Salerno, il 700 torna in vita - Le Cronache Salerno
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Salerno, il 700 torna in vita

Salerno, il 700 torna in vita

di Matteo Gallo

Un’opera viva e collettiva che non si limita a celebrare la bellezza ma la costruisce. È accaduto nella giornata di ieri alla Pinacoteca Provinciale di Salerno, nella storica cornice di Palazzo Pinto, dove gli studenti del liceo artistico Sabatini-Menna hanno donato una nuova e differente esistenza al dipinto anonimo del diciottesimo secolo, Il Banchetto del Settecento, trasformandolo in un potente tableau vivant, quadro vivente. L’opera ha così smesso di essere solo immagine su tela per farsi gesto, parola, danza, suono, pensiero. Protagonisti dell’iniziativa gli alunni della classe ‘IV T’ dell’indirizzo sperimentale Teatro e del triennio di Scenografia, che già lo scorso anno avevano interpretato ‘Le Spannocchiatrici’ del maestro Clemente Tafuri. A guidarli una squadra di docenti di alto pro- filo: Pasquale De Cristofaro, Eliana Elefante, Mauro Graniti, Ida Mainenti, Eugenio Siniscalchi e Cristina Tafuri. Ne è venuta fuori un’azione scenica costruita con rigore e sensibilità, arricchita da costumi d’epoca confezionati dagli studenti stessi e da una narrazione capace di far dialogare il salotto settecentesco con le riflessioni di Denis Diderot, autore del celebre Paradosso sull’attore. «Gli spazi museali devono essere luoghi dinamici e coinvolgenti, soprattutto per i più giovani» ha affermato la dirigente scolastica Renata Florimonte. «I ragazzi sono chiamati a es- sere protagonisti attivi dell’arte e della cultura e non soltanto fruitori». La performance del tableau vivant si è aperta con un’azione danzata per poi proseguire con una breve drammaturgia ispirata a Diderot. L’antico dibattito tra l’attore che vive e quello che recita, tra passione e distacco, emozione e tecnica ha preso la forma di un contrasto consapevole, appassionato e talentuoso. «Del Settecento» ha sottolineato il professore De Cristofaro «dovremmo andare fieri perché fu il secolo in cui la cultura borghese e illuminista seppe liberarsi di incultura e superstizione. Portare in scena questo dipinto ci è parso un gesto naturale, un modo per raccontare un tempo di rivoluzioni anche attraverso il teatro». Gli studenti del Sabatini-Menna non si sono limitati a rappresentare il Banchetto del Settecento ma calandosi letteralmente calai nei panni delle donne e degli uomini di un’epoca lontana hanno avuto il merito di farla vibrare e di renderla attuale sul piano del sentire. «Il nostro intento – ha dichiarato la dirigente Florimonte – è costruire nella città di Salerno una tradizione culturale stabile e riconoscibile anche attraverso questo genere di iniziative, che valorizzano l’identità del nostro liceo celebrando al tempo stesso la ricchezza e la pluralità dei suoi indirizzi». Un percorso che il Sabatini-Menna persegue con metodo e visione, come dimostra l’impegno della classe ‘VG’ dell’indirizzo Audiovisivo e Multimediale – guidata dalla professoressa Claudia Imbimbo – che ha documentato la performance con un accurato lavoro fotografico e video. L’evento del tableau vivant a Palazzo Pinto è stato patrocinato dalla Provincia di Salerno e si inserisce nel progetto I Tesori Nascosti della Campania, promosso dalla Rete dei licei artistici – tra i referenti nazionali la pedagogista salernitana Ester Andreola – con l’obiettivo di valorizzare i beni culturali del territorio. «È fondamentale mante- nere vivi spazi preziosi del nostro patrimonio come la Pinacoteca Provinciale – ha detto Francesco Morra, consigliere provinciale con delega alla Cultura –. Dobbiamo intensificare collaborazioni di questo tipo perché sono capaci di coniugare valorizzazione culturale e partecipazione attiva dei giovani». «Un museo ha una sua vitalità ed è prezioso, oltre che necessario, mantenerla attiva» ha aggiunto Gioita Caiazzo, dirigente del Settore Reti e Sistemi Culturali. «È in luoghi come questo che la creatività si forma, si coltiva e si manifesta». Insomma l’arte, se vissuta e come tale “attraversata” con intelligenza e passione, può diventare strumento di educazione sentimentale, consapevolezza storica e impegno civile. Un’occasione di cittadinanza culturale in cui la scuola può rinnovare il suo ruolo di laboratorio vivo, di pensiero e partecipazione.