di Salvatore Memoli
Il calcio a Salerno ha sempre avuto un livello di partecipazione diffusa, generale e di forte impatto per lo sport e per la vita cittadina. Sì potrebbe dire altrettanto per le tifoserie di altre città o addirittura di altre nazioni che hanno scritto pagine di storia interessanti e ricche di memorie che meritano di non essere mai dimenticate.
A Salerno i tifosi sono un corpo sociale a sé stante, una realtà solo apparentemente complessa che é radicata in tutti gli ambienti sociali ed in tutti i livelli della vita cittadina. Si tratta di un numero elevato di persone che cresce progressivamente e che vede soprattutto i giovanissimi legarsi alla grande famiglia dei tifosi, allinearsi alle regole del gruppo, riconoscere quelli che sono dotati di forte ascendente e di carisma nella guida della tifoseria. I capi della tifoseria sono istituiti dal riconoscimento collettivo dei loro meriti, sono tifosi che vivono la vicenda sportiva con intensità, che le dedicano tempo, passione, disponibilità, oltre ogni immaginabile previsione. Lo sport ha delle leggi abbastanza rigide di cui i tifosi sono custodi fedeli, gelosi di proteggere tutti gli aspetti che toccano le vicende calcistiche che anche quando sono incomprensibili trovano nella tifoseria il sostegno giusto per incoraggiare. L’organizzazione della tifoseria é capace di suggerire l’esempio di un alveare dove ogni diversità converge verso l’unica capacità di essere all’unisono una grande forza sociale produttiva e di sicuro sostegno per la squadra.
Nessuno può pensare di fare a meno di una tifoseria, non sarebbe immaginabile e non sarebbe possibile perché é come una forza della natura che irrompe sulla scena e prende parte alla vicenda calcistica a pieno titolo rendendola la più vera manifestazione popolare che una città possa avere. Senza i tifosi non ci può essere Salernitana! É questo che dovrebbe considerare chi pensa di diventare parte azionista della squadra cioè della società calcistica. É come avere un socio occulto, per modo di dire, che é più rispondente ad un ruolo di controllore, super partes, che presiede alle vicende societarie, partendo sempre da dati calcistici, tecnici, vissuti, provati, verificati e mai determinati da interessi che non siano una valutazione legata alle caratteristiche reali della squadra. I tifo é l’urlo che sostiene l’agonismo, che non conosce padroni, che non si fa piegare da illusioni e che non teme nessun avversario. La squadra ha una sua borsa di valutazione: la tifoseria ne detta il successo o l’insuccesso del titolo.
Non sono i capitali che fanno la squadra, con quelli la si compra ma per mantenerne il valore d’acquisto e per potenziarlo occorre l’afflato della tifoseria. Immaginiamo uno stadio vuoto? Se non é possibile pensarlo, é altrettanto difficile accettare le ristrette mentalità societarie di chi pensa che il pallone é suo e può fare quello che vuole. Sono segnali deprimenti che richiamano gli assalti alla diligenza che quasi sempre non portano lontano. Delle due l’una recuperare un equilibrio virtuoso società, squadra e tifoseria ovvero riconoscere alla tifoseria il valore storico di forza trainante e determinante. Se poi si accetta un consiglio il patron scelga in città i suoi amici senza far ricadere il peso, il suo e quello dei suoi amici, soprattutto per le ambizioni extra calcistiche, sulla Salernitana calcio che é, é stata e sarà, una realtà che spegne le ambizioni che la mortificano e sostiene chi le dedica l’attenzione calorosa e passionale, come é stato per tanti protagonisti del passato « patron » che hanno ricevuto tributi non richiesti e non sollecitati dalla tifoseria che quando dà, premia visibilmente da lasciare memoria nella storia.