Il pianista Costantino Catena ha illuminato il primo concerto della mini-rassegna di primavera promossa dall’Associazione Alessandro Scarlatti nella Chiesa di San Giorgio, eseguendo pagine di Robert Schumann e Fryderyk Chopin
Di Olga Chieffi
Ascoltare la musica di Robert Schumann e Fryderyk Chopin con lungimirante interiorità, imbrigliando ogni virtuosismo per ricondurlo alle sue più veraci funzioni espressive è stata la chiave di lettura adottata dal pianista Costantino Catena per approcciare il romanticismo tedesco, tema del primo appuntamento dei sabato di maggio, promossi dalla prestigiosa Associazione Alessandro Scarlatti del Presidente Oreste De Divitiis e del direttore artistico Tommaso Rossi, nel gioiello barocco di San Giorgio, in Salerno. Costantino Catena ha principiato il suo récital con la Kreisleriana di Robert Schumann. Il pianista ha sapientemente reagito alle infinite occasioni di sensibilità e di fantasia, “caso per caso”, “momento per momento”, lasciando che ogni figura manifestasse con il tempo che più la caratterizza intimamente. Fra il sognatore e platonico Eusebio e l’appassionato Florestano, le due anime immaginate dalla fantasia di Schumann, il pianista è riuscito a cogliere con maggior convinzione le evocazioni della figura di Florestano, la gradazione dei volumi sonori e dinamici che la caratterizzano. La misura con cui Catena riesce a risolve il conflitto tra peso pianistico ed esigenze espressive, rimane comunque paradigmatica. Nella Kreisleriana le idee musicali non sono l’occasionale apparire, in forme diverse, dell’unico grande fiume della tensione romantica verso l’assoluta unità dell’opera, esse sono, al contrario, il frutto prezioso e diversificato della fantasia e della sensibilità: non c’è fretta di lasciare l’una per l’altra, senza bisogno di collegarle l’una nell’altra. Il pubblico ha colto la piacevolezza, ricompensandola con un caldo applauso, sulle tracce dei suggerimenti sussurratici, da un compagno di viaggio, in tutto simile a noi, se non per essere capace, con il più semplice dei gesti sonori, di arrivare al cuore del mondo. Seconda parte della serata dedicata al pianismo di Fryderyk Chopin, con in apertura l’esecuzione della polacca op. 44 in fa diesis minore, in cui il genio polacco ci è apparso nella sua luce più interessante, ovvero quale sperimentatore di geniali soluzioni costruttive e inventore di atmosfere timbriche visionarie e anticipatrici. Qui Catena ha avuto il merito di tracciare con straordinaria intensità le linee di forza, la trasparenza e le linee strutturali della composizione, simbolo di un romanticismo rivoluzionario, ma cresciuto sul linguaggio classico. Costantino Catena ha quindi continuato con la Fantasia in Fa minore Op.49. La forma di questa Fantasia, davvero individuale ed enigmatica, può apparire infatti come un movimento di sonata, come un rondò o come una libera combinazione di movimenti a carattere diverso. Qui Catena ha aggiunto la magia di un tocco sensibilissimo, quanto mai sfumato nei colori, che nei momenti più esplosivi è riuscito a farsi brutale e per contro nel piano mai è affievolito in anodini sussurri. Finale con la Barcarola op.60 in Fa# maggiore, composta tra il 1845 e il ’46, splendidamente interpetrata da Catena con la sua capacità di raccontare convincendo e di tenere un passo vitale che risolve sempre bene in avanti. E con questo non fissarsi in particolari minuti o in puri “effetti”, ma rispettando le architetture complessive, che ha esaltato le regole costruttive e la bellezza della pagina chopiniana. Abbraccio caldo e affettuoso del pubblico che ha affollato la chiesa di San Giorgio, ricambiato con due bis schumanniani un Nachtstucke e Zart und singend dalle Davidsbündlertänze, in cui si è respirato quella vertigine di un’avventura fra le più alte e complesse della musica, non solo per pianoforte.