S. Severino. Sequestro ex Palazzetto, la Cassazione boccia Sessa - Le Cronache Attualità
Attualità Mercato San Severino

S. Severino. Sequestro ex Palazzetto, la Cassazione boccia Sessa

S. Severino. Sequestro ex Palazzetto, la Cassazione boccia Sessa

La Cassazione ha respinto il ricorso di Giovanni Sessa, legale rappresentante della Sessa Griup che nel luglio scorso si vide sequestrare dalla Procura di Nocera il cantiere che stava realizzando civili abitazioni e unità commerciali nell’area dell’ex palazzetto dello sport a Mercato San Severino. Sessa ha fatto ricorso alla Cassazione dopo che il Tribunale della Libertà ne aveva già respinto il ricorso contro il provvedimento per evitare che i reati venissero portati a conseguenze ulteriori attraverso il completamento dei lavori ed anche la successiva vendita delle unità immobiliari realizzate in violazione della normativa edilizia/urbanistica. Secondo l’impianto accusatorio l’aggiudicazione dell’appalto e la sua successiva modifica sarrebbero avvenute in violazione al piano urbanistico e alla normativa edilizia, così avvantaggiando indebitamente l’impresa costruttice. La Procura di Nocera aveva emesso anche quattro avvisi di garanzia, di cui due a ex dipendenti dell’Ufficio tecnico, uno al legale rappresentante dell’impresa incaricata dell’esecusione delle opere e una al tecnico progettista. Tutti ritenuti responsabili in concorso tra loro dei reati di abuso d’ufficio e violazioni della normativa edilizia.La Cassazione ha respinto i motivi del ricorrente dichiarando non legittimo il titolo abilitativo in deroga per effettuare i lavori rafforzativo della correttezza dell’approdo cui sono pervenuti i giudici del riesame laddove hanno qualificato in termini di macroscopica illegittimità l’intervento edilizio. Sulla sentenza è intervenuto il consigliere Giovanni Romano. “Quando l’Autorita’ Giudiziaria apre un’indagine o sequestra un cantiere, la Dis-amministrazione racconta ai cittadini la “favoletta” del consigliere comunale di opposizione che blocca le opere pubbliche. Un comportamento infantile per tentare di mascherare l’evidente incapacità di amministrare e le enormi responsabilità conseguenti alle violazioni delle leggi. La sentenza conferma che avevamo ragione quando sostenevamo che i negozi e gli appartamenti privati del Palazzone non sono opere pubbliche. Avevamo ragione quando sostenevamo che il vecchio Palazzetto non poteva essere abbattuto e andava solo sistemato. Il disastro è sotto gli occhi di tutti: da oltre cinque anni i nostri giovani non hanno più la struttura sportiva. Del nuovo Palazzetto, che doveva essere ultimato a fine 2021, nessuna traccia. La nostra Comunità è continuamente offesa e tradita da dis-amministratori inadeguati che stanno causando solo danni irreversibili con lavori inutili e spreco di soldi pubblici. Siamo preoccupati e riteniamo che sia arrivato il momento di accertare anche le responsabilità degli amministratori che hanno approvato atti giudicati illegittimi. Troppo comodo scaricare le colpe solo sui dipendenti comunali e sull’impresa. In tal senso presenteremo un ulteriore esposto alla Procura della Repubblica”. Fu proprio Giovanni Romano a sollevare il problema attraverso attraverso manifesti pubblici, presentati, inoltre, esposti alla Magistratura e all’Anac. “il consiglio comunale ha approvato con i voti della maggioranza, un progetto presentato da una impresa privata non Sanseverinese che ha proposto di realizzare un nuovo palazzetto dello sport ricevendo in cambio la gestione per circa 40 anni della struttura e la concessione edilizia per costruire, in via Aldo Moro, un palazzone di oltre 25 metri con tanti appartamenti da vendere. Prendendo a pretesto la provvidenziale chiusura del palazzetto dello sport che ha privato i nostri giovani di un servizio e sulla quale chiederemo sia fatta chiarezza, l’amministrazione comunale consente una gigantesca speculazione edilizia il cui impatto ambientale sarà enorme. Perché l’amministrazione comunale ha voluto fortemente avviare questa procedura senza attendere l’esito del contenzioso ancora in corso con il precedente appaltatore dell’opera e non ha fatto nulla per concluderlo con una transazione non onerosa per il comune? Perché non si è voluto tenere conto che, a norma di legge, l’opera non può essere realizzata con le modalità scelte dall’amministrazione perché, oltre ad essere stata già classificata nel piano urbanistico come “opera in corso”, risulta già presente nella programmazione degli anni scorsi? Perché si è voluto approvare un progetto di un “palazzone” che viola numerose norme del regolamento edilizio comunale e diverse leggi nazionali in materia edilizia e sanitaria e che fa ricco e felice solo chi la realizza? Perché tanta ostinazione e determinazione? Rivolgeremo a queste domande alle competenti autorità per avere le risposte che nessuno ci ha voluto dare e che abbiamo diritto di avere in considerazione dei danni ambientali, estetici e finanziari la nostra comunità sarebbe chiamata a pagare”.