La dipartita di una persona che si è frequentato, riporta la mente ai momenti in cui si è interagito con lo con essa. Apprendere da social la morte del prof. Angelo Pesce, mi ha riportato alla mente il giorno in cui lo conobbi. Doveva venire a Salerno per presenziare a una manifestazione in occasione dello sbarco di Salerno, ci avevano chiesto se potevano occuparci del transfert. Fu in quel viaggio di andata e ritorno da Torre Annunziata che ebbi modo di ascoltare piccoli particolari della sua vita lavorativa. La mia prima impressione fu quella di aver conosciuto una persona, che amava il suo lavoro. Uno tra i primi, se non il primo geologo a laurearsi all’università Federico II di Napoli, entrato giovanissimo nel mondo del lavoro della industria petrolifera italiana, fu inviato all’estero. Erano anni non facili per l’industria petrolifera italiana che si voleva affermare all’estero, ma lui riuscì con il suo acume a immedesimarsi e capire quei popoli fino ad entrarci in sintonia. Ci raccontò che nel aver capito che in Arabia le popolazioni amavano molto i cammelli fu così che per creare un rapporto più favorevole e conquistarne la fiducia e far sì che l’industria che rappresentava potesse avere quei permessi necessari a svolgere il lavoro per cui stavano in quel territorio, realizzo e pubblico una ricerca sul cammello. Decisamente un approccio differente rispetto a tutti gli europei che consideravano gli indigeni alla stregua di popoli inferiori. Il libro sul cammello piacque tanto ai poli arabi e schiuse all’ autore molte porte dandogli la possibilità di superare molte difficoltà poste dai concorrenti che avevano l’egemonia in quei luoghi. In quegli anni conobbe diversi ex ufficiali che avevano combattuto nella invasione dell’Italia nel 1943. Ma questa è un merito che gli riconoscono tutti. Io Angelo voglio ricordarlo come colui che scrisse un libro parlando di cammelli.
Giovanni Terranova Console provinciale Maestri del lavoro SA.