di Pina Ferro
La presenza a Salerno e nella sua provincia di organizzazioni di tipo camorristico con genesi e matrici criminali diverse, non consente una lettura unitaria del fenomeno. Le ragioni sono da rinvenire nella diversità geografica, storica, culturale, economica e sociale che connota le diverse zone del salernitano, che comprendono il Capoluogo, l’Agro Nocerino-Sarnese, la Valle dell’Irno, la Costiera Amalfitana, la Piana del Sele, il Cilento e la Vallo di Diano. La costante azione repressiva, alla quale hanno contribuito con le loro dichiarazioni anche i collaboratori di giustizia, ha prodotto effetti diversi sui gruppi colpiti. E’ quanto si legge nella relazione del secondo semestre del 2019 redatta dalla Direzione investigativa antimafia di Salerno diretta dal maggiore Vincenzo Ferrara (nella foto a destra)e pubblicata sul sito del ministero. Secondo la Dia, tispetto ai sodalizi di più recente formazione, che spesso si impongono nel territorio solo per brevi periodi, i gruppi storici si sono inseriti con loro imprese di riferimento nel tessuto economico, dove hanno impiegato ingenti risorse. Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, in particolare hashish, marijuana e cocaina, approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente dall’hinterland partenopeo (con i quali i gruppi salernitani condividono anche altre, risultano le attività delinquenziali maggiormente diffuse nella provincia, nonché il prioritario canale di finanziamento e arricchimento. Inoltre, al pari di quanto accertato per la provincia di Napoli, anche in alcune zone del salernitano sono state individuate aree dove si coltivano droghe leggere (marijuana). Come già evidenziato in passato, un peso importante nell’economia dei clan locali rivestono l’usura e l’esercizio abusivo del credito, le truffe ai danni dello Stato e delle compagnie di assicurazione. Infine, uno dei settori maggiormente esposti alle infiltrazioni criminali è quello degli appalti, ambito nel quale, di frequente, si saldano condotte illecite di soggetti mafiosi, amministratori e dipendenti degli Enti che bandiscono le gare. A Salerno si conferma l’operatività del clan D’AGOSTINO nel traffico e spaccio di stupefacenti, nell’usura e nelle estorsioni, al quale fanno capo anche gruppi locali minori. Era il 5 agosto 2019, quando gli agenti della Questura eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei responsabili dei reati di concorso in estorsione e tentata estorsione continuate, commessi da più persone e aggravati dal metodo mafioso: tra gli arrestati figurano un soggetto appartenente alla famiglia Viviani, con base logistica a Salerno nella frazione Ogliara, e un soggetto legato al gruppo D’Agostino. Il consolidato ruolo egemonico del clan D’Agostino segue anni di contrasti con sodalizi di più recente formazione, che avevano provato a scalzarlo, approfittando dell’esecuzione di provvedimenti custodiali, senza tuttavia riuscirvi per l’avvenuto arresto, nel tempo, dei loro stessi promotori e componenti apicali. Lo scompaginamento di quei gruppi non ha comunque minato l’operatività di affiliati a quelle organizzazioni nelle estorsioni e nei traffici di stupefacenti. Lo spaccio, che rappresenta una delle maggiori fonti di introiti illeciti, è di frequente il movente di omicidi consumati e tentati, riconducibili a contrasti per il controllo delle diverse piazze o al mancato pagamento di partite di droga, come attestato anche da provvedimenti recenti. Il 29 luglio 2019, personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di un soggetto, responsabile (unitamente al fratello, all’epoca dei fatti minorenne, destinatario pertanto di altro provvedimento), di un omicidio legato a quei traffici, consumato nel luglio 2017 (si tratta dell’omicidio di Ciro D’Onofrio per il quale è stato già condannato in promo grado Eugenio Siniscalchi). Il 7 agosto successivo, a Salerno, è stato gambizzato un giovane già noto alle forze dell’ordine, nipote della vittima del citato omicidio, denunciato dal padre dei fratelli arrestati, per aver esploso un colpo di arma da fuoco contro la sua auto il giorno dell’arresto del maggiore dei due figli. Nel mese di settembre, personale della Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei componenti di due organizzazioni criminali dedite al traffico e allo spaccio di stupefacenti (eroina, cocaina e metadone), reati aggravati dall’aver utilizzato sostanze da taglio di pessima qualità, tali da aumentare le potenzialità lesive per gli acquirenti e dall’aver operato in prossimità di scuole e di strutture per la riabilitazione di tossicodipendenti. Le due associazioni, seppur collegate da un punto di vista soggettivo, poiché alcuni indagati partecipavano alle attività illecite di entrambe, “…avevano comunque strutturazioni autonome, diverse organizzazioni, diversi canali di rifornimento e differenti zone territoriali di competenza…”: un gruppo ha operato prevalentemente a Salerno, nel rione Petrosino e nel quartiere Calcedonia; l’altro si sarebbe spinto fino alla zona di Vietri sul Mare.
Nell’Agro Nocerino Sarnese alleanza con i clan Napoletani
Nel contesto territoriale salernitano, l’Agro Nocerino-Sarnese è la zona dove, in passato, si sono radicate agguerrite organizzazioni camorristiche, alcune delle quali scomparse dalla scena criminale per effetto di provvedimenti cautelari e della collaborazione con le autorità di elementi di spicco. Ciò ha comportato una rilevante mutazione della mappatura criminale, poiché molti dei suddetti clan si sono sfaldati in gruppi minori autonomi, alcuni dei quali retti dagli individui di maggiore caratura criminale provenienti dai vecchi sodalizi. La nuova architettura delinquenziale ha, negli anni, consentito a clan meglio articolati, provenienti dalle limitrofe province di Napoli ed Avellino – quali i gruppi Fontanella di Sant’Antonio Abate (Na), Cesarano di Pompei (Na), Aquino-Annunziata di Boscoreale (Na), Graziano di Quindici (Av) – di ampliare la loro sfera d’azione. I traffici di stupefacenti sono tra le principali attività illecite dei sodalizi locali, che spesso interagiscono tra loro: una di queste realtà criminali è stata oggetto di un’indagine conclusa dai Carabinieri nel mese di ottobre con l’esecuzione di una custodia cautelare nei confronti dei componenti di un clan – dedito a traffici di stupefacenti (cocaina, crack, eroina, hashish) in diversi comuni dell’area nord della provincia di Salerno – capeggiato da un pregiudicato domiciliato a Nocera Inferiore e tra i cui sodali figura un affiliato al gruppo Fezza -D’Auria- Petrosino di Pagani. Esaminando nel dettaglio le dinamiche relative ai singoli Comuni, si conferma l’elevata fluidità degli assetti criminali di Nocera Inferiore, caratterizzati dall’operatività del clan Mariniello e dal consolidamento di nuovi gruppi, che fanno capo a figure storiche della criminalità locale, inseriti in tutti i settori dell’illecito propri delle associazioni camorristiche (spaccio di stupefacenti, infiltrazione negli appalti pubblici, usura, estorsioni). Al riguardo, il 23 luglio 2019, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare per il reato di traffico e spaccio di stupefacenti: l’indagine ha consentito di smantellare consolidate piazze di spaccio nelle zone di Nocera Inferiore e Nocera Superiore. A capo dell’organizzazione figurava un soggetto originario di Nocera Inferiore che, per poter esercitare l’attività di spaccio in quel comprensorio, versava una tangente a un pregiudicato di Nocera Inferiore, in passato inserito nel clan Contaldo e poi divenuto capo di un gruppo autonomo. Ad Angri, le attività di contrasto hanno ridotto in modo significativo l’operatività dello storico clan Nocera, alias “i Tempesta”, e innescato le mire espansionistiche di giovani pregiudicati, appoggiati da gruppi del vicino entroterra vesuviano. Dell’effervescenza del panorama criminale locale sono indicativi alcuni attentati dinamitardi contro affiliati al gruppo ocera. A Pagani si conferma l’egemonia del clan Fezza -Petrosino -D’Auria, che seppure oggetto di diverse operazioni di polizia giudiziaria condotte nel tempo, mantiene una notevole forza militare, ingenti ricchezze e controlla diversificate attività economiche, forte anche di consolidati rapporti con il mondo imprenditoriale e settori della politica. A Sarno, il gruppo egemone è il clan Serino, dedito prevalentemente ai reati di estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, i cui proventi illeciti sono reinvestiti in attività commerciali e ricreative: anche questo sodalizio ha, in passato, intessuto rapporti finalizzati allo scambio di reciproci favori con alcuni rappresentanti delle istituzioni locali. Anche a Sarno operano nuove leve criminali, non in contrasto con la famiglia Serini, dedite prevalentemente a traffici stupefacenti. A San Marzano sul Sarno e San Valentino Torio, venuto meno il predominio del gruppo Adinolfi, il conseguente “vuoto di potere” è stato colmato da consorterie provenienti dalle vicine province di Napoli e Avellino, che hanno lasciato spazio a nuove leve che, pur non contigue a contesti di camorra, operano in modo organizzato. A Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara la disarticolazione del clan Sorrentino ha generato un contesto criminale connotato dall’assenza di una locale consorteria camorristica di riferimento, dove sono operativi soggetti già inseriti nel citato gruppo, affiancati da elementi riconducibili alle organizzazioni attive a Pagani e Nocera Inferiore. Il territorio di Scafati, zona di confine tra le province di Napoli e Salerno, risente dell’influenza dei clan napoletani Cesarano di Pompei, Aquino-Annunziata di Boscoreale, D’Alessandro di Castellammare di Stabia. La principale consorteria locale è il sodalizio Loreto-Ridosso, dedito al traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni, i cui proventi sono reinvestiti in attività economico-produttive della zona e negli appalti pubblici, per i quali indagini del passato hanno rivelato rapporti con esponenti politici e della Pubblica Amministrazione. Nel comune sarebbero operativi soggetti facenti parte del locale gruppo Matrone, storicamente alleato al clan Cesarano, che opererebbero in sinergia con il citato sodalizio Aquino Annunziata.
Il tentativo di ingerenza del clan Zullo in alcune attività amministrative
Sul territorio vietrese, dove in passato si era imposto il clan Bisogno di Cava dei Tirreni, più di recente si è affermata la famiglia Apicella, oggetto di diverse attività investigative che ne hanno limitato l’operatività ed evidenziato gli interessi criminali nella gestione di stabilimenti balneari, dei servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli (attraverso società intestate a prestanome), nella consumazione di rapine ed estorsioni. Il comune di Cava De’ Tirreni, ricade storicamente sotl’influenza criminale del clan Bisogno, dedito alle estorsioni e all’usura, al traffico e spaccio di stupefacenti, ambito nel quale opera attraverso il gruppo Zullo. A carico di affiliati ed esponenti apicali di quest’ultimo sodalizio, a marzo 2019, personale della Dia di Salerno ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso. Il provvedimento scaturisce dall’operazione “Hyppocampus”, conclusa a settembre 2018, con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione di tipo mafioso finalizzata alla consumazione dei reati sopra menzionati. Ulteriori approfondimenti investigativi hanno fatto emergere un tentativo di ingerenza del clan Zullo (nella foro Dante Zullo) in talune attività amministrative del comune di Cava de’ Tirreni, tramite un ex esponente pubblico, indiziato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in ordine alle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale del maggio del 2015. Il 18 dicembre 2019, personale della Dia di Salerno ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico.
L’alleanza tra i Pecoraro – Renna e il clan De Feo
Il comune di Eboli, è stato, fino agli anni ’90, soggetto all’egemonia del clan Maiale. Le operazioni di polizia e l’adesione di esponenti apicali e affiliati al programma di collaborazione con la giustizia ne hanno minato le potenzialità criminali. Alcuni affiliati hanno cercato di ricostituire il sodalizio, senza tuttavia riuscire a raggiungere il vecchio livello di organizzazione. Allo stato, nell’intera area ebolitana si registra una fase in evoluzione, connotata dall’assenza di carismatiche figure di riferimentoduttivi, in particolare dell’indotto caseario derivante dall’allevamento delle bufale. A Battipaglia è egemone il clan Pecoraro -Renna, la cui gestione è affidata a uomini di fiducia dei leader storici, detenuti, i cui compiti prioritari sarebbero, al momento, quelli di acquisire risorse per mantenere le famiglie degli associati in carcere e di mantenere il controllo delle principali attività illecite (traffico di stupefacenti ed estorsioni). Uno dei suoi punti di forza sono le alleanze con i gruppi napoletani Cesarano e Mallardo o con clan della stessa provincia salernitana – un tempo rivali – quali il clan De Feo. Nel periodo di riferimento, anche nella zona industriale di Battipaglia si sono verificati alcuni gravi episodi che hanno provocato danni all’ambiente. A Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Pugliano opera la menzionata famiglia De Feo che, al pari del neo alleato gruppo Pecoraro -Renna, grazie ad accordi con altre consorterie, starebbe provando ad ampliare la sfera di operatività. Alla descritta alleanza si fa riferimento anche nell’ordinanza eseguita il 1 agosto 2019 dai Carabinieri, a conclusione di indagini che hanno accertato l’esistenza di un accordo finalizzato al controllo dello spaccio di stupefacenti, con la costituzione di una “cassa comune” e la successiva spartizione degli “utili”. Il 15 ottobre successivo, personale della Dia di Salerno ha eseguito un provvedimento cautelare a carico di due pregiudicati, tra i quali il capo del gruppo De Feo, indiziati di estorsione aggravata dal metodo camorristico