Olga Chieffi “
Le roi s’amuse”( è il titolo del dramma di Victor Hugo da cui è stato tratto il libretto del Rigoletto) e Vincenzo De Luca è stato ospite protagonista alla conferenza della LXXIII edizione del Ravello festival. Tra l’annuncio del progetto Orfeo di Monteverdi-Berio da parte del Presidente Alessio Vlad, opera complessa con un uso costante e spesso contraddittorio di riferimenti musicali, un caleidoscopio e una parodia di generi musicali riconoscibilissimi, dai più triviali ai più nascosti, con coinvolgimento di tutte le forze musicali locali, per la realizzazione, nonché dei diversi interventi da parte di Lorenzo Lentini, Presidente Consiglio di indirizzo Fondazione Ravello su di un cartellone di assoluta eccellenza che nasce della quattro linee strategiche delineate dal consiglio di indirizzo: il potenziamento del Festival attraverso una programmazione internazionale e una innovazione nella comunicazione e nel marketing, la digitalizzazione del patrimonio artistico, la destagionalizzazione dell’offerta, lo sviluppo del settore formativo per la creazione di un polo culturale capace di attrarre talenti, il debutto di Vincenzo Napoli, neo Presidente della Provincia di Salerno, con la sua disquisizione colta su Anselm Kiefer, che sarà artista residente al festival, con una mostra e diversi interventi, la disamina storico-culturale del Sindaco Vuilleumier, partita dagli albori del festival, le conclusioni del governatore De Luca sono state veramente scherzose, in un immaginario duetto con Zaia. Dagli Scambi di bellezze, Capri e Ravello tra queste, un deciso no a Mestre, l’invito a Stefano Giuliano a proporre del Rock duro, mentre poco ci è mancato all’evocazione cantata de’ “‘A Tazza ‘e cafè” “…Cchiù tiempe passa, cchiù v’arreffreddate /mmece ‘e riscaldà… “Caffè squisito” /‘o bello ca si pure ve gelate…/site ‘a delizia d’ ‘o ccafè granite, facenne cuncurrenza ‘a limunata…” il gran finale rivolto al sindaco:“Quando inviterò Zaia a Ravello, bisogna far attenzione a che le famose granite di caffè in piazzetta siano buone, non ciofeche, altrimenti si rischia di incorrere in una brutta figura”.





