Meningite, Aids, epatite. Sedici posti letto. Un solo piano. Uomini e donne nella stessa ala. Un ascensore guasto da tempo immemore. Il trasporto attraverso il Centro trasfusionale. No, non è la fotografia di un improvvisato ospedale di un paese del Terzo Mondo. E’ “semplicemente” il reparto di malattie infettive del primo nosocomio di Salerno e provincia, il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona.
Una condizione disastrosa che, purtroppo con lo scorrere del tempo, rischia di coinvolgere praticamente tutti i reparti dell’azienda ospedaliera di via San Leonardo e di cui si è parlato in una conferenza stampa presso il Ruggi a cui hanno preso parte i sindacati e i lavoratori.
Allo stato dei fatti, però, è il tanto importante quanto tormentato reparto infettivi del Ruggi a risentire maggiormente degli effetti di una azienda ospedaliera ormai in balia delle onde.
I numeri del reparto. In principio erano 50 posti letto: 42 per il ricovero e 8 per il day hospital. Poi, il famigerato decreto 49 del commissario ad acta alla sanità della Regione Campania: i posti calano drasticamente diventando 30 più 5 di day hospital fino a giungere all’odierna composizione di soli 16 posti letto. Tutti su di un solo piano e senza distinzione tra un’ala femminile ed un’ala maschile.
Il trasporto infermi. A far rabbrividire sono però le condizioni cui medici ed infermieri si trovano a dover lavorare, principalmente per quanto riguarda il trasporto dei pazienti. L’ascensore è fuori uso da ormai sei mesi (anche se pare che l’azienda si sia finalmente attivata per l’acquisto di uno nuovo). Per spostare i malati da un reparto all’altro le strade sono due: o passare per il centro trasfusionale o usare un montacarichi. Insomma, i pazienti con malattie infettive o passano attraverso una zona dove ci sono sacche di sangue, quindi con estremo pericolo di contagio oppure passano in un montacarichi utilizzato anche per il trasporto di cibo, biancheria sporca e, per non farsi mancare nulla, anche defunti. Stesso discorso per un trasporto verso la Torre cardiologica, parecchio distante dal corpo centrale della struttura ospedaliera. Per pazienti con malattie infettive e per le sacche di sangue presenti nel centro di trasfusioni del Ruggi non è proprio il massimo della vita.
A sottolineare l’incresciosa situazione, il dottor Luigi Iapicco del Cimo Asmd e medico infettivologo: «Quello che si vive nel reparto infettivi è qualcosa al di fuori del mondo – spiega il medico del Ruggi – La qualità dell’assistenza viene sempre maggiormente peggiorando. Stanno distruggendo la sanità provinciale per favorire le aziende ospedaliere napoletane e la cosa potrebbe anche essere comprensibile se poi si offrisse ai pazienti un ottimo servizio, ma così non è. Così non può certamente andare avanti».
Straordinario e Alpi da 30 milioni. Quattrocentomila ore di straordinario in 10 mesi. E’ questo il numero spaventoso, totalizzato nel 2012, dall’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Con i soldi spesi per il pagamento delle ore in più di lavoro si sarebbero potuti assumere la bellezza di 250 infermieri. In totale tra straordinario e utilizzo Alpi (Attività libera professionale intramoenia) sono stati spesi 30 milioni di euro. Numeri che nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri mattina presso il Ruggi ha reso noti Aniello Capuano della rsu Cisl. Numeri che non hanno lasciato indifferente il sindacato Usb che, con il coordinatore regionale sanità Vito Storniello (foto) e quello provinciale Amedeo Adolescente, ha inoltrato una denuncia alla Direzione provinciale del Lavoro e alla Corte dei Conti per denunciare sprechi immotivati e le gravi ripercussioni che lo straordinario ha su medici e infermieri. Tra le violazioni segnalate dall’Usb (come aveva già in precedenza fatto dai Rappresentanti dei lavoratori della sicurezza) ci sono «il mancato rispetto del riposo biologico» con il personale che riesce a riposare dopo oltre 24 ore di lavoro continuato e solo tra una turnazione e l’altra; «il mancato rispetto del riposo settimanale» con quest’ultimo che spesso viene goduto ad intervalli quindicinali; «turni di servizio di diverse unità operative compilati in modo tale da sottoporre i lavoratori a turni stressanti» con conseguenti ripercussioni sui livelli assistenziali; «turni di servizio sottoscritti dai coordinatori che prevedono straordinario ad insaputa del lavoratore»; il «superamento dei tetti massimi individuali di straordinario»; «il superamento delle quote individuali di turni fi ptonta disponibilità con richiami in servizio per lavoro straordinario» ed infine «un illegittimo utilizzo dell’istituto Alpi e delle prestazioni aggiuntive che vengono effettuate dalla dirigenza medicae pagate con 60 euro l’ora per coprire surrettiziamente turni di servizio ordinari». Di tutto questo dovrà rispondere il management aziendale. «E’ stato perpetrato uno sperpero di migliaia di euro al mese – dice Storniello – Siamo pronti ad iniziative come quelle del San Raffaele di Milano».
Rolando D’Elia, rappresentante dell’Anaoo, ha sottolineato come i lavoratori del Ruggi non vogliano «fare lo straordinario perché questa mole di lavoro sono passi verso il baratro, passi dovuti alla stanchezza. Ci hanno messi in condizione di fare gestione al posto del management aziendale».
9 maggio 2013