Il doppio dei consensi. Oltre 17 milioni di italiani hanno puntato al taglio dei parlamentari contro i sette milioni che hanno barrato il No. Con il 69,62% si dovrebbe andare alla legge di revisione costituzionale intitolata “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Di contro, il 31,03% si è espresso nella non necessità di apportare modifiche costituzionali. Gli elettori erano stati chiamati a rispondere al seguente questito: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – numero 240 del 12 ottobre 2019?” e gli elettori che vogliono il taglio dei parlamentari dovranno votare sì in caso contrario no. Non ci sarà bisogno di quorum, ovvero vince chi prende più consensi a prescindere dal numero dei votanti. Si tratta del IV referendum confermativo nella storia dell’Italia repubblicana. Il testo della legge, approvato definitivamente dalla Camera l’8 ottobre 2019, prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento. Se la maggioranza dei votanti dice “sì” alla riforma (come detto, anche senza raggiungere il quorum) il taglio dei parlamentari entra in vigore: dopo le prossime elezioni politiche nella Camera dei Deputati siederanno 400 parlamentari, mentre al Senato 200. Con il “sì” al referendum costituzionale 2020 sul taglio dei parlamentari a Palazzo Madama resteranno i senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica per altissimi meriti in campo sociale, scientifico, artistico e letterario, ma potranno essere un massimo di 5 (finora cinque senatori erano quelli che ciascun Capo dello Stato poteva nominare, secondo l’articolo 59 della Costituzione). L’attuale consistenza parlamentare, è la tesi dei favorevoli alla riforma, è anche anacronistica: venne stabilita nel 1963 quando ancora non c’erano 800 consiglieri regionali e il parlamento europeoeletto direttamente. Ridurre il numero degli eletti, secondo i fautori del Sì, rende più trasparente e comprensibile la vita politica. Questo perché, con un numero minore e piùcontrollabile di rappresentanti, dovrebbe essere più agevole il giudizio dei cittadini nei loro confronti. Chi chiede appoggio alla posizione del Sì ritiene che questa legge sia il primo passo verso una non rinviabile stagione delle riforme: a partire da quella elettorale.