di Olga Chieffi
E’ un Antonio Marzullo ottimista e sorridente quello che abbiamo incontrato alla prima di “Io Sarah, io Tosca”, il lungo e intenso duo di Laura Morante e Chiara Catalano alle tastiere, il quale non ha resistito nel rivelarci che a breve si ritornerà al teatro Verdi anche con la ripresa della famigerata “coda” lirico concertistica, per quindi, attaccare come d’abitudine, con il nuovo cartellone. Un ritorno in teatro, stavolta, durevole. Vogliamo crederci come il nostro segretario artistico, poiché ne abbiamo viste davvero tante, dagli inchini di Daniel Oren in un teatro completamente vuoto e silente, nel periodo dello streaming, poi la grandissima sfida di dirigere dando le spalle ai cantanti nell’arena Ghirelli, soluzioni che hanno speriamo conquistato nuovo pubblico, in un periodo disastroso per l’intero mondo dello spettacolo. Ora, però, passi indietro non se ne faranno, niente soluzioni di fortuna, a cui anche grandi nomi come Roberto Frontali nei panni del barone Scarpia, hanno dovuto assoggettarsi e cavarsela solo per la grande professionalità, voce e mestiere, in queste due stagioni di “Lirica d’estate”, alla quale la gente ha pur partecipato, ma che non poteva rispecchiare il target esecutivo di un teatro che nell’ultima produzione ha soverchiato il massimo partenopeo. Il “sipario!” per la stagione concertistica si darà Raffaella Cardaropoli, che attendevamo veramente da troppo tempo, interprete di un concerto da solista, qui nel suo teatro, con l’orchestra Filarmonica Salernitana, seguita dal récital pianistico di Salome Jordania, una giovane musicista scoperta del fiuto del Maestro Oren, che spazierà tra Liszt, Beethoven e Johann Strauss. Niente confronto, per quest’anno tra le due operine, “Il segreto di Susanna” di Ermanno Wolf-Ferrari, condotto sulla falsariga degli intermezzi settecenteschi, tra ironia, doppi sensi, leggerezza e divertimento e la farsetta di Domenico Scarlatti la Dirindina, ma si andrà incontro ad una stretta riprogrammazione, che vedrà, affiancare a questi appuntamenti, il nostro conservatorio Martucci con le pianiste Imma Battista, Tiziana Silvestri e Rosalba Vestini, con il pianista Massimo Trotta e le percussioni di Gerardo Zitarosa, in una serata d’intense e variegate sonorità, prima di ascoltare l’eclettico violoncellista e compositore Giovanni Sollima alla testa dell’Orchestra Cherubini, in doppia veste di direttore e solista per i primi due concerti di Haydn, tra virtuosismo scintillante ma non ostentato, con un naturale equilibrio tecnicismi e interesse puramente musicale, e Fecit Neap 17 una sua composizione, dove mixa memorie del barocco napoletano ad atmosfere orientali. Gran finale con “La cambiale di matrimonio”, la prima opera di Gioachino Rossini, la farsa in un atto, contenente già tutti gl’ingredienti che presto avrebbero conquistato il mondo musicale: ricca invenzione melodica, magistrale intreccio fra voci e orchestra, concertati a perdifiato che genereranno nell’uditorio un’irresistibile ilarità. Vedremo in palcoscenico i due bassi buffi: il ‘buffo nobile’, con una tessitura piuttosto centrale, e il personaggio di Tobia, tipico ‘buffo caricato’, con il suo canto più sillabico e acuto. Risulta chiara così la contrapposizione delle due figure: da un lato l’inglese Mill, despota prepotente, dall’altro l’americano Slook, apparentemente naïf, ma fondamentalmente saggio protagonisti di un libretto, nel suo insieme agile e vivace, che permette a Rossini un primo svecchiamento e distacco da certa comicità tradizionale con alcune caratteristiche del Figaro del Barbiere che si intravvedono già in Norton, qui ancora relegato a un ruolo di secondo piano.