C’è chi sostiene che, in Italia, tutti paghino per i loro errori, eccetto i Magistrati. Perché, i rimborsi per le sentenze errate sono versati dallo Stato, cioè da noi cittadini, salvo a recuperare nei confronti dei Giudici, se e quando questo accade. Potrebbe essere un rilievo corretto, chissà, ma se pure lo fosse, sarebbe comunque sbagliato. In realtà, risulta che anche ai politici sia consentito di non pagare per i loro errori. E, infatti, salvo le ipotesi esecrabili di comportamenti contrari alle Leggi, per profitto proprio e/o altrui, tutte le conseguenze di eventuali decisioni sconvenienti per gli interessi dei cittadini finiscono con il ricadere su di essi trasformandosi, immediatamente, in prelievi sul frutto dei loro sacrifici. Non è il caso di fare esempi, come potrebbe essere il caso del Palazzetto dello Sport presso l’Arechi, costato oltre 18milioni di euro ed oggi ridotto a uno scheletro di cemento in completo abbandono. Però, su un episodio accaduto in questi giorni non è giusto sorvolare, visto che causerà un esborso di ben 1,7milioni di euro in cambio di niente. Si tratta, nello specifico, della definizione transattiva del contenzioso insorto tra il Comune e la società costruttrice interessata alla realizzazione del garage sotterraneo di Corso Garibaldi. E, forse, si dovrebbe essere anche contenti di questo accordo, visto che la controparte aveva avanzato la richiesta di un risarcimento complessivo pari a circa 5milioni di euro. E’ una vicenda che merita di essere approfondita per comprendere, per quanto possibile, i motivi che hanno reso l’infrastruttura, annunciata come di estremo interesse per la Città, in una fonte di danni patrimoniali e finanziari. A parte ogni riflessione sull’opportunità di scavare fino a dieci metri di profondità, per due piani, in prossimità di pilastrature di edifici storici, di vecchia costruzione, in un terreno poco compatto e percorso da falde e flussi di acqua di varia natura. Ma, parlarne è utile anche perché a breve potrebbe esserci un altro episodio simile, forse più dannoso, con riferimento al garage sotterraneo di Piazza Cavour, pure cancellato, e alla richiesta di risarcimento che potrà essere avanzata dalla società costruttrice in aggiunta a quella già inoltrata pari a 3,3milioni di euro. In definitiva, una incognita pesa sul Bilancio della Città nel quale non sembra siano state accantonati fondi adeguati. Ma, questo è un altro discorso. Per la vicenda di Corso Garibaldi, lasciando da parte la sua storia ultradecennale, la prima data significativa è quella della delibera di Giunta n. 501 del 19/12/2019 con la quale fu approvato, in via definitiva, il ‘Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica’ presentato dall’impresa costruttrice e già esaminato, e positivamente approvato, dal Dirigente del Settore Mobilità-Trasporti e dalla Società esterna di validazione nominata per tale finalità. In sintesi, venne autorizzata la costruzione di un garage di due piani sottoterra, per complessivi n. 120 box e posti auto, in forza della concessione per 90 anni del diritto di superficie sulla particella catastale n. 3122 di mq. 2.517. Con lo schema di convenzione allegato alla delibera, vennero modificate e integrate sia le clausole del precedente contratto sottoscritto con l’impresa in data 28/09/2016, rep. 56396-racc. 23090, sia le caratteristiche della struttura che, con la delibera n. 93 del 04/04/2017, avrebbe dovuto avere 54 box e posti auto disposti su un solo piano. In sostanza, il 19/12/2019, si autorizzò un vero e proprio raddoppio dell’opera. A seguire, “con provvedimento prot. n. 3623 del 11/01/2021”, il dirigente del Settore Mobilità-Trasporti attestò “la conclusione con esisto favorevole della conferenza di servizi in conformità ai pareri acquisiti”. A questo punto, però, successe il patatrac. Qualcuno, forse proprio il Dirigente del Settore, si accorse che nel bando di gara l’area interessata era stata indicata in complessivi mq. 2.200, non 2.517, e, per questo motivo, ritenne necessario invitare ad apportare le conseguenti rettifiche. Una prima domanda è d’obbligo: “perché in Consiglio e non in Giunta”? Chissà. Di fatto, l’art. 42 del TUEL che disciplina le competenze del Consiglio, non sembra fornire una indicazione precisa, salvo ogni errore. In ogni caso, la questione fu ‘passata’ ai Consiglieri alcuni dei quali, secondo quanto si legge, ebbero consapevolezza della gravità del problema e delle responsabilità ad essi attribuite. Così, nella riunione del 09/02/2022, ci fu un fuggi-fuggi generale tra i rappresentanti della Maggioranza. Peraltro, lo stesso Assessore all’Urbanistica del tempo, chiamato dal Sindaco a dire, rilasciò una dichiarazione che avrebbe fatto invidia agli indovinelli della Sfinge. Basta leggere. Alla conta finale, dei 26 aventi diritto, votarono in 20, di cui 14 favorevoli, uno contrario e cinque astenuti. In quella delibera, poi, la n. 3, fu assunta un’altra decisione davvero sorprendente. I Consiglieri a favore decisero di imporre al costruttore di posticipare i lavori a dopo il completamento del parcheggio di Piazza Cavour che, come si sa, adesso è miseramente naufragato. Che la faccenda sia ancora seria, è dimostrato dal fatto che sul sito del Comune, straordinariamente e diversamente da ogni altra delibera, sono presenti le trascrizioni delle dichiarazioni dei singoli Consiglieri intervenuti. Cioè: “forse ricordare chi votò a favore può essere utile a futura memoria”? Perché, poi, il costruttore ha davvero contestato la delibera chiamando in giudizio il Comune e chiedendo la restituzione di circa 1,5milioni, già versati, e un risarcimento danni per ulteriori 3,6milioni. Quindi, circa 5milioni in totale. Qui finisce la ricostruzione per la quale, considerata la mole della documentazione consultata, è doveroso formulare ogni riserva. Adesso, grazie alla transazione, la questione si può chiudere con la ‘modica’ spesa di 1,7milioni. Se si guarda alla probabilità di perdere in giudizio, può essere una scelta positiva. Tuttavia, non si comprende perché, per una vicenda che appare gestita con grande distrazione da parte dei tecnici e con evidente superficialità da parte dei politici, adesso debbano intervenire i cittadini con i loro soldi. Ci sono documenti ‘parlanti’ e dichiarazioni precise che consentono di risalire ‘a chi ha fatto o non ha fatto, ha detto o non ha detto’, a chi, cioè, avrebbe dovuto agire curando l’interesse dei cittadini e lavorando per il benessere della Comunità. Per sapere i nomi, non è difficile. Basta andare sul sito del Comune, e leggere. Tuttavia, sarebbe corretto che fossero gli stessi interessati a pronunciare una parola di scusa, perché rappresentare la Comunità non attribuisce una posizione intoccabile e ingiudicabile, al di sopra di tutto e di tutti. Né può essere chiesto al popolo di pagare, quando anomalie evidentissime emergono da una documentazione fin troppo chiara. Se la delibera fu votata convintamente, si traggano le conseguenze. Se fu votata inconsapevolmente, forse converrebbe fare qualcosa in più. Red.Eco.
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