Salerno, droga al porto. Masullo resta in carcere - Le Cronache Salerno

Salerno/Cava/Nocera. Droga dal Sudamerica, cocaina e marijuana, per le piazze del Salernitano grazie alle cosche del Reggino, a un intermediario e alcuni complici di origine napoletana. Niente sconti per Alfonso Masullo, 58enne originario di Cava de’ Tirreni, difeso dall’avvocato Sabato Romano e finito in carcere a maggio scorso nell’ambito del blitz eseguito  dalla Dia di Salerno su disposizione del gip che aveva accolto le richiesta della locale procura. Ricorso respinto dalla Corte di Cassazione. Masullo si sarebbe occupato  con i sodali, delle operazioni di recupero per conto della ‘ndrina degli Alvaro, pattuendo, in cambio del proprio servizio, corresponsione di quota parte ed essendo sin dal capo di imputazione provvisorio precisato che l’indagato avesse operato quale organizzatore e coordinatore delle operazioni materiali e burocratiche inerenti al recupero della sostanza stupefacente giunta al porto di Salerno.  L’indagato nella richiesta alla Cassazione aveva rimarcato come lui stesso fosse un confidente della Guardia di Finanza alla quale aveva rivelato indicazioni temporali ed operative che resero possibile il sequestro della droga. Per la Cassazione che conferma l’ordinanza del Riesame di Salerno le informazioni del 57enne alle “forze dell’ordine sono in grado di escludere il dolo, come vorrebbe Masullo. Sempre dalla puntuale ricostruzione dei fatti contenuta nell’ordinanza, infatti, emerge che la volontà di coadiuvare le forze dell’ordine insorse  Masullo soltanto “in seconda battuta”, vale a dire quando cominciò a temere la reazione del “gruppo Alvaro” (‘ndranghetista), che pensava di essere stato truffato”. Secondo l’ipotesi accusatoria condivisa dal giudice i salernitani avevano intrattenuto rapporti con appartenenti alle cosche degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria). Elemento centrale del gruppo Carmine Ferrara residente a Giffoni Valle Piana il quale avrebbe svolto la funzione di intermediario tra i narcotrafficanti stranieri e le organizzazioni operanti sul territorio nazionale. Durante le investigazioni è stato acclarato che il porto di Salerno è assurto ad hub nazionale per l’importazione di droga dal Sudamerica. L’indagine è arrivata a una svolta quando lo scorso anno gli uomini della Dia avevano rinvenuto 22 quintali di cocaina celati in un container proveniente dall’Ecuador ed imbarcato su una motonave battente bandiera libanese. Le operazioni sarebbero state coordinate da Francesco Volpe e la vecchia conoscenza Cataldo Esposito detto ‘o ragiunier residenti nei Picentini e avrebbero visto l’interesse della famiglia calabrese degli Alvaro, Nicola e Francesco finanziatori dell’importazione e acquirenti della cocaina, rappresentati in territorio salernitano, per le operazioni di intermediazione con Carmine Ferrara ed il collaboratore Salvatore Rocco, dal calabrese Fortunato Marafioti e dal napoletano di Barra Errico D’Ambrosio quest’ultimo avente il ruolo di delegato della famiglia Alvaro e dei co-finanziatori “napoletani”.

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