Salerno. Neuroradiologia, fuga dal Ruggi - Le Cronache Ultimora
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Salerno. Neuroradiologia, fuga dal Ruggi

Salerno. Neuroradiologia, fuga dal Ruggi

La grave carenza di personale, sia medico sia infermieristico, non sembra essere il problema più grave da risolvere per le direzioni sanitaria, amministrativa e generale dell’azienda ospedaliera universitaria avente sede a Salerno città, il “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”. Si tratta, infatti, di un problema già più che noto, cui si dovrebbe far fronte con estrema urgenza da così tanto tempo che sembrerebbe quasi più realistico immaginare i nuovi reparti del nuovo plesso ospedaliero in fase di costruzione piuttosto che immaginare nuove procedure concorsuali per l’assunzione di personale. Eppure, non è questo il problema più grave che dovrebbe, attualmente, riguardare con una certa urgenza gli uffici delle direzioni. Infatti, sono tanti i reparti che, a vario titolo, si sono lentamente ma anche inesorabilmente svuotati numericamente, e nel corso del tempo la situazione si starebbe verificando con sempre maggiore frequenza. A prescindere da quelle che potrebbero essere le motivazioni che legano il personale medico e infermieristico a un filo rosso fatto di promesse mancate, turni ancora una volta rinvigoriti soltanto in termini orari e impossibilità di raggiungere quegli scatti in avanti necessari, nonché voluti e guadagnati sul campo, per una progressione di carriera, resta il punto cruciale della situazione: tanti, troppi stanno abbandonando una nave che, come ammesso dallo stesso direttore generale Vincenzo D’Amato durante la conferenza stampa di presentazione del progetto esecutivo del nuovo “Ruggi”, risulta in un evidente stato di obsolescenza. A far scuotere ulteriormente i rami, in gran parte già spogli, della struttura organizzativa del “Ruggi”, è la polemica che si sarebbe innescata per i reparti di Neuroradiologia diagnostica ed interventistica e di Radiologia vascolare ed interventistica. I due reparti, pur occupandosi formalmente di radiologia in entrambe le unità operative, hanno differenze sostanziali: basti pensare che, fino al cambio di piano aziendale, l’unità operativa di Radiologia vascolare ed interventistica risultava essere una “semplice dipartimentale”, quindi una Uosd resa poi Uoc al pari di neuroradiologia. La forzatura sarebbe emersa nel momento in cui si sarebbero palesate le differenti prerogative delle due unità operative rispetto a quanto poi sarebbe stato “forzatamente deciso” in termini di gestione dei reparti. In effetti, la differenza sostanziale tra neuroradiologia diagnostica ed interventistica e radiologia vascolare ed interventistica sta nel fatto che la prima si occupa di una parte ben precisa del corpo, che va dalle spalle in su e comprende anche la colonna vertebrale, mentre la seconda si occupa – ed interviene – di tutto il resto del corpo umano. Logica vorrebbe, a queste condizioni, che le unità operative fossero gestite da chi ha già esperienza comprovata sul tema di più stretta competenza: sarebbe invece stato preferito un altro medico, tecnicamente radiologo quindi formalmente in linea con quanto necessario per la gestione degli incartamenti amministrativi, ma sostanzialmente lontano da quanto di sua più stretta competenza. Per legittimare la parte puramente amministrativa, una nota di fine settembre del 2024, a firma del direttore dipartimentale Renato Saponiero annunciava che “le prestazioni di neurointerventistica vascolare saranno gestite e coordinate dal Direttore ff della UOC Radiologia vascolare ed interventistica, dr Daniele G. Romano, sotto la mia stretta supervisione e coordinamento”. Il dottor Romano, quindi, sarebbe diventato direttore di una unità operativa semplice dipartimentale che, dopo il passaggio da Uosd a Uoc, avrebbe richiesto la selezione di un direttore per concorso nazionale: nelle more del concorso, però, è stato nominato –con un concorso interno che riguardava tutti gli afferenti a quella specifica unità operativa – come direttore facente funzioni della neo-formata unità operativa complessa. Due procedure “forzate” che avrebbero fatto registrare l’esclusione di nomi anche più qualificati, in termini di attività pregressa presso quella unità operativa, al solo fine di favorire il nome del dottor Romano, preferito dal Saponiero. La forzatura si sarebbe registrata in due distinti step: il passaggio da Uosd a Uoc avrebbe reso molto più complicato lo svolgimento di attività interdipartimentali, cui il dottor Romano sarebbe stato fortemente interessato per via delle sue competenze specifiche. Mentre nelle Uosd, infatti, è possibile eseguire tranquillamente attività interdipartimentale, nelle Uoc tali attività vanno legittimate. Da qui la nota protocollata del direttore Saponiero, che avrebbe quindi permesso al dottor Romano di proseguire nelle sue attività secondo quanto più affine alle sue competenze specifiche, pur mantenendo di fatto un doppio ruolo. C’è poi la questione dell’anomalia della denominazione dell’unità operativa complessa, che potrebbe addirittura rendere contestabili o nulli tutti i referti firmati con tale denominazione: nonostante faccia fede la firma del medico, infatti, sarebbe comunque contestabile la relazione clinica su carta intestata, in particolare per le prestazioni in regime ambulatoriale, di cui proprio il direttore Saponiero vantò la ripartenza dopo alcuni decenni di stop. A ciò si aggiunge l’assoluta carenza di personale, che avrebbe determinato anche notevoli difficoltà legate all’organizzazione, gestione e suddivisione dei turni notturni, dei weekend e delle reperibilità. Problemi che riguardano solo l’organizzazione interna, a quanto sembrerebbe, poiché per altri casi – tra cui il più eclatante è sicuramente quello riferito all’accordo con il “Moscati” di Avellino per il comparto della neuroradiologia interventistica, che costa e pure tanto alle casse del nosocomio avellinese – sembrerebbe che la disponibilità nel guadagnare un extra sostanzioso (da ultimo rinnovo della convenzione, si legge di consulenze pagate 500 euro l’una) non sia affatto un problema da risolvere, in quanto appannaggio di pochissimi. Il personale è in fuga, tra dimissioni e procedure concorsuali presso altre strutture sanitarie, il direttore Saponiero tarderebbe a rientrare a causa di notevoli problemi di salute che ne comprometterebbero visibilmente anche la possibilità di esercitare (voci di corridoio comunicano che questa mattina, però, potrebbe registrarsi il rientro, o comunque sarà questione di pochi giorni): a questo punto verrebbe da pensare che la necessità di rientro del direttore Saponiero sia legata esclusivamente alla volontà di firmare di sua propria mano le documentazioni necessarie al subentro, al suo posto, di qualche suo “fidato”. E la direzione generale, quella sanitaria e quella amministrativa, nel frattempo, cosa fanno?

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