di Marco De Martino
intervista realizzata in collaborazione con Fabio Setta
SALERNO. «Cosa mi disse il primo tifoso granata al mio arrivo a Salerno? Qui siamo arrapati di pallone»: Alessandro Rosina, ospite in esclusiva della redazione di “Le Cronache del Salernitano”, ha già capito cosa vuol dire essere un calciatore della Salernitana.
Partiamo dall’immediato futuro. La gara con l’Hellas Verona è quasi una ossessione per la tifoseria granata:
«Ce lo stanno ripetendo da una settimana. Ci stiamo preparando al meglio per affrontare una gara difficilissima contro una delle squadre accreditate alla vittoria finale. C’è grande rivalità tra le tifoserie ma dobbiamo far passare il messaggio che questa è una semplice partita di calcio affinché non sfoci in qualcosa di spiacevole. Lo stadio sarà pieno, ci saranno tante famiglie e dovrà essere solo una festa di sport».
Sei un ex dell’Hellas, con cui agli albori della tua carriera nel lontano 2005, hai siglato il tuo primo gol tra i professionisti. Se dovessi segnare esulterai?
«Assolutamente si. Credo che molti miei colleghi abusino di questa “usanza”. Non esultare sarà anche una forma di rispetto nei confronti della tua ex squadra ma anche una mancanza di rispetto nei confronti di quella attuale».
Sannino, scherzando, ha detto che ti ha trovato anche più dimagrito di come ti ricordava. In che condizione fisica ti trovi?
«Quello del peso non è mai stato un problema per me. Non sono al top ma mi sono allenato a Catania; in questo momento sono solo al 60-70% della condizione migliore. Sto lavorando per raggiungerla e giocare mi aiuterà a farlo».
Il mister dice che puoi giocare tranquillamente da esterno di centrocampo…:
«Il mio ruolo preferito è il trequartista dietro le due punte ma in Italia purtroppo non l’ho mai fatto. Spesso ho giocato da esterno nel tridente offensivo, altre volte ho ricoperto anche questo ruolo. Sono a sua disposizione e pronto ad eseguire le sue direttive»
Quali sono i tuoi obiettivi?
«Vorrei migliorare quanto fatto l’anno scorso a Bari, migliorare ti spinge sempre a fare meglio dandoti quelle motivazioni necessarie per fare la differenza in campo».
A tuo avviso la Salernitana può ambire alla serie A?
«Bisogna andare per gradi. In questo momento esistono sei squadre sulla carta più attrezzate di noi: il Verona, il Carpi ed il Frosinone hanno goduto del paracadute economico per le retrocesse ed hanno potuto mantenere la rosa e rinforzarla. Noi dobbiamo vivere alla giornata, continuando a lavorare seguendo il mister. La sua ricetta è quella giusta: subire pochi gol ti manda in orbita. Vedi le squadre di Zeman, che segnano tanto ma subiscono anche tanto e difficilmente vincono. Squadre come Carpi e Frosinone invece hanno fondato i loro successi sulle vittorie per 1-0. Questa è la strada che dovremo seguire, anche sulla scorta dei gol subiti l’anno scorso».
L’interesse della Salernitana è nato prima o dopo l’arrivo di Sannino?
«E’ nato già quando si pensava arrivasse Inzaghi. Ero d’accordo con la Salernitana già il 5 luglio, avevo dato la mia parola ai granata nonostante ci fossero società di A ed estere, e ringrazio i presidenti e Fabiani per avermi atteso. L’arrivo di Sannino è stato ancora più importante».
Quattro anni di contratto fanno sì che questa sia la tua ultima grande sfida?
«Non credo anche perché non sto pensando ancora al ritiro. Sono certo che qui si può costruire qualcosa d’importante anche perché da quando c’è questa proprietà i progressi fatti sono stati notevoli».
Hai conosciuto Lotito e Mezzaroma?
«Nè l’uno, nè l’altro. Spero di farlo al più presto». Andresti a cena con Lo Monaco? «Certo che si. Sull’orlo dei nervi qualsiasi persona può dire quello che vuole. Io ero tranquillo ad allenarmi a Catania, non ero lì solo perché dovevo prendere dei soldi ma perché erano stati firmati dei contratti ed andavano rispettati. Per me l’etica viene prima di tutto, alla fine siamo stati tutti contenti. Sia io che il Catania come pure la Salernitana».
Che spogliatoio hai trovato?
«Molto unito, ma è chiaro che la forza del gruppo si misura dopo una sconfitta o durante un periodo difficile. Qui ci sono davvero dei bravi ragazzi ed anche se abbiamo perso un punto di riferimento come Moro, che ha fatto una scelta di vita, sono sicuro che lo spogliatoio sarà la nostra forza. Coda e Donnarumma? Due grandi bomber, spero di aiutarli a fare più dei 30 gol della scorsa stagione».
La tifoseria granata invoca i tuoi gol. A Torino e Bari, con torcide altrettanto passionali, sei diventato un idolo:
«E’ bello sentirsi importanti, la carica dei tifosi ti fa scattare quella molla in testa che è determinante. Per un calciatore stare bene mentalmente è primario, ti aiuta anche quando sei in difficoltà. A Bari e Torino ci sono tifoserie caldissime, ma la pista d’atletica disperde un po’ di questa passione. L’Arechi è un catino, senti i tifosi addosso e quando segni la curva sud viene giù. Spero di assaporare questa emozione già domenica».
LE CURIOSITA’
IL TALENTO DANNY “Il giocatore più forte con cui ho giocato è sicuramente il portoghese Danny allo Zenit. Il giocatore più scarso? Difficile dirlo, obiettivamente. Un giocatore va sempre visto nel contesto in cui si trova. Se chiedete ai tifosi del Torino per i primi anni diranno che Rosina è una stella, se chiedete dell’ultimo anno che è scarso”
IL RAPPORTO CON SPALLETTI “Ho già parlato di Spalletti in passato. Potevo fare meglio in quei due anni e mezzo nonostante non avessi quasi mai giocato. Avrei potuto migliorare la mia crescita. Fa parte sicuramente del passato. Sono contento di essere stato allenato da lui, mi aspettavo un miglioramento sotto altri punti di vista. E’ acqua passata”.
QUEL TWEET DA BARI “La famosa foto all’aeroporto a Bari? Quando sono tornato dalla vacanza e sono tornato a Bari, dove avevo casa, i bambini avevano gli amici là, in aeroporto ho scritto finalmente di nuovo a casa, essendo tornato dopo una lunga vacanza. Poi è venuto fuori che io fossi in trattativa col Bari. Invece ero solo tornato a casa”.