di Red. Cro.
La difesa ha provato a sostenere l’inattendibilità del teste chiave Aniello Longobardi, ma anche in questo caso la Procura ha calato l’asso: mettendo agli atti le foto che ritraggono una riunione elettorale a favore di Monica Paolino, moglie di Aliberti, per la campagna elettorale delle Regionali, organizzata nell’azienda dell’imprenditore, foto corredate da fatture per i manifesti elettorali della candidata e del catering offerto in quell’occasione. Tutto pagato da Longobardi. La documentazione, secondo la procura, testimonierebbe che i rapporti tra Aliberti e Longobardi, in quel momento storico erano buoni, quindi l’imprenditore conserviero conosceva bene i meccanismi utilizzati dalla famiglia Aliberti-Paolino per ottenere voti e aveva una conoscenza diretta di alcuni episodi poi narrati nel corso delle indagini. Le fatture depositate dal pm Vincenzo Montemurro, sono state oggetto di illazioni, da parte dei difensori di Aliberti in merito alla loro veridicità. A quel punto la pubblica accusa ha chiesto la trasmissione del verbale di udienza al suo ufficio per verificare se vi siano ipotesi di reato in merito alle affermazioni del legale di Aliberti. Ancora a dimostrazione dei buoni rapporti tra Longobardi e Aliberti, il capitano Iannaccone ha ricordato la delibera comunale del 2011 con la quale l’amministrazione Aliberti attribuiva il nome di ‘cavalcavia Longobardi’ ad una strada situata nei pressi della fabbrica dell’imprenditore. Quindi, gli ottimi rapporti intercorsi tra i due – secondo la Procura – testimonierebbero la bontà e la veridicità delle dichiarazioni del testimone Longobardi.