di Erika Noschese
Il Rapporto Annuale Istat 2025 offre una disamina dettagliata della Campania, evidenziando un panorama regionale caratterizzato da punti di forza significativi nel settore economico, ma anche da persistenti e profonde criticità che affliggono il benessere socio-sanitario e la struttura del mercato del lavoro. Il documento, pur non menzionando esplicitamente la provincia di Salerno, la include implicitamente nel contesto regionale, rendendo le osservazioni valide per gran parte della Campania. ECONOMIA E LAVORO. L’economia campana si distingue per una marcata vocazione all’export. Un dato di particolare rilievo è il contributo delle multinazionali svizzere, che da sole generano quasi un terzo delle esportazioni regionali. Questo sottolinea una forte penetrazione di imprese a controllo estero, in linea con altre regioni del Sud come Basilicata e Abruzzo. Il settore agroalimentare gioca un ruolo cruciale, con i prodotti alimentari che costituiscono la principale voce delle esportazioni verso gli Stati Uniti, rappresentando un impressionante 45,7% del totale dell’export verso quel mercato. La Campania mostra quindi una chiara specializzazione e competitività in questo ambito. Tuttavia, il quadro economico presenta anche delle ombre. La spesa pro capite dei Comuni per i servizi sociali in Campania è tra le più basse d’Italia, attestandosi a soli 71 euro nel 2022, a fronte di una media nazionale di 150 euro. Questa disparità evidenzia una debolezza nei servizi comunali e un gap significativo rispetto agli standard nazionali e, ancor più, europei, dato che la spesa pro capite sociale nella regione è molto inferiore alla media europea. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, i dati del 2024 per la Campania (ripartizione geografica) rivelano un tasso di occupazione complessivo (15-64 anni) del 49,6%. Se si analizzano le fasce d’età, il tasso di occupazione è del 28,1% per i giovani tra 15 e 34 anni, del 73,3% per la fascia 35-54 anni e del 46,1% per gli over 55. La composizione degli occupati mostra una prevalenza maschile (60,6%) rispetto a quella femminile (39,4%). Il tasso di disoccupazione complessivo (15 anni e più) si attesta al 14,2%, con punte del 28,7% tra i 15 e i 34 anni e un 18,3% tra le donne. Il tasso di inattività (15-64 anni) è del 44,7%, con una quota particolarmente elevata tra i giovani (61,0%) e le donne (55,2%). Nonostante un incremento del capitale umano, misurato in anni di studio medi degli occupati (+1 anno tra 2011 e 2024), la Campania, come parte del Sud, continua a soffrire di uno svantaggio nella struttura delle professioni, con meno professioni qualificate anche tra i più istruiti. SALUTE E BENESSERE SOCIALE. Il settore della sanità e del benessere sociale è tra i più critici evidenziati dal rapporto. Nel 2024, il 10,3% dei residenti nel Mezzogiorno, inclusa la Campania, ha dichiarato di aver rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali, come visite o esami specialistici. Le ragioni principali di questa rinuncia sono le lunghe liste d’attesa e i motivi economici. Questi dati sottolineano una persistente fragilità del sistema sanitario regionale e la difficoltà di accesso alle cure per una parte significativa della popolazione. La speranza di vita in buona salute nel Mezzogiorno è la più bassa a livello nazionale: per le donne si attesta a 54 anni, contro i 58,8 del Nord-est, mentre per gli uomini è di 57,1 anni. Questo dato evidenzia un divario significativo nella qualità della vita e nella salute percepita rispetto ad altre aree del paese. La spesa sociale nella regione è destinata per il 51,2% alla vecchiaia e per il 22,7% alla salute. Un aspetto particolare riguarda l’assistenza agli anziani: la provincia di Napoli, e verosimilmente anche Salerno, mostra un’incidenza molto elevata di famiglie anziane che ricorrono a colf, con il 62,0% delle famiglie composte esclusivamente da anziani che usufruiscono di tale servizio. Questo dato, pur non menzionando esplicitamente Salerno, è considerato rappresentativo del contesto campano. ISTRUZIONE E FORMAZIONE. Nonostante i miglioramenti nell’istruzione formale, il sistema formativo campano sconta ancora il peso delle disuguaglianze socioeconomiche, che limitano l’accesso a percorsi di formazione avanzata. La Campania, come parte del Mezzogiorno, ha visto un incremento del capitale umano, ma questo non si è tradotto completamente in una maggiore presenza di professioni qualificate. FAMIGLIA, GIOVANI E INCLUSIONE. Il Mezzogiorno, e di conseguenza anche la Campania, continua a presentare una quota elevata di giovani che vivono con i genitori. Tuttavia, il rapporto evidenzia che il divario con il Nord in questo aspetto si sta riducendo, suggerendo un graduale cambiamento nelle dinamiche familiari e abitative. UN BILANCIO DI LUCI E OMBRE. Il Rapporto ISTAT 2025 per la Campania restituisce un’immagine complessa. La regione dimostra una chiara vocazione all’export, in particolare nel settore agroalimentare, con una rilevante presenza di multinazionali che contribuiscono in modo significativo all’economia locale. D’altra parte, persistono criticità profonde in termini di spesa sociale e sanitaria, che si traducono in una bassa spesa pro capite per i servizi sociali e in una speranza di vita in buona salute inferiore alla media nazionale. Il sistema del lavoro, pur con un aumento dell’istruzione, soffre ancora di un ritardo professionale e di una debolezza nei servizi comunali. Questi dati suggeriscono la necessità di interventi mirati per colmare i divari e promuovere un maggiore benessere per tutti i residenti campani.





