Michelangelo Russo
L’Ultima Spiaggia è il titolo di un film di successo del 1959, con Gregory Pech. E’ un film apocalittico, incentrato sulla fine dell’umanità a seguito di una guerra nucleare che ha distrutto l’ambiente e avvelenato la vita. E’ un film sulla stupidità degli uomini, la cui razza (come tutta la vita) si estingue dopo avere avvelenato la natura. Abbiamo scelto questo titolo per dedicarlo alla spiaggia di Pastena, celebrata il primo giugno dal Governatore e dal Sindaco come l’avvento di un futuro prospero e felice per Salerno, gemellata per l’occasione con la spiaggia di Cannes, perla della Costa Azzurra. La magia è durata pochi giorni, finché il video di una trivella meccanica usata da un robusto bagnino per piantare l’asta dell’ombrellone nella “sabbia bianca” di Pastena (bianca come alle Maldive, è stato proclamato) non ha fatto ridere a crepapelle tutto il popolo del web. Noi non ci uniamo alle risate, perché, piuttosto, viene da piangere. Ma come è stato possibile un tale attentato all’ambiente naturale? Come è stato possibile spacciare per sabbia l’osceno pietrisco ricavato da una sconosciuta (al pubblico) cava di pietra, depositandolo a tonnellate sulla sabbia naturale (di colore scuro) presente da millenni sulla spiaggia di Pastena? Quello che l’Amministrazione cittadina, nella foga della captazione del consenso popolare plaudente agli eventi mediatici, non ha chiarito (e si è bene guardata dal dirlo) è il perché si sia fatta una scelta così assurda! Non è un caso che, dopo l’inaugurazione, Palazzo di Città non parla più dopo l’incidente della trivella. Ma ricapitoliamo l’aspetto normativo per il ripascimento dei litorali. Il Protocollo d’Intesa tra lo Stato e le Regioni italiane (cui la Regione Campania ha aderito) specifica che i ripascimenti marini devono essere fatti con sabbie della stessa natura, grammatura e colore delle sabbie esistenti da ripascere. Quindi, ovviamente, con la stessa sabbia di mare prospiciente il litorale. O almeno con sabbie così identiche per natura, spessore, grammatura, e colore, a quella da sostituire, che in pratica nessuno può distinguere tra sabbia vecchia e sabbia nuova. Ora, il litorale di Salerno, tutto il nuovo ripascimento, somiglia alla vecchia sabbia quanto le sabbie di Marte possono somigliare a quelle delle Maldive. Sconcerta che nessuna voce autorevole, anche di Parlamentari, si sia levata alta sinora per gridare alla distruzione delle bellezze naturali delle spiagge di Salerno. Eppure gli estremi per considerare la possibile valutazione di un reato di cui all’art. 734 c.p. ci sono tutti. La storia recente della spiaggia del Poetto a Cagliari, devastata da sabbia di colore diverso nel 2001 (ma pur sempre sabbia di mare, si badi, e non pietrisco tagliente come a Pastena) ha porato a un’inchiesta partita proprio per violazione dell’art. 734 c.p. Strano che Salerno, che pure sta in Italia e dunque osserva lo stesso Codice Penale di Cagliari, pare non avere ancora valutato una condizione così peggiore riaspetto alla spiaggia cagliaritana. Ma entriamo nel dettaglio. Come tutti gli interventi pubblici impattanti sull’ambiente e il paesaggio, i lavori di ripascimento avranno certamente interessato le competenze della Sovrintendenza ai Beni Ambientali. Cosa ha detto la Sovrintendenza? Non abbiamo notizie del contenuto del suo parere. Che non può avere ignorato le regole del Protocollo d’Intesa Stato Regioni, di cui prima. Cronache, per dovere d’informazione ai cittadini, vorrebbe conoscere il contenuto del parere. Se c’è, e non può non esserci. Su internet abbiamo trovato però notizia di due pareri di qualche anno fa della Sovrintendenza: il primo sul ripascimento del lungomare di Agropoli, e l’altro sul ripascimento di Casalvelino. Ebbene, possiamo dire che, a prima vista, le carte paiono in regola. C’è il parere ambientale e ci sono tutte le verifiche degli uffici competenti, pure Regionali, sulla idoneità della sabbia nuova a ripascere. Perfino le verifiche di natura e grammatura della sabbia.Ma si spiega: si è trattato di ripascimenti con la stessa sabbia di mare, prelevata dai fondali prospicienti. Dunque, nessuna devastazione! E perché Salerno si è presa la sfrantumazione di cave terrestri?? E perché non si riesce a trovare, su internet, uno straccio di documento che giustifichi l’improvvida scelta? Quanto è costata l’imponente massa di sabbia (si fa per dire) di cava che è stata sversata? Sono interrogativi che presto avranno risposta. Ci accingiamo a chiedere accesso agli atti amministrativi per capirne di più, a breve. Chissà, se le risposte non saranno sufficienti, è probabile che quella di Pastena, se non l’ultima spiaggia, sarà sicuramente l’ultima spiaggia di pietrisco. In fotografia allegata all’articolo c’è la qualità del pietrisco raccolto qualche giorno fa sulla ex spiaggia di Pastena. A presto!





