di Marta Naddei
Problemi di tempi, di soldi, di stabilizzazione di tutti i dipendenti, di impiantistica. La legge regionale sulla riorganizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, la cui gestione passerà nuovamente nelle mani dei Comuni, così com’è non va. Ieri mattina, presso il Salone dei Marmi di Palazzo di Città, i sindaci di circa 80 amministrazioni del salernitano, ricomprese nell’Ato Salerno, ne hanno sottolineato le criticità. Una riunione – convocata dal primo cittadino di Salerno, Vincenzo De Luca, al termine della quale i primi cittadini hanno sottoscritto – eccezion fatta per il delegato di di Mercato San Severino (il cui sindaco, Giovanni Romano, è anche assessore regionale all’ambiente) – l’ordine del giorno con cui si chiede alla Regione Campania il differimento dei termini di scadenza dell’effettivo passaggio di consegne tra i Consorzi di Bacino e le amministrazioni locali. Insomma, il discioglimento dei Corisa dovrebbe diventare effettivo oltre il prossimo 30 giugno. Diverse le perplessità espresse nel corso dell’incontro a partire dai ristrettissimi tempi che le amministrazioni comunali avrebbero per riuscire a mettere in piedi una organizzazione seria e concreta del nuovo ciclo dei rifiuti. «E’ da suicidio – ha detto il sindaco De Luca – immaginare di prendere le competenze dalla sera alla mattina. A noi va bene prenderci la gestione, ma a patto che vi sia un differimento dei tempi, con un progressivo trasferimento delle funzioni, perché io non me la sento di prendermi la responsabilità senza un piano industriale e senza copertura finanziaria». In sostanza è – fondamentalmente – un problema di soldi: sia per quel che concerne i debiti che alcune amministrazioni locali hanno maturato nei confronti dei Consorzi di Bacino, sia per quanto riguarda la questione dei lavoratori del comparto, i cui stipendi finiranno per gravare sulle casse degli enti municipali ed anche per quel che concerne l’impiantistica, le cui condizioni sono un mistero per molti esponenti comunali. «Siamo seriamente preoccupati – ha affermato De Luca – perché non siamo in condizione di affrontare tutto questo. Tutto ciò si tradurrà in un raddoppio delle tariffe della Tarsu, che dovranno essere decisi dall’Ato; per non parlare poi dei debiti: chi se li accolla? Le amministrazioni virtuose? Ed i dipendenti? Noi abbiamo dato la nostra disponibilità ad assorbire immediatamente in Salerno Pulita i lavoratori del Consorzio Salerno 2 già a distacco presso di noi, ma sarà inevitabile che ci siano degli esuberi». Insomma, l’attuale conformazione della legge regionale del ciclo dei rifiuti scontenta praticamente tutti i sindaci salernitani che hanno preso parte all’assemblea (una ottantina su 158) – a cui si sono aggiunti anche i rappresentanti delle amministrazioni comunali irpine di Caposele, Calabritto e Senerchia. Ma quale potrebbe essere l’alternativa? Secondo De Luca, è semplice: «I Comuni che da soli o in associazione sono in grado di gestire il ciclo dei rifiuti, lo fanno. Ma senza imposizioni». Tradotto, senza Ato (Ambiti territoriali ottimali) che in sostanza raggrupperebbero realtà troppo diverse tra loro per poter coesistere. «Questa legge è una ignobile porcheria – ha detto De Luca – E considerato che arriva dopo quattro anni in cui non si è fatto niente è una porcheria doppia».