di Monica De Santis
“Siamo sempre più vicini all’immunità di gregge su tutto il territorio salernitano. Abbiamo superato il 73% dei vaccinati della popolazione vaccinabile. Ovviamente questo non è un dato omogeneo per tutti i comuni, abbiamo centri come Cetara o piccoli comuni vicino a Vallo della Lucania dove da tempo sono stati vaccinati tutti i residenti vaccinabili. Poi abbiamo altre città, come Salerno ad esempio che si registrato il 70%, qualcuno il 72% della popolazione vaccinata, ma sono numeri in continua crescita perchè la campagna vaccinale prosegue a pieno ritmo anche in questi giorni di festa”. Così il dottor Saggese, referente Covid per l’Asl di Salerno, traccia un nuovo bilancio della campagna vaccinale sul nostro territorio e spiega anche come leggere il dato riguardante il numero di vaccinati nella fascia d’età 12/19… “Per questa fascia d’età siamo indietro con la vaccinazione solo perchè per loro l’iscrizione in piattaforma è iniziata più tardi rispetto ad altre fasce d’età e categorie. Siamo partiti a gennaio con gli ultraottantenni ed il personale sanitario e poi man mano siamo scesi con la fascia d’età per poi arrivare ai giovani e giovanissimi” Saggese conferma anche che su gli oltre 85mila giovanissimi e giovani ad oggi solo poco più di 35 mila sono quelli iscritti in piattaforma e che “bisogna lavorare per far si che si iscrivano in piattaforma, oppure che si rechino accompagnati da un loro genitore, se sono minorenni, presso un centro vaccinale per ricevere la prima dose del vaccino. Ora dobbiamo lavorare su questo, sul sensibilizzare i più giovani a farsi vaccinare, perchè ci avviciniamo a settembre e quindi alla riapertura delle scuole e se vogliamo stare tutti più sereni è giusto avere il maggior numero di studenti vaccinati”. Saggese spiega anche il perchè i numeri dei vaccinati per questa fascia d’età al momento sono ancora bassi… “Come dicevo siamo partiti da poco con la vaccinazione dei 12/20 anni, ed all’inizio abbiamo riscontrato una certa resistenza proprio perchè essendo loro molto giovani, alcuni genitori non erano propensi a farli sottoporre al vaccino, dimenticando che fondamentalmente noi nasciamo con i vaccini per i bambini e per i più giovani. I vaccini sono rivolti sempre a queste fasce d’età, non nascono per gli adulti, i quali vengono vaccinati per l’influenza, ma le altre vaccinazioni quelle obbligatorie sono per i neonati e per i bambini e ragazzi. Per cui questa apprensione a vacciarli forse è stata troppo esagerata”. Con la variante Delta si corre il rischio tra settembre e ottobre di riavere un aumento dei casi e di conseguenza una riapertura dei covid center anche sul nostro territorio? “Questo è da capire mettendo insieme le due situazioni, la velocità del completamento del ciclo vaccinale, che sicuramente crea una cintura di sicurezza alla diffusione della malattia. Ormai la Delta è dominante è diventata la variante più diffusa sul territorio italiano. Tutto questo se viene accompagnato dalle vaccinazioni e le osservazioni delle regole del distanziamento, le mascherine, il lavaggio delle mani etc… potremmo reggere e non aver bisogno di aperture mirate. Anche in queste situazioni il focolaio può scoppiare, specialmente nei contesti di comunità. Certamente tra le persone vaccinate il virus circola di meno e la sua carica virale è meno forte. Però se in uno stesso posto ci sono diverse persone non vaccinate ed uno di queste è positiva e la carica virale è alta il rischio che scoppi un focolaio è altissimo. Ecco perchè è ancora importante rispettare tutte le norme di sicurezza”. Si è parlato tanto del personale sanitario che non si è vaccinato… “Per il personale sanitario non vaccinato ed in prospettiva anche per figure di altre categorie, come la scuola, attiveremo procedure di sensibilizzazione di offerta vaccinale mirata per chi non l’ha voluto fare, e solo dopo attiveremo le procedure di individuazione e segnalazione agli ordini professionali e datori di lavoro della sospensione della mansione a rischio, non c’è la sospensione, se non in caso estremo o in un contesto lavorativo dove non c’è la possibilità di utilizzare queste persone, ma non è automaticamente la sospensione dalla funzione, si tratta di sospensione della funzione a rischio rispetto al rischio contagio”. Quindi per capire meglio, un medico che non si vuol vaccinare, invece di visitare pazienti potrebbe essere spostato negli uffici dove non si contatto con il pubblico e stessa cosa per il docente che invece di fare lezione potrebbe passare in segreteria? “La prima optione potrebbe essere questa per i medici, per le scuole non c’è ancora questo tipo di indicazione che però dovrebbe venir fuori nelle prossime settimane, imponendo alle scuole l’accesso solo con green pass”. Tornando ai vaccini, si era parlato della possibilità di vaccinarsi anche in farmacia, come mai il servizio non è ancora partito? “In questo caso siamo stati sfortunati. Le farmacie erano prontissime, solo che per le farmacie era prevista la distribuzione del vaccino monodose. Purtroppo, visto che questo era fatto con lo stesso sistema del vaccino astrazeneca, ed avendo avuto delle ricadute negative nessuno l’ha voluto più fare. Per questo il servizio nelle farmacie non è partito. Perchè per loro serve un vaccino facile da somministrare e soprattutto monodose e al momento questo non è disponibile”