di Marco De Martino
SALERNO – «San Matteo, pensaci Tu»: tanti anni fa i tifosi della curva sud chiesero, con queste poche ma significative parole affidate ad uno striscione, l’intercessione del Santo Patrono di Salerno per far sì che la Salernitana riuscisse a trovare la strada giusta e, quindi, la vittoria. Dopo averlo solennemente festeggiato ieri, stasera i salernitani si attendono dal loro amato Protettore la «grazia». All’Arechi arriva un Frosinone mai così in alto in classifica in serie A, reduce da tre risultati tuili, un pareggio e soprattutto due vittorie pesantissime e dunque più che mai carico ed agguerrito. Al contrario, la Salernitana sta vivendo il momento più buio da quando al timone c’è Paulo Sousa. Due sconfitte consecutive (evento mai verificatosi con il tecnico granata), gli uomini simbolo Dia e Coulibaly ancora ai box e tante, troppe polemiche hanno riportato ai minimi storici il morale di tutto l’ambiente. Dopo la scoppola subita appena quattro giorni fa da un Torino tutt’altro che trascendentale, la Salernitana ha ora la possibilità di riscattarsi immediatamente all’Arechi in quello che può essere definito già come il primo crocevia stagionale.
PRIMO CROCEVIA In prima istanza perchè, se malauguratamente dovesse arrivare un altro risultato negativo, la panchina finora saldissima di Paulo Sousa potrebbe iniziare a scricchiolare. Inoltre la gara contro il Frosinone rappresenta uno scontro diretto per la permanenza in serie A e queste gare, soprattutto quando vengono disputate tra le mura amiche, vanno assolutamente vinte nell’ottica futura dei calcoli che potrebbero essere fatti a fine stagione per una ipotetica classifica avulsa. Uno, quello di Lecce, la Salernitana l’ha già perso e dunque quello contro i ciociari ha già un valore altissimo. Terzo motivo per vincere questa gara, la spinta emotiva che potrebbe dare alla Salernitana in vista di un altro scontro diretto, quello in programma mercoledì prossimo ad Empoli.
SERVONO I FATTI La Salernitana, al netto delle pesanti sconfitte subite contro Lecce e Torino con cinque gol incassati e nessun messo a segno, ha comunque fatto intravedere qualcosa di buono. A Roma e contro l’Udinese la squadra era, nè più nè meno, quella vista nella passata stagione. Vero è che le assenze di Coulibaly e Dia hanno inciso non poco sull’involuzione della squadra negli ultimi 180’, ma senza eccellere Cabral e compagni hanno comunque creato tanto sia contro i salentini che contro i piemontesi, colpendo due pali e sfiorando ripetutamente la via del gol, specialmente al Via del Mare. Non è tutto nero, dunque. Toccherà però ai calciatori, da Candreva a Mazzocchi, da Ochoa a Gyomber fino ad arrivare ai nuovi Martegani e Cabral, dare la sterzata decisiva alla stagione con i fatti. Niente più distrazioni, niente più musi lunghi, ora c’è bisogno di carattere, determinazione e voglia di lottare. Perchè San Matteo può intercedere, ma non può buttare la palla in porta.