Di Salvatore Memoli
Si è sempre detto che i ricordi, soprattutto quelli legati all’infanzia, hanno il difetto di perdere le reali proporzioni e di essere ingigantiti o diminuiti di importanza. Tra le cose che richiamo alla mente volentieri c’è il ricordo di Sala Consilina. Vi arrivai la prima volta un freddo mattino d’inverno. Ero solo un adolescente che amava osservare tutto quello che lo circondava. Fui accompagnato da mio padre, per il primo giorno di scuola presso la scuola Media ” Giovanni Camera”. Il primo incontro fu con il Preside, una persona che viveva in un antico palazzo di Sala Consilina, per raggiungerlo percorremmo una strada centrale della cittadina e poi, poco prima di una sala cinematografica, cominciammo a salire una larga e lunga scalinata che sollecitava la mia fantasia di adolescente. Il preside era il prof. Antonio Rivellese, ci ricevette subito, una persona gentile e socievole con mio padre del quale volle sapere tutto del suo lavoro e della sua famiglia. Seduto di fronte a lui, davanti ad una bella scrivania ordinata, in una stanza severa che guardava dal balcone tutta la cittadina e la pianura del Vallo di Diano, fui ben presto interrogato e posto sotto esame sui programmi che avevo fatto nella scuola di provenienza. Il suo piglio era severo, quasi burbero, lontano, ebbe modo di raccogliere tutte le informazioni, stese un biglietto informativo e mi spedì subito in classe, decidendo di assegnarmi alla sezione A della scuola. Mi fece accompagnare da un bidello mentre mio padre rimase ancora a parlare con lui. Il mio primo contatto con Sala Consilina fu questo ma devo ricordare che quel giorno lontano degli anni sessanta era un giovedì. Il giovedì per i salesi era un giorno importante, si teneva il mercato rionale. Sebbene obbligato a seguire mio padre, che aveva sempre un passo veloce, fui subito attratto dalla vivacità dei colori di quelle persone e di tutto Il mondo che girava nell’area del mercato. Mentirei se non dicessi di essere stato toccato dai personaggi, per lo più donne, avvolte in grossi scialli neri e vestite, quasi tutte di nero. Camminavano lentamente portando in equilibrio sul loro capo, senza sostenerlo con le mani, una grande cesta piena di vimini. Erano dirette in quella che appresi essere la piazzetta Garibaldi, con gesti sicuri adagiavano la loro mercanzia per terra, occupavano poco spazio e si curavano di esporre tutto in modo visibile. Vendevano verdura di stagione di ogni tipo, fresca e profumata, conigli legati dai piedi, polli, uova fresche e tanta altre cose, come tanti cereali, tra cui fagioli bianchi di due tipi, cannellini e qualità Controne. Un vero piacere per tanti acquirenti che venivano da tutti i paesi del Vallo di Diano ed apprezzavano quei prodotti genuini. Non impiegai molto a conoscere bene Sala Consilina, all’uscita da scuola di solito avevo tempo a disposizione per girare per la cittadina. Mi resi conto della lunga storia civile della città e della sua cultura di cui i suoi abitanti andavano fieri. Parlavano tante lapidi sui muri e la statua di personaggi oppure il monumento ai caduti. Mi incantavo ad ammirare la statua del Sindaco De Petrinis, ricordato da questo monumento. Fu sindaco intelligente ed attento che diede un nuovo assetto urbanistico alla città. Sala Consilina non è mai stato una località come altre nel Vallo di Diano con il suo Tribunale e gli uffici decentrati dello Stato, un numero elevato di istituti di scuola superiore aveva un’area di distinta raffinatezza che si poteva cogliere bene nel suo commercio, con negozi importanti e accorsati, per tutto l’anno. Imparai a conoscere la città, le sue strade e piazze, le meravigliose scalinate di collegamenti tra livelli diversi del paese, uniti da questi legami di strade e scalinate. Più giù della piazza principale del paese, svettavano palazzi moderni che si affacciavano sul Vallo di Diano, belli e di alto standing ma fortemente con impatto negativo sulle dolci forme delle case e chiese del paese. Anche a prima mattina, appena giunti a Sala Consilina con grandi corriere che collegavano tutti i paesi del Vallo, ero solito sostare nella bella Chiesa dell’Annunziata del 1330, dove c’è la statua di San Michele Arcangelo, protettore della città. Una preghiera detta in fretta e di corsa a scuola, senza fare tardi! In piazza mi attiravano due negozi, un emporio posto accanto al Monumento ai caduti per la patria, inaugurato il 29 febbraio 1923 e di fronte un’antica libreria, cartoleria al cui lato scendeva una lunga scala che conduceva in due luoghi molto frequentati dagli studenti che giocavano con il calcetto da tavolo. Un ricordo bello mi riporta al venditore di zeppole calde che arrivava il giovedì per il mercato, occupava uno spazio poco distante dalla chiesa dell’Annunziata e intercettava la maggior parte delle persone che si trovavano per il mercato. La zeppola calda di Avallone che veniva servita da un carrettino ci deliziava con le sue prelibatezze in tutti i paesi del salernitano. Sala Consilina ha tanti meriti soprattutto nella cultura, con la formazione di molte generazioni di professionisti, preparandoli con studi severi che hanno impreziosito di professionalità tutto il Vallo di Diano.Ricordare con un tributo di affetto questi aspetti della vita di questa cittadina nasce dal cuore e dalla convinzione di una formazione che mi accompagna in tutta la vita e di cui sono fiero e riconoscente a Sala Consilina. Una nuova generazione di amministratori, di uomini e donne del presente, di operatori commerciali, della comunicazione e del turismo sta continuando a portare alto il nome e le memorie di questa comunità che resta un punto di riferimento per tutto il Vallo di Diano. In quella che poteva essere una nuova provincia della campania, con un potenziale di valori che restano un patrimonio vero di tutto Il Sud.