociale o dalle amicizie compiacenti, ma solo da se stessi. Chi vuol vincere deve trovare gli strumenti all’interno di sé, facendo buon uso della pratica precedente, degli insegnamenti ricevuti e dello studio. Una grande lezione sulla scacchiera della vita.