Salerno. Ex Italcementi, parla l'ex assessore Martino - Le Cronache Ultimora
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Salerno. Ex Italcementi, parla l’ex assessore Martino

Salerno. Ex Italcementi, parla l’ex assessore Martino

L’architetto Fausto Martino, già funzionario della Soprintendenza BAAS di Salerno, è stato assessore all’Urbanistica del Comune di Salerno dal 1993 al 2004. Quindi per undici anni, fino alle sue dimissioni dalla carica per dichiarato dissenso con De Luca. Successivamente è stato Sovrintendente Capo a Cagliari.

Cronache gli ha chiesto di spiegare la situazione proprio perché era in carica quando il Comune acquistò i suoli dall’Italcementi, nel 1995.

Architetto Martino, a quali condizioni l’Italcementi vendette l’area al Comune di Salerno?

“La vendita avvenne nel quadro della legge per le aree industriali dismesse. La legge, poiché lo Stato finanziava i nuovi insediamenti delle vecchie industrie con i fondi previsti dalla legge sul terremoto, allo scopo di evitare speculazioni fondiarie dei Comuni con denaro pubblico, obbligava gli stessi Comuni a migliorare, con le aree industriali dismesse acquistate, la qualità della vita urbana.

Fu così che per l’area del vecchio Cementificio, mentre erano in corso le trattative per l’acquisto, il Comune adeguò lo strumento urbanistico prevedendo nella zona in cui poi fu realizzato il Grande Hotel Salerno un’area di miglioramento a fini turistici, e nell’area residua (quella in cui oggi si vorrebbero realizzare i due palazzi di 12 piani) una zona destinata esclusivamente a verde pubblico attrezzato e parcheggio auto. Questo era il vincolo legale imposto dallo stesso Comune sul terreno per poter beneficiare delle utilità economiche previste dalla legge 730 del 1986 per le aree industriali dismesse.

Voglio ricordare che, successivamente all’acquisto dei suoli nel 1995, Oriol Bohigas, nel rispetto delle destinazioni urbanistiche consacrate nell’atto notarile di acquisto dei suoli, disegnò lui stesso la sagoma del futuro albergo, la sagoma della lunga fontana, che doveva richiamare paesaggisticamente il percorso dell’attiguo fiume Irno (oggi la fontana è in rovina), e infine l’area destinata a verde pubblico e parcheggio. L’area prevedeva una leggera collinetta attrezzata per il passaggio nel verde, con il parcheggio che, nello stile dei moderni interventi urbanistici, andava nel sottosuolo; con chiari fini di bellezza dell’ambiente e nel rispetto assoluto degli standard urbanistici previsti dalla legge. Questo per chiarire che l’acquisto dell’area del Cementificio avvenne proprio per migliorare la qualità di vita della città di Salerno. La riprova è data dal fatto che il Comune beneficiò di un prezzo di acquisto ridottissimo (500 milioni di lire di allora, all’incirca 3-400 mila euro di oggi) poiché il terreno aveva un vincolo sociale sopra, che non mi sembra adesso rispettato con le prossime costruzioni)”

Questa la ricostruzione storica e giuridica di quanto accaduto.

Questo giornale ha segnalato anche che sta per essere venduto, al prezzo di tre milioni di euro, l’ultimo pezzo di suolo appartenuto all’ Italcementi.

Quello di Via Vinciprova, messo all’asta prima di Natale. È anch’esso, a rigor di logica, sottoposto al medesimo vincolo di destinazione che grava tutt’oggi sui due lotti prossimi alla foce del fiume su cui dovrebbero sorgere i due palazzi di dodici piani. Verosimilmente, anche il nuovo lotto in vendita recita nel bando che i terreni non hanno vincolo a parcheggio e verde. Dunque, bandi, deliberare e carteggio preparatorio del bando, se è così, non dicono il vero. Perché sui suoli, come è stato scritto ripetutamente, c’è un vincolo costituito da un onere reale, derivato dalla legge, che ne impedisce la vendita per fini costruttivi. E, come è stato detto, il centro del problema è stato l’atto notarile che non ha accennato all’esistenza del vincolo legale sui suoli venduti.

Cosa che rende non veritiero l’atto notarile di un affare da decine di milioni di euro. Cronache sta raccogliendo le proteste che fasce di cittadini sempre più estese