Sono stata dipendente del Comune di Salerno per 41 anni e 8 mesi e per oltre 20 anni sono stata la Responsabile della Biblioteca Emeroteca di Villa Carrara, di cui nei giorni scorsi si è sancita la chiusura. Premetto che ho esercitato la mia responsabilità con passione, perché il lavoro in ambito culturale e sociale è così: io lo ritengo simile a quello degli insegnanti. Professionalità e competenza sono la premessa, ma bisogna anche mettersi in gioco continuamente, bisogna metterci l’anima. Inoltre, ho sempre vissuto il mio lavoro come la rappresentazione, in altre forme, del mio impegno quale delegata sindacale della Funzione Pubblica CGIL che sintetizzo così: la difesa dei diritti dei lavoratori e l’attenzione ai bisogni dei cittadini, materiali e immateriali, sono inscindibili e hanno come scopo comune la valorizzazione dei servizi pubblici. Per questo, oggi ritengo sia mio dovere e mia responsabilità civile raccontare la vera storia della Biblioteca Emeroteca del Comune di Salerno, così come l’ho vissuta e offrire alle cittadine e ai cittadini di Salerno alcune considerazioni e proposte. Un po’ di storia: la Biblioteca Emeroteca fu istituita nel dicembre 1998 quale “luogo di aggregazione sociale e culturale nella zona orientale della città, carente di tali luoghi”. Venne stipulata una convenzione con il Sovrano Militare Ordine di Malta, proprietario della struttura, che prevedeva, a seguito della quantificazione dei costi, l’utilizzo gratuito della sede, esclusivamente per scopi culturali e sociali, in cambio della ristrutturazione dello stabile, all’epoca in stato di abbandono ed oggetto, per questo, delle giuste proteste dei cittadini che ne richiedevano, anche per il grande valore storico e architettonico, la ristrutturazione e la fruizione pubblica. Rappresento brevemente quali sono state, negli anni, le attività della Biblioteca: In primo luogo, si è provveduto all’aggiornamento periodico delle dotazioni librarie che è avvenuto prevalentemente con contributi regionali, attribuiti a seguito della presentazione di progetti mirati. Si è costituito così un patrimonio librario di circa 13.000 testi, opportunamente catalogati e suddivisi in Macro Aree Tematiche (Narrativa e Saggistica, Scientifico – Ambientale, Territorio, Educazione alla pace e Ragazzi). Mi sembra, inoltre, importante sottolineare la rilevanza sociale e aggregativa del Servizio Emeroteca che ha dato l’opportunità ai cittadini (nell’orario mattutino soprattutto anziani) di consultare giornali e riviste specializzate settimanali e mensili. La Biblioteca è stata anche luogo di accoglienza e di formazione per tanti giovani: tirocinanti dell’Università, studenti di Progetti di Alternanza Scuola-Lavoro, operatori del Servizio Civile. E poi, i Progetti, tanti: quelli proposti dalle Associazioni e patrocinati dall’Ente e quelli promossi direttamente dalla Biblioteca e poi realizzati con la collaborazione delle Associazioni. Ne cito solo alcuni: Voci Migranti, Letture senza confini, Letture nei parchi, tutti che oltrepassavano i confini della Biblioteca per realizzarsi non solo nel bellissimo Salone di Villa Carrara (anche utilizzato per i matrimoni civili), ma anche nelle scuole, in altre sedi pubbliche e nei parchi urbani e poi ancora quelli finanziati dal MiBACT, oggi Ministero della Cultura. Insomma, una struttura viva, un costante invito alla bellezza della lettura. Poi è arrivato il Covid e l’emanazione delle giuste misure di contenimento del contagio, i cui effetti sono stati particolarmente limitanti per un servizio fondato sul rapporto quotidiano e in presenza con gli utenti. Prima la chiusura totale, poi l’apertura parziale, ma pur sempre con grandi difficoltà: non è stato possibile riaprire l’Emeroteca, le iniziative sono state ridotte al minimo e con presenze limitate, si è ripristinato il prestito libri da attuare con particolari misure di sicurezza (anche i libri, per disposizione ministeriale, sono stati messi in quarantena: al rientro dal prestito, imbustati e messi per 10 giorni in un luogo arieggiato). E poi arriviamo ai giorni nostri: il personale è andato progressivamente in pensione, mai sostituito con altre unità, malgrado le ripetute richieste sindacali rappresentate alla delegazione trattante di parte pubblica; la competenza del Settore è passata dalla Pubblica Istruzione agli Affari Generali ed infine alle Politiche Sociali (?), è stata avviata e portata a compimento la “trattativa” con il Sovrano Militare Ordine di Malta che, dati i risultati sotto gli occhi di tutti, si è concentrata esclusivamente sulla “liquidazione” della Biblioteca, da attuare senza progettare alcuna alternativa credibile. E allora io mi chiedo e vi chiedo: ma veramente la Città capoluogo di Provincia può essere privata della sua Biblioteca Comunale? Con l’Ordine di Malta è stata tentata una mediazione o sono state stati affrontati solo tempi e modalità della dismissione? Io ho vivo il ricordo di una verifica effettuata da loro rappresentanti, poco prima che scadesse la convenzione e della manifesta soddisfazione da loro espressa, in quella sede, per lo stato dei servizi offerti e per la piena rispondenza alle finalità concordate. E confesso che ne ho tratto la convinzione che sarebbe stato possibile verificare il rinnovo della convenzione, ovviamente con altre modalità e impegnando risorse finanziarie comunali. E allora oggi, la soluzione può essere semplicisticamente trovare un posto qualsiasi, anche decentrato, dove “depositare” 13.000 volumi? E una domanda mi sorge spontanea: ma si conosce il patrimonio della Biblioteca Comunale? A tal proposito, mi permetto di ricordare la definizione di Biblioteca pubblica: “in essa deve prevalere l’aspetto della fruizione rispetto a quello della conservazione”. La “nostra” Biblioteca non contiene testi antichi, che sono oggetto di consultazione, la sua dotazione non è statica, ma è in continua evoluzione. Altrimenti, perché l’aggiornamento annuale? Insomma, lo scopo di questa tipologia di Biblioteca è che i libri passino di mano in mano, il servizio “prestito libri” è il suo fondamento. E allora il quesito da porsi non può essere: “dove li depositiamo questi libri”, ma piuttosto: “quando, dove e con quali risorse umane e finanziarie riapriamo la Biblioteca Comunale”, con le caratteristiche che ho sinteticamente riassunto. Se non si fa questo, non solo si privano i cittadini di un servizio definito essenziale per la vita di una comunità, ma dubito fortemente che, mancando i requisiti fondamentali previsti, possa essere riattribuita alla Città di Salerno la qualifica di “Città che legge” e, di conseguenza, che si possa accedere ai contributi regionali e statali. Caro Sindaco, cara Amministrazione Comunale, se non volete privare Salerno della sua Biblioteca Comunale, oggi, seppure responsabili di ritardo e di manifesta omissione di responsabilità, potete e, secondo me, dovete, trovare una soluzione idonea perché la Biblioteca Emeroteca ritorni a vivere. E se dite che non ci sono le necessarie risorse finanziarie, io vi rispondo, conti alla mano, facilmente verificabili, che, in tutti questi anni, al netto delle spese per il personale e per i costi di gestione, le somme messe a disposizione nel bilancio comunale sono state di ridotta entità. E poi ci sono le scelte politiche: un’Amministrazione Comunale deve indirizzare le sue risorse nell’interesse collettivo. E noi abbiamo veramente bisogno, ancora oggi, dei mega eventi, consentitemi, spesso di dubbia qualità, che durano lo spazio di un momento, non producono ricchezza, ma sono soltanto la rappresentazione effimera della presunta “grande Salerno”? O abbiamo invece necessità di presidi culturali permanenti e diffusi sul territorio che, in collaborazione con le Istituzioni scolastiche, con l’Università degli Studi di Salerno e con le Associazioni culturali e sociali presenti sul territorio, producano cultura diffusa e siano luoghi di aggregazione sociale e di crescita culturale? Credo che su questi temi non sia più rinviabile una presa di coscienza collettiva che rimetta al centro i bisogni veri dei cittadini, materiali e immateriali. E noi, cittadine e cittadini, giovani e meno giovani, non consentiamo che questa morte annunciata arrivi al suo triste epilogo. Chiediamo a gran voce che la Biblioteca Emeroteca riprenda a vivere!
Titti Santulli