Real San Carlo: un teatro allo sbando - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Real San Carlo: un teatro allo sbando

Real San Carlo: un teatro  allo sbando

Di Olga Chieffi

Wolfgang Amadeus Mozart confessò l’ammirazione che aveva per la città di Napoli quando qualche tempo dopo il suo tour in Italia, scrisse: “Quando avrò composto un’opera per Napoli mi si ricercherà ovunque: con un’opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti in Germania”. Oggi Napoli e il suo teatro sono pericolosamente allo sbando. Ne avevamo contezza già lo scorso anno, quando ci siamo ritrovati nei palchi studenti in gita scolastica, con in pacchetto l’ascolto di un’opera al San Carlo, i quali hanno reclinato il capo sul bel parapetto in velluto dopo le prime note, come parimenti gli allievi della Accademia della Nunziatella che vengono coi loro tabarri a far scena e a prendere il creditello in teatro tra le braccia di Morfeo, matrimoni nel salone degli specchi, ufficio stampa completamente assente e indisponibile, il cosiddetto dipartimento cultura e comunicazione, che contattato in ogni modo, in qualsiasi ora risulta assente, sito del teatro affatto aggiornato, marketing in grande spolvero che obbliga i professori d’orchestra a chiedere il permesso e concordare giorni e ora per poter studiare e provare, ovvero per far musica, che dovrebbe essere l’obbiettivo assoluto di un teatro d’opera, e ancora, bilanci non approvati, gestione opaca, per di più per detta di voci eminenti di schieramenti politici anche contrapposti. Una situazione davvero borderline, che vede il teatro senza una guida sicura in un sotteso testa a testa tra Fulvio Adamo Macciardi e l’attuale direttore generale Emmanuela Spedaliere, che continua a fare il bello e cattivo tempo, insieme al casting director Ilias Tzempetonidis, sperando in uno scatto di carriera dal marketing direttamente alla sovrintendenza, simbolo di governance, nel significato più becero del termine, espressione volutamente indeterminata che esprime la nuova arte della politica “senza governo”, senza quella pratica, cioè, che presuppone una politica dibattuta pubblicamente, ovvero “l’età felice” del management d’impresa e la teoria della tecnica aziendale al rango di pensiero politico. “Il soggetto destrutturato -scrive Alain Denault – non sa nemmeno cosa sta facendo al lavoro. Questa è la mediocrazia: ci porta a fare quello solo che serve per avanzare socialmente. Se pensate come l’oligarchia sarete premiati, se vi allontanate diventate pazzi o sognatori”. La speranza è di essere vicini a un cambiamento, proprio quando nessuno se l’aspetta più: le persone sentono vicino il momento di riappropriarsi della propria vita e della politica. La speranza è nella lettera di 67 professori d’orchestra del Teatro San Carlo, su 84 in organico, senza obbedire a nessuna sigla sindacale, che ad ogni recita verrà distribuita al pubblico, un testo ove si legge: “Il Teatro, privo di una governance stabile, vive ormai da troppo tempo un blocco totale che si traduce in vuoti organici, impasse gestionale e incertezze che incidono pesantemente sulla vita professionale e personale degli artisti e dei lavoratori. Pur ribadendo con convinzione il rispetto dovuto alle Istituzioni, non possiamo esimerci dal denunciare come la querelle politica in atto stia arrecando un danno grave all’immagine del Teatro, ai suoi dipendenti e, soprattutto, al pubblico che da sempre riconosce nel Massimo napoletano un presidio di cultura e prestigio. Confidiamo che prevalgano il buon senso e la responsabilità, affinché si giunga rapidamente alla nomina del nuovo sovrintendente, restituendo al San Carlo la guida autorevole che merita e garantendo continuità alla sua missione artistica e culturale”. Un sovrintendente, però come già scrissero gli orchestrali a gennaio di quest’anno, “Che sia identificato, dagli istituti preposti un nome di statura internazionale, di comprovata capacità manageriale, e che metta al centro dei suoi obiettivi non solo i grandi nomi della lirica mondiale, ma anche le risorse professionali interne alla Fondazione attraverso un piano di crescita artistica che valorizzi l’orchestra, da troppo tempo relegata a funzione secondaria; inoltre si auspica la presenza più frequente di rinomati direttori d’orchestra e di una stagione sinfonica e concertistica capace di far tornare l’orchestra ad essere protagonista della vita musicale partenopea. Nel rispettare gli attuali incarichi dirigenziali conferiti protempore, si ritiene necessario ricostituire ruoli e competenze allo scopo di avere una programmazione articolata, qualitativa e pienamente completa”. Nel frattempo sono stati emanati bandi, assunzioni italian-style, con neanche nascosto nepotismo da ultima spiaggia e allora ben venga la protesta dei valenti musicisti del teatro napoletano, poiché in un paese dove si vanta la scelta per meritocrazia e ci troviamo a poter solo immaginare alla direzione di un massimo, che ha scritto la storia della lirica italiana, la regina del lato B, dopo Chung è veramente scoraggiante. Politica ingombrante ed imbarazzante in ogni luogo, dal negare i palcoscenici agli artisti per stato di appartenenza sino a nomine discutibili, ma sappiamo bene che “Tra sensazioni contraddittorie, la Musica non è tenuta ad optare” scrive Jankelevitch in “La Musique et l’ineffable”. E’ ora di riprendere il viaggio, nel migliore dei modi, al fianco dei musicisti del Teatro San Carlo, un cammino reso arduo da mille ostacoli e resistenze, perché i pensieri fluttuano sui sentimenti come le piume sull’acqua, si muovono lentamente e ristanno pochi momenti, perché lo spirito dell’arte ha, forse, l’invidiabile privilegio di potersi sostenere incredibilmente alla caduta delle premesse e illuminarsi oltre le conclusioni della ragione.