Riflettori perennemente puntati sul nosocomio salernitano San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Di nuovo sotto la lente di ingrandimento è il reparto di Ginecologia, non per le condizioni in cui versa. Pare infatti che alla base del “blitz” dei carabinieri ieri mattina ci siano quasi delle lotte interne tra medici. Incarichi medico-dirigenziali al reparto assegnati “in modo anomalo”, liste d’attesa dubbie e consulenze esterne da verificare. I militari, coordinati dal Maggiore Vincenzo Ferrara, su disposizione del sostituto Elena Guarino, hanno portato via corposa documentazione utile a verificare quanto dettagliatamente riportato in una denuncia specifica firmata da alcuni medici del reparto stessi. Una “lotta” interna che è finita anche all’attenzione della Direzione strategica. Il passaggio della denuncia che chiede la verifica su alcuni titoli, necessari per ricoprire incarichi interni di rilievo e di sostituzione, è finito sulla scrivania del Direttore sanitario aziendale, Nicola Silvestri, al quale ora tocca fare chiarezza (aperta una istruttoria interna). L’accusa dei medici? Pare che uno il “vice primario” non abbia i titoli per poter sostituire il primario quando quest’ultimo è assente. Nel frattempo, la magistratura stava continuando a lavorare sulle cosiddette «vendite di posti letto». Ovvero diversi pazienti avrebbero dribblato le liste d’attesa passando per lo studio privato pagando fino a 300 euro. Questa l’accusa che la dottoressa Guarino sta cercando di verificare. In estate una donna di Atrani muore al Ruggi dopo un intervento di cisti ovarica. Scatta la denuncia e l’inchiesta. Durante le indagini un reperto biologico viene incredibilmente perso. Da lì, dopo molte testimonianze mediche che si susseguono in Procura, spuntano le anomalie delle liste d’attesa.
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