Roscigno, un museo a “cielo aperto” tra passato e presente - Le Cronache
Provincia

Roscigno, un museo a “cielo aperto” tra passato e presente

Roscigno, un museo a “cielo aperto” tra passato e presente

di Erika Noschese
e Arturo Calabrese
È conosciuta come la Pompei del ‘900, oggi sembra quasi un museo a cielo aperto tra case in rovina e pezzi di storia che attraversano il paese. Roscigno vecchia viene abbandonata nel 1908 a causa di uno spopolamento coattivo generato dalla legge speciale numero 301 del 1902 e dalla legge numero 445 del 1908 per l’appunto. Gli abitanti lasciano le loro case e vanno a vivere in quella che oggi è definita la Roscigno Nuova. Dapprima un momento di abbandono poi la volontà di tenere in vita la memoria storica di tanti contadini, pastori e allevatori che tra quelle mura hanno trascorso gran parte della loro vita insieme al loro bestiame, nella povertà assoluta. Arrivando a Roscigno Vecchia ci sono ben tre musei, uno dell’Agricoltura, uno che ricostruisce una abitazione dell’epoca in ogni suo dettaglio e una ex scuola che racchiude in sè tanti ricordi. Due di questi musei sono gestiti dalla Pro Loco di Franco Palmieri ma ad accoglierci ieri mattina è Vittorio che ci mostra l’antica storia che si cela dietro Roscigno. «Il museo dell’Agricoltura contiene tutti i vecchi attrezzi del lavoro usati dai contadini, è un po’ il passaggio dal passato al presente perchè ci sono tanti strumenti che sono molto simili agli attuali e tanti altri che invece sono fuori produzione da tantissimi anni», spiega Vittorio che ci conduce poi in quella che, un tempo, era una abitazione: «è tra quelle meno rovinate dal tempo anche se sono abbastanza visibili le crepe nel muro – spiega ancora – Qui, dopo l’abbandono delle famiglie, sono rimasti solo gli animali, una casa adibita esclusivamente a stalla ma è tutto ancora intatto: ci sono le cucine di un tempo, il tavolo, la stanza da letto, i ricordi di tante famiglie che abbiamo raccolto e sistemato qui». Una sorta di museo utilizzato però anche per conservare forme di prodotti in loco. «Ci adeguiamo a quelle che sono le nostre necessità, sono solo tre le case intatte: una è l’ex scuola anch’essa adibita a museo, questa struttura e poi la casa dove vive Spagnuolo tra rifiuti e cumuli di oggetti conservati ma è la sua vita e noi non possiamo dire nulla». Al primo piano di questa abitazione vi è la stanza da letto e contiene ancora una serie di costruzioni in legno, giochi per i più piccoli. «Ho riprodotto fedelmente quelli che erano i giochi in legno di un tempo e l’ho fatto per i miei nipoti per tramandare a loro la mia storia», dice Vittorio con una certa emozione che lascia intendere il legame con Roscigno.