
L’avvocato penalista Gerardo cembalo dai domiciliari al carcere di Fuorni. Cembalo era indagato per favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina a carattere transnazionale anche a mezzo di internet. L’inasprimento della misura cautelare è stato disposto dal Gip Pacifico su richiesta del Pm, aveva violato più volte l’ordine restrittivo di non comunicare con l’esterno, parlando via telefono con numerose persone e a volte incontrandole. La relazione della Guardia di Finanza ha spinto il Pm a inoltrare la richiesta al Gip. I contatti andavano avanti da ottobre, addirittura con un cliente del legale già coinvolto in una precedente inchiesta per il nulla osta per l’ingresso in Italia.Ma è con una serie di clienti, con cui si intratteneva telefonicamente per la gestione delle pratiche per i permessi da ottenere per restare in Italia, che si sono susseguiti nei mesi, che hanno fatto scattare l’allarme. All’avvocato giungevano file audio e addirittura documenti di immigrati per poter espletare le pratiche con la Questura. Allegata anche una telefonata tra l’avvocato e un suo collaboratore della struttura ricettiva in Marocco, organizzando anche l’acquisto di arredamento per le stanze. Un comportamento che ieri mattina ha fatto scattare le manette ai polsi e una cella all’avvocatp cembalo LA VICENDA GIUDIZIARIA Il blitz avviene lo scorso luglio e vide coinvolti l’avvocato penalista Gerardo Cembalo, sua moglie Maria Chirico, la sua assistente Nadia Outalbi, l’intermediario Tojammel Hopssain Md alias Oliva, il connazionale del Bangladesh Bilger Mohamed, e gli imprenditori agricoli Armando e Raffaele Nappi della Arfedi di Capaccio Paestum. L’indagine, coordinata dalle sostitute procuratrici Francesca Fittipaldi e Claudia D’Alitto, permise di scoprire un’organizzazione criminale che, grazie allo sfruttamento dei decreti flussi del 2023 e del 2024, favorì l’ingresso in Italia di almeno 144 cittadini extracomunitari. Cembalo, secondo l’accusa, era il “dirigente” del gruppo, mentre Chirico, Hossain e Outalbi ne facevano parte. L’organizzazione avrebbe richiesto mille euro per ogni istanza inoltrata durante i “click day”, duemila per ogni nulla osta e, in caso di ottenimento di un contratto fittizio, altri duemila euro. Gli imprenditori Nappi, invece, avrebbero acconsentito a fungere da finti datori di lavoro per gli immigrati, assumendone 300 nel corso di due anni attraverso la produzione di certificazioni e documenti falsi. In questo modo, avrebbero tratto un profitto tra i mille e i 5mila euro a immigrato. Secondo la procura di Salerno, Cembalo e Nappi avrebbero svolto l’attività illecita “sistematicamente”, reinvestendo i profitti. Gli strani legami con persone del clan Cesarano E poi c’erano Decimo Viola, il vero organizzatore del giro d’affari legato all’immigrazione clandestina e l’imprenditore di Castellammare di Stabia, Catello Cascone, figlio di quel famoso Ferdinando Cascone che negli anni novanta aveva favorito la latitanza del boss Ferdinando Cesarano in provincia di Salerno.