Salerno. Poltrone, friarielli, fatti e misfatti - Le Cronache Ultimora
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Salerno. Poltrone, friarielli, fatti e misfatti

Salerno. Poltrone, friarielli, fatti e misfatti

di Mario Santamaria

Fu il generale romano Marco Furio Camillo a pronunciare la frase “non con l’oro ma con il ferro si sconfiggono i nemici”; con il tempo maturò un concetto diverso, con una semplice inversione: invece della spada in talune occasioni per tramutare i nemici in amici, rendendoli inoffensivi, è preferibile usare l’oro, specialmente se non appartiene a colui che lo dona. A chiarire meglio il modus operandi venne in aiuto Machiavelli che spiegò al principe che deve saper essere buono o non buono, seguire la morale o immergersi nel male, solo in base alla situazione specifica e concreta che gli si pone innanzi. In altre parole, il fine giustifica i mezzi. Con il tempo l’oro fu sostituito dalla carta moneta ma presto il suo uso si consolidò solo in entrata anziché in uscita, dando origine al fenomeno delle così dette mazzette pagate per ingraziarsi il potente che può assumere i titoli di principe, re, condottiero, dux o ducetto, governatore, sindaco e così via; a volte è utile rivolgersi a un fido scudiero per faccende piccole senza grande importanza. Fu così che poi vennero scoperti come mezzo di scambio le poltrone, i tavoli operatori, le sedie, i divani, gli scrannetti, le scrivanie e quant’altro gradito dai volenterosi aspiranti a posti di prestigio, ben remunerati, lasciando ai soggetti marginali e occasionali qualche cestino di pesce con i friarielli. Come tutte le cose umane questa efficiente pratica presto divenne scientifica, il potente sistemò una mappa sulla sua scrivania, come fa il generale prima della battaglia, e individuò i posti chiave da occupare con i propri fedelissimi. Trattasi di un lavoro lento, meticoloso e inesorabile che deve procedere sempre alla conquista di nuove acquisizioni. In questo senso il tiranno ha un lavoro più facile perchè non procede per chiamata, ma per eliminazione dei pochi recalcitranti. Proprio in questi giorni si è avuta la notizia della scomparsa (speriamo solo civile e non anche fisica) di un eminente economista cinese, reo di aver esposto in un consesso internazionale le sue impressioni sull’andamento negativo dell’economia del suo paese. In Italia e a tuti i livelli la pratica della chiamata (nel senso sopra indicato) è abbastanza diffusa, senza far troppe distinzioni tra parenti, amici e potenziali oppositori, ma occorre chiedersi se la collettività ne trae vantaggio. A prima vista si direbbe di no perché i prescelti non sempre sembrano avere profili professionali di tutto rispetto; anzi in più di un caso il nuovo arrivato non solo non è migliore ma addirittura è peggiore di quello cacciato per fargli posto. L’apice della ricerca dell’ampliamento dell’area di influenza viene raggiunto quando si conquistano uno o più componenti di un consiglio comunale o regionale, appartenenti all’opposizione, che così diventa come un cane da guardia sdentato che abbaia ma non può mordere. L’amministrazione comunale ha offerto di recente due esempi eclatanti di mala gestione che sembrano legati da un filo comune e che l’opposizione non pare aver contrastato con il necessario vigore. Diversi anni fa il Comune autorizzò la costruzione di un parcheggio in piazza Cavour, dimenticandosi che una piccola parte non era di sua proprietà ma delle Ferrovie la cui opposizione ha determinato per quasi un decennio la sospensione dei lavori; durante questo lungo lasso di tempo sicuramente ci saranno stati incontri e colloqui in cui l’impresa avrà fatto presente l’ostacolo esistente e avrà chiesto inutilmente al Comune di eliminarlo. Vista la perdurante situazione di stallo, l’impresa ha pertanto rinunziato all’esecuzione dell’opera, iniziando una causa milionaria per il risarcimento dei danni. Solo nel 2024, il Comune raggiunto l’accordo con le Ferrovie ha acquistato il suolo contestato, ma ormai è troppo tardi, la frittata è già stata fatta. Ma come è possibile che tutta l’Amministrazione, compresi l’ufficio tecnico e quello legale, abbiano potuto commettere un errore così grave? E perché non hanno risolto il problema sin dal momento in cui ne hanno avuto conoscenza? L’opposizione nulla sapeva? Il Comune di Salerno, dopo aver venduto negli anni precedenti tutto ciò che era possibile alienare, compresi i gioielli di famiglia (Centrale del latte e l’azienda del gas) recentemente da deciso di vendere a scopo edificatorio la parte residua dell’area ex cementificio che la volontà contrattuale dei contraenti aveva riservato a parcheggi e giardini; in virtù di questa clausola, riconosciuta essenziale da entrambi i contraenti, il Comune pagò un prezzo stracciato, con danno per lo Stato che rimborsò alla venditrice il minor importo incassato dalla vendita. Inutile sottolineare che la destinazione ad abitazioni e locali commerciali da costruire in luogo dei parcheggi e del verde esistente, reca un gravissimo danno alla cittadinanza, tanto più avvertito perché viene abolita anche una stazione degli autobus comodissima, sita al centro della città. Negli atti notarili è stato affermato, infondatamente, che il vincolo imposto da detta clausola era superato a seguito dell’avvenuta modifica da parte del Comune della destinazione urbanistica della zona interessata, senza considerare che detto vincolo, perenne e senza scadenza, non può essere cancellato dal Comune con un suo atto amministrativo. Pertanto se il vincolo è ancora esistente e funzionale si rilevano negli atti di vendita due profili di illiceità: uno penale per il falso in atto pubblico e uno civile perché il Comune non aveva il potere di vendere le aree con una destinazione diversa da quella pattuita con il suo dante causa. La violazione di detta clausola rende sicuramente annullabili innanzi al giudice civile i trasferimenti in questione, mentre resta di competenza del giudice penale la questione della falsa attestazione. il problema è solo quello di individuare chi ha titolo per chiederne l’annullamento. Le parti interessate sono tre, trascurando il Comune di Salerno che non ha nessuna convenienza perchè sarebbe l’unica parte soccombente in un eventuale giudizio, pagando fior di milioni; 1) La società venditrice Italcementi può chiedere ed ottenere il pagamento dell’intero prezzo in base ai valori di mercato, con maggiorazione di interessi e rivalutazione, che però non sarebbe per essa di nessuna utilità perché dovrebbe rimborsare allo Stato il maggiore contributo incassato e, in più, pagare le eventuali imposte dovute sulla plusvalenza. In alternativa, per dimostrare che la clausola di cui si discute fu apposta solo nell’interesse della cittadinanza, può chiedere l’annullamento degli atti di alienazione ripristinando la situazione voluta con l’atto di cessione al Comune. Un’ipotesi più ardita porterebbe a considerare la possibilità che la società venditrice chieda la risoluzione dell’atto di vendita al Comune per violazione della clausola essenziale, ritornare in possesso di tutta l’area per rivenderla, con un lauto guadagno, nello stato in cui si trova con la più favorevole destinazione urbanistica creata dal Comune. Per Salerno oltre al danno anche la beffa grazie alla lungimiranza del Sindaco e compagni. 2) Un interesse ad annullare gli atti di vendita può averlo anche chi ha acquistato i suoli in base a una dichiarazione mendace, posto che non può realizzare quello che potrebbe fare in forza della modifica urbanistica operata dal Comune. 3) Lo Stato ha tutto l’interesse a promuovere un’azione ristoratrice dei danni subiti in occasione della stipula dell’atto di provenienza a un prezzo molto basso in base a una clausola oggi violata. Pertanto copia degli atti dovrebbe essere mandata all’Agenzia delle entrate e al Ministero dello sviluppo economico che erogò il contributo alla Italcementi in base alla L. 219/81. In sostanza la violazione della clausola potrebbe forse addirittura portare all’annullamento del primo atto di vendita al Comune e a cascata delle vendite successive effettuate, creando uno scompiglio giuridico mostruoso. Si è avuta notizia di un comitato cittadino che avrebbe intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica per l’avvio di un processo penale che porterebbe alla condanna di quelli che hanno dichiarato il falso, senza che ne derivi la nullità degli atti di vendita che non rientra nella competenza del giudice penale. Questa procedura che ha sicuramente il pregio di costare poco o niente al contrario del giudizio civile che sarebbe molto costoso; potrebbe essere utile per smuovere le acque soprattutto se la Procura dovesse disporre un sequestro cautelativo. La strada più efficace sarebbe quella di costituire, a iniziativa dell’opposizione, un comitato di cittadini disgustati da quanto successo, disposti a anticipare le somme occorrenti per il giudizio civile che non sarà semplice e breve, e attendere la condanna del Comune al rimborso delle spese all’esito del contenzioso. Temo che tutto ciò non sarà facile per cui non si riuscirà ad impedire questo sfregio illegale e dannoso. Come si può notare gli atti posti in essere dal Comune con riferimento a piazza Cavour e all’area ex cementificio sono caratterizzati da faciloneria, ignoranza e superficialità (per tacere d’altro) con gravissimi danni per la città. Per ritornare al punto da cui siamo partiti è possibile chiedersi qual è stata sull’argomento l’influenza di poltrone e friarielli? Tutti, compresa l’opposizione, hanno fatto l’interesse della cittadinanza opponendosi con vigore alla volontà del Condottiero supremo e alle sue decisioni? Mah!