di Alfonso Malangone*
Fa molto caldo, quasi come ad agosto. Eppure, siamo ancora a giugno. Di questo passo, è forte il timore che le temperature dei prossimi due mesi possano raggiungere livelli insopportabili. E’ davvero auspicabile che qualche scienziato ‘vero’ chiarisca se siamo in una delle fasi di riscaldamento tra successive ere glaciali ovvero se la diffusione senza freni dei gas serra abbia avviato un processo dalle conseguenze imprevedibili. Come Città meridionale, il problema non è certamente secondario perché determina conseguenze immediate sull’esistenza di tutti, dagli umani a ogni altro essere vivente. Fatta questa premessa, c’è da dire che le foto allegate non ritraggono un’area di savana sub-sahariana e neppure la scarpata di uno svincolo autostradale o le stoppie rimaste dopo il taglio del grano. Purtroppo, esse denunciano la condizione attuale di diverse ‘fioriere’ in differenti punti della Città, dalla zona orientale, in prossimità della nuova spiaggia ‘tipo Maldive’, però con la sabbia un poco più dura, al trincerone est, tra via dei Principati, la Fontana su via Nizza e il terrazzo ‘panoramico’ sulla ferrovia. C’è, poi, un’aiuola presso gli Archi di Barliario. Niente da fare: il caldo ha già ucciso tutto. Ovviamente, quei corpi rotondi che vagano nella sterpaglia non sono serpenti viscidi e, magari, pure velenosi. Per nostra fortuna, sono solo i tubi dell’impianto di irrigazione che avrebbe dovuto assicurare la distribuzione di una minima quantità di acqua per tenere in vita il verde e gli arbusti fioriti. Su questo, non è necessario essere esperti per esprimere il forte disappunto per una posa fatta in assenza di ogni buona pratica, cioè senza né capo né coda. Usando l’italiano. Poi, se qualcuno usa francesismi e anglicismi, può esprimersi con più efficacia. Quello che è certo è che un impianto ad ala gocciolante dovrebbe avere una ben diversa strutturazione. In ogni caso, è noto che questa essenziale attrezzatura è presente, salvo errore, al Lungomare, alla Villa Comunale, a Piazza Alario, a Piazza San Francesco, a Parco Pinocchio, alla Lungoirno, al Parco del Mercatello, in molte rotatorie e in altre aree. Bene. Salvo che al ‘Mercatello’, però, sembra non ce ne siano funzionanti. Morti e, come dimostrano le foto, neppure sepolti. E’ di ieri, poi, la notizia che pure al ‘Mercatello’ ci sono problemi, benché il costo delle opere di irrigazione sia stato pari almeno a 280.000 euro. Questo si legge nel disciplinare di gara. Soldi di tutti, spesi non si sa per chi. Già lo scorso anno, le aree verdi della Città soffrirono molto il calore. Rimasero spelacchiate anche le aiuole della Villa Comunale e perfino i rampicanti presenti sulla recinzione. Fu un periodo nero, chiuso con l’incendio del Colle Bonadies come ciliegina posata da qualche disgraziato su una torta di palta. Le foto del tempo furono davvero eloquenti con riferimento ai giardini, alle aiuole, agli alberi, alle aree pubbliche, alle strade, agli slarghi, dove mancò l’erogazione di una sia pur minima quantità d’acqua. Si disse che nessuno se n’era accorto. Forse, c’erano cose più importanti da fare. Ad agosto. Così, per risolvere in via definitiva il ‘problema’ del verde, alla fine dello scorso anno la Giunta decise di assegnarne ‘in via sperimentale’ la manutenzione alla partecipata Salerno Pulita per la sola consistenza ‘a raso’, o orizzontale. Gli alberi, invece, sono stati oggetto di gara con appalto a società esterna. Successivamente, il 20/03 scorso, il Consiglio ha deliberato l’affidamento del servizio in via definitiva con inizio ufficiale a partire dal successivo 01/05. Per svolgere i nuovi compiti, la partecipata ha assorbito le 28 unità già impiegate dalla società sostituita, ricorrendo all’applicazione della clausola sociale, e ha stabilizzato altre precedenti 41 lavoratori. Adesso, tutto dipende, e dipenderà, dall’efficienza della sua struttura che, salvo errore, poggia su un organico di 468 unità, di cui 34 amministrativi e 434 operativi (fonte: Bilancio). Per questo, la presenza oggi di situazioni critiche, come quelle in foto, potrebbe essere attribuita alle negative, forse indecenti, situazioni presenti nei vari quartieri. Del resto, si è letto che Salerno Pulita curerà anche il ripristino degli impianti di irrigazione e provvederà ad utilizzare un’autobotte per fronteggiare le emergenze. Non resta che avere fiducia e sperare. Auspicando che altre gravi carenze possano essere egualmente fronteggiate. In Città, infatti, non c’è una fontana che funzioni. Alcune, presenti nel centro storico, sono alimentate da sorgenti autonome e, quindi, ‘buttano’ acqua che sarebbe stata comunque ‘buttata’. Anzi, c’è chi segnala fuoriuscite anche da sotto le pavimentazioni stradali e dai tombini. Acqua che si potrebbe incanalare, perché anche questo è uno spreco. Diversa è la condizione delle fontane di ‘scena’ che, come altrove, dovrebbero funzionare con acqua a circuito chiuso, cioè senza consumarla. Per questo, stupisce che siano del tutto abbandonate, pur costruite proprio per fare scena. E’ divenuta una putrida distesa la grande ‘pischera’ o ‘peschiera’ di fronte al Grande Albergo, non funzionano più le due piccole vasche circolari di via Trento e di via Mobilio, sono fuori uso la cascatella di Piazza San Francesco, la fontana monumentale colorata su via dei Principati e, dalla parte opposta, su via Nizza, quella dedicata ai martiri ‘Falcone e Borsellino’. Per quest’ultima, una riflessione è d’obbligo, vista la sua condizione particolarmente mortificante. Un domanda: “per quanto tempo ha funzionato?” Sembra per poco, a causa del calcare che avrebbe ostruito le tubazioni. Peraltro, una vecchia proposta di sistemazione avanzata da terzi sarebbe rimasta nel limbo. Se la sua impostazione progettuale, con cristalli trasparenti e flussi sgorganti, quasi fluenti, rende assolutamente comprensibile la volontà di tramandare il sacrificio dei due Magistrati alle future generazioni, sarebbe doveroso spiegare il senso di un ‘veicolo’ assolutamente inidoneo e fortemente negativo. Laddove la Città non fosse in grado di rispettare un dovere così pregnante, allora sarebbe giusto assumere le giuste decisioni e provvedere a rimuovere almeno la dedica, per non mortificare ulteriormente la dignità di tutti i cittadini consapevoli. In verità, poco importa di chi non comprende l’importanza della riconoscenza nei confronti di coloro che offrirono la vita anche per la sua libertà. Ora, c’è chi dice che le fontane, tutte le fontane, sono state chiuse per evitare utilizzi impropri o indecenti. In un mondo privo di contenuti morali, sarebbe pure possibile. Se così fosse, però, si dovrebbe chiudere tutto quanto potenzialmente adoperabile con modalità sconvenienti. E, comunque, si dovrebbe sempre spiegare perché i delfini delle due fonti storiche sono rimasti all’asciutto. Per quelli di Piazza Conforti fu anche deliberato il ripristino. Nulla da fare. Morti affogati. Che qualcosa si stia muovendo, nel contesto della qualità urbana, è dimostrato dalle piantumazioni di fiori nella parte più turistica. Una novità che attribuisce delle responsabilità. Saranno i prossimi mesi a dimostrare se sia davvero iniziata una nuova era e se anche per le ‘fioriere’ delle foto potrà iniziare una nuova vita. Sarebbe davvero disdicevole se tutto fosse ricondotto a quello che, una volta, si definiva il ‘fruscio della scopa nuova’. A qualsiasi livello di cultura e di civismo, nessun giudizio potrebbe essere diverso dalla condanna, a meno di doversi rassegnare a considerare il degrado come una qualità naturale dell’ambiente e della vita di questa Città. Così, la metafora del famoso libro ambientato nel deserto dei Tartari diverrebbe riferimento inequivocabile di vita per cittadini chiusi nel proprio deserto urbano. Salerno ha davvero bisogno di continuo amore. *Ali per la Città





