Salernitana, col Potenza in ricordo di Plaitano - Le Cronache Salernitana
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Salernitana, col Potenza in ricordo di Plaitano

Salernitana, col Potenza in ricordo di Plaitano

di Enzo Sica

SALERNO – Sono ormai trascorsi più di 62 anni da quel lontano 28 aprile 1963, ma quando Salernitana e Potenza tornano ad affrontarsi chi ha i capelli bianchi ricorderà senz’altro quanto accaduto in quella drammatica domenica che doveva essere di calcio e che invece si tramutò in una giornata macchiata di sangue. Lo sa bene Umberto Plaitano, oggi 82enne, ricordando il papà, Giuseppe (nella foto) che morì all’interno del nostro stadio Donato Vestuti nel corso di una partita di calcio di serie C tra la Salernitana e il Potenza. E’ fu il primo tifoso a morire su un campo di calcio. Aveva all’epoca 48 anni Giuseppe Plaitano, era maresciallo maggiore della Marina, lavorava nella clinica Lauro di cui era proprietario il presidente dell’epoca della Salernitana, Enrico Vigorito. E quella gara contro i lucani non voleva assolutamente perderla. Lo scorso aprile, in occasione del 62esimo anniversario dalla scomparsa di Giuseppe Plaitano, così suo figlio Umberto ricordò quella tragica giornata.
Ecco, Umberto, cosa ricordi di quella drammatica giornata che segnò irrimediabilmente la tua vita e quella della tua famiglia?
“Ero molto giovane, avevo solo 19 anni, abitavamo dalle parti di via Vernieri dove c’era il cinema Apollo e papà mi volle portare allo stadio per quella gara che valeva tanto sia per la Salernitana che per il Potenza. Ricordo anche che le forze dell’ordine in servizio erano alquanto limitate per un avvenimento importante come lo era quella gara tra due squadre che puntavano entrambe alla serie B. Infatti c’erano anche le elezioni politiche in quella domenica e,forse la partita poteva anche essere rinviata”
E veniamo proprio a quella gara. Cosa successe nel corso della stessa?
“Diciamo che lo stadio era pieno, la tensione alta ma nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto. Entrato allo stadio con papà ricordo che in tribuna c’erano alcuni miei amici con i quali chiesi di vedere la partita. Papà invece si volle mettere proprio in sugli ultimi scalini in tribuna per vedere meglio la partita dall’alto. Poi iniziarono le prime polemiche con l’arbitro, Gandiolo di Alessandria contestato dagli spettatori del settore distinti due dei quali riuscirono anche ad entrare sul terreno di gioco, fermati in tempo dalle forze dell’ordine, prima che potessero raggiungere il direttore di gara con propositi non certo amichevoli”
Quasi un segnale per quello che sarebbe accaduto di lì a poco?
“Si infatti tra polemiche e contestazioni ci fu l’abbattimento della rete di recinzione della tribuna proprio sulla spinta dei tifosi. E cadde sulla pista di atletica mentre i tifosi si riversarono sul terreno di gioco con arbitro e calciatori che scapparono negli spogliatoi. Ricordo che furono lanciati anche lacrimogeni per disperdere la folla sul terreno di gioco. Un vero e proprio caos nel quale, però, cercavo ma non riuscivo a trovare papà. Pensavo che si fosse allontanato dalla tribuna”.
Invece cosa era successo?
“Diciamo che inizialmente non mi aspettavo niente di irreparabile anche se c’erano stati anche alcuni colpi di pistola sparati in aria dalle forze dell’ordine per disperdere la folla. Chiesi ad alcune persone se lo avessero visto ma non ebbi risposte. Seppi, poi, che lo avevano trasportato in ospedale, che era come ricordi, proprio in via Vernieri dove mi precipitai. Trovai mia madre che era stata già avvertita e papà morto in sala mortuaria per un colpo che lo aveva attinto all’encefalo sinistro”.
Ma non erano colpi esplosi in aria solo per disperdere la folla che aveva invaso il campo?
“Così era stato ma evidentemente, visto che papà assisteva alla partita proprio sull’ultimo scalino della tribuna, sotto la tribuna stampa ed era stato colpito in modo accidentale da uno dei proiettili esplosi in aria”
Vita cambiata, dunque, per una partita di calcio?
“Certamente sì anche se la solidarietà per la mia famiglia dell’allora amministrazione comunale fu davvero tanta. Mamma fu assunta come bidella in una scuola, io dopo aver conseguito il diploma il 1 agosto sempre di quell’anno entrai al Comune di Salerno e ci sono stato fino al 2000 quando sono andato in pensione come direttore generale”
Anche se è trascorso oltre mezzo secolo, cosa ti senti di dire?
“Il ricordo per papà Giuseppe c’è sempre anche dopo 62 anni anche se certi episodi così drammatici, riferiti ad una partita di calcio non ci sono più. Resta una fotografia, recuperata di recente, nella quale si vede chiaramente mio padre riverso in una pozza di sangue, sugli spalti, nei pressi della tribuna stampa. Il tenente Gaetano Parasole, che sparò, fu trasferito in Sardegna, come anche il Questore e il Prefetto. Due anni fa ho scritto al Ministro della Giustizia Orlando, ho chiesto di far riaprire il caso. All’epoca, due avvocati penalisti non vollero difenderci. Ancora oggi non porto rancore ma mi assale il dispiacere: ci sono morti di Serie A e morti di Serie B”,”