di Giuseppe Gargani
Le elezioni europee hanno sconvolto il quadro politico del nostro paese ma anche della maggior parte dei paesi europei più di quanto allo stato attuale si possa immaginare. In Italia il Presidente del Consiglio ha ottenuto molti consensi e quindi ritiene di aver rafforzato il suo governo; nei paesi europei, soprattutto in Francia e in Germania, il rafforzamento delle destre estreme ha messo in crisi l’assetto esistente con grande incertezza per il futuro, ma anche in Ungheria e altrove i risultati alterano l’equilibrio esistente. Valutiamo entrambe le situazioni per dare un giudizio approfondito. Ricordo che alla fine del 2022 ho sostenuto che la vera “seconda Repubblica” era incominciata dopo le elezioni politiche del settembre perché aveva vinto per la prima volta, dopo il 1948, la destra, una destra molto caratterizzata, un po’ a metà tra la tradizionale destra europea e l’estrema destra molto pericolosa che avanza in Europa come abbiamo constatato alle elezioni dell’8 giugno scorso. L’on. Meloni, capa assoluta del movimento “Fratelli D’Italia, dopo essere stata eletta con un programma di estrema destra, di grande scetticismo rispetto all’Europa, ha modificato pian piano il suo atteggiamento perché costretta a fare i conti con il suo governo e con i governi europei che in verità la vedono positivamente protagonista. Alle elezioni dell’8 giugno questa destra si è consolidata, ma possiamo constatare che si è affermata anche la sinistra del PD in maniera più consistente rispetto alle elezioni del 2022, più rispondente alla tradizione Berlingueriana rispetto agli atteggiamenti iniziali un po’ “radicali” della Shlein. Ritenevo quindi, sin da allora, che fosse inevitabile la formazione unitaria di un “centro” che ha una tradizione consolidata nel nostro paese e in qualche modo anche in Europa, che nelle elezioni del 2022 si era timidamente costituita come “terzo polo“. Invece per assoluta insipienza politica, che a questo punto va evidenziata e denunziata di chi aveva la possibilità di aggregare i vari movimenti, partendo dai “popolari”, e non lo ha fatto, per cui le varie liste hanno avuto come risultato la loro insignificanza. Assistiamo ad un personalismo selvaggio per cui non si è capaci di tenere a bada quel narciso che è presente in ognuno di noi, e quindi le decisioni o le scelte non sono politiche né coerenti. Il sen. Matteo Renzi qualche mese fa aveva modificato il simbolo di “Italia Viva” che non aveva alcun significato né politico né culturale, mettendo al centro la parola “centro” che indicava un preciso impegno politico e la ragione del suo allontanamento dal PD per un ripensamento operoso. Il “centro” non è solo una parola ma ha un contenuto storico! La sua frantumazione ha cancellato qualunque rappresentanza e i voti espressi nella lista di Renzi e di Calenda ma anche di tutte le altre liste risultano velleitarie e inutilmente alternative alla destra e alla sinistra. La elezione europee con il sistema elettorale proporzionale avrebbero premiato l’identità del “centro” come hanno premiato la destra e la sinistra. Non avendo saputo utilizzare quel sistema elettorale per collegarsi con un elettorato che aspetta da anni un messaggio chiarificatore di contenuto politico, credo che resti un interrogativo molto grave su quella classe dirigente che non ha fatto niente per correggere la patologia del sistema politico italiano. E questo ha determinato l’assenteismo elettorale perché la destra e la sinistra essendosi presentati con la loro identità hanno probabilmente ottenuto il massimo risultato e, il “centro“ che non ha espresso alcuna identità, ha determinato, in maniera accentuata, il rifiuto del voto. Il voto è una cosa estremamente seria, per cui la richiesta, la proposta deve avere un contenuto, un’anima, una passione. Il personalismo ha allontanato i cittadini, ha scoraggiato gli elettori perciò non dobbiamo meravigliarci per il loro assenteismo o andare alla ricerca di cause oscure che invece sono ben note: la maggioranza degli elettori ritiene non allettanti sul piano culturale e sul piano concreto le proposte politiche fatte. Questa valutazione tiene conto della storia del nostro Paese che fa riferimento alla politica di “centro” ed è stata l’anima delle tradizionali coalizioni e garanzia della fisiologia del sistema, come in tutti i paesi democratici, dove c’è una destra, una sinistra e un “centro”. La mediazione politica da De Gasperi in poi ha reso forte l’Italia e ha determinato una forte solidarietà civile e sociale. Non possiamo dunque non constatare che la diaspora dei movimenti che dovrebbero essere alternativi alla destra e alla sinistra continua e rende precario il quadro politico in Italia. Se si governa dal “centro” politico che ha cultura di governo, come si dice ricorrentemente anche le coalizioni che sembrano forti ma in ogni caso non coese perché contraddittorie, non hanno la stabilità necessaria che si invoca per governare, perciò la crisi dura da molti anni. È dagli anni 50 che la politica si articola come centro destra e centro sinistra tant’è che la parola “centro” precede sempre ma oggi inutilmente: nella sinistra la “parola” è sparita perché i “popolari” della Margherita sono stati estromessi e nella destra c’è un segno appena indicativo in Forza Italia che è legato al PPE e ha assunto una posizione autonoma e “centrale“.! Dunque chi ha considerato e considera la politica come una scelta per il bene comune e non una contrapposizione selvaggia che è una politica vecchia e punitiva deve operare per riunificare le politiche di centro perché i modelli attuali sono effimeri e truffaldini nei confronti degli elettori. Questo è un preciso messaggio ad una nuova classe dirigente affinché essa e solo essa possa riscoprire la politica e superare le posizioni personalistiche che ormai sono indigeste e forse anche rifiutate. Per quanto riguarda l’Europa constatiamo che la destra estrema è cresciuta per fortuna non tanto da mettere in discussione la maggioranza nel Parlamento e gli stessi Trattati, per cui il PPE si pone al centro dello schieramento politico e io mi auguro che ridia stabilità all’Europa e gli consenta una forte unità in questo periodo nel quale può giocare un ruolo prezioso ed equilibrato sul nuovo assetto mondiale. Se fosse assente o disunita e quindi in balia delle grandi potenze che vogliono condizionare il mondo, non avrebbe il ruolo che i trattati gli attribuiscono. L’Europa oggi ha la consapevolezza del ruolo importante del Mediterraneo che per vicende positive ma ahime! anche negative legate all’aggressione di Putin all’Ucraina, e alla guerra in Medio Oriente è al centro dei traffici mondiali e quindi in una posizione strategica. Questa strategia europea ha dato vigore ed ossigeno al Mezzogiorno d’Italia che in questi mesi ha avuto uno sviluppo inatteso con sorpresa per tanti osservatori, il che è un segnale che dà tanta speranza all’Italia. Insomma, il ruolo dell’Europa, ma anche della Francia e della Germania perché la loro debolezza non è una buona notizia per nessun paese europeo e dell’Italia nel contesto europeo è determinante per rendere forte l’Europa non solo sul piano militare ma soprattutto sul piano civile politico per scoraggiare qualunque ipotesi di aggressione all’Occidente. In conclusione vi sono sconvolgimenti politici che potremo meglio capire nei prossimi mesi e che possono portare al rilancio della politica. Chissà?