di Alfredo Iuliano
Tra gufi e corvi. Per fortuna la Salernitana non è la Santa Sede.La romanità granata vetero-laziale è solo un legaccio temporale. Anche Lotito alla stregua dei papi è solo per un pontificato a tempo.Per fortuna il manager laziale non porta ne la mitra ne il Triregno.Tanto meno fu posto sullo scranno dell’Arechi dopo un conclave. Ben si conoscono le dinamiche della sua investitura.L’asse De luca-Lotito-Mezzaroma nacque da un compromesso di cui ancora si ignorano i termini e le reali condizioni.La città si turò il naso e accettò l’accordo all’insegna del “tanto peggio non può finire”.Passò la nottata e pure la giornata trionfalmente.Ma ora, l’asse Roma-Salerno sembra sul punto di traballare,trovando il suo punto critico nell’imminente abbandono del mitico Vicienzo, da quella poltrona municipale ritenuta strategica per la sopravvivenza di un quadro clinico affidato a due luminari nei rispettivi campi specialistici. Una sinergia che mette al centro soprattutto gli interessi di Lotito attraverso le sue aziende. Che vi fossero evidenti cadute di entusiasmo sulla sponda laziale si era capito fin dai tempi della nomina del sindaco di Salerno nella pattuglia governativa.Adesso quegli accordi… sembrano traballare, non pontendo più Don Vincenzo, tener fede alle promesse. In fondo, non si è sempre detto che la Salernitana era la squadra del sindaco? Fuori De Luca dalla competizione,verranno meno i sostegni dei” filantropi romani”? Gli scarsi risultati e i malumori nello spogliatoio ne sono il sintomo. In altri momenti, ai nastri di partenza, la Salernitana si sarebbe presentata con ben altro organico e più palesi ambizioni. Una domanda sorge spontanea: il fallimento di Sanderra è farina del sacco del tecnico o di Lotito?