Quelli del Vestuti: Aniello Salzano - Le Cronache

Enzo Sica

 

Eccola la generazione del mitico stadio Vestuti, eccoli coloro che c’erano quando la nostra Salernitana era considerata la <regina del sud> un termine coniato proprio perchè quel calcio di un tempo calzava a pennello su chi vedeva la squadra del cuore cercare in tutti i modi di uscire dall’inferno della serie C meridionale. Già, la terza serie che oggi vediamo, anzi vedremo tra solo diciotto giorni quando ci sarà la prima giornata di campionato ed i granata ospiteranno allo stadio Arechi il Siracusa.

<Un ritorno al passato, un triste ritorno purtroppo ma la realtà è questa>. Non riesce ancora a capacitarsi di questo immediato futuro Aniello Salzano, professore universitario, sindaco di questa città qualche anno fa ma lui è soprattutto un accanito tifoso granata dai tempi, appunto, in cui la squadra disputava le sue gare interne nel mitico e mai dimenticato stadio Donato Vestuti in Piazza Casalbore.

Professore Salzano, lei che che ha una certa età ma fa parte di quella generazione di tifosi che seguivano la squadra del cuore sugli impolverati campi della terza serie come l’ha presa?

<Male direi senza aggiungere altro. Precipitare tutto d’un colpo dalla serie A alla serie C, in questo inferno che io e i non più giovani ormai ricordavamo a stento mentre quelli della generazione Z hanno a malapena conosciuto. Questa serie C mi riporta alla mente di essere tra i superstiti che per una infinità di anni hanno frequentato i gradoni del Donato Vestuti dove la Salernitana, allora definita anche la regina della C, ha giocato dagli anni 30 e fino al 1990, anno in cui si è trasferita nel nuovo stadio Arechi.>

Dal cuore della città nella estrema periferia, professore?

<Ma si. è chiaro che il nostro Vestuti prima o poi dovesse andare in pensione. E dunque questo pezzo storico della nostra amata Salernitana fin dalla fine del secolo ha trovato, poi,  collocazione in periferia>

Cosa ricorda di quegli anni e di tante squadre che ha visto alternarsi in tanti anni di storia?

<Negli anni della mia frequentazione il Vestuti lo vedevamo solo la domenica perchè allora si giocava solo di domenica, alle 14,30 se non ricordo male e indossavamo anche l’abito del giorno di festa. E in quello stadio si respirava sempre un ‘aria di speranza, la speranza di approdare alla serie cadetta, di lasciare quella terza serie per arrivare nella categoria superiore. E su quei gradoni del vetusto Vestuti io c’ero, arrivavo sempre con largo anticipo per partecipare al chiacchiericcio dei tifosi dell’epoca, per respirare l’atmosfera unica dell’attesa del fischio di inizio>

Quale atmosfera c’era quando i granata in campo realizzavano una rete?

<Vibrava letteralmente tutto lo stadio per il boato. i suoi gradoni letteralmente tremavano, una cosa eccezionale. Ogni vittoria sembrava un passo verso un sogno più grande, quello tanto atteso>

Le emozioni che lei ha vissuto in questo stadio sono state davvero tante?

<Direi di sì, alcune belle, altre anche tragiche. Ho visto ragazzi dell’epoca ed anche persone di una certa età piangere per una vittoria, esultare per i gol, disperarsi per l’amarezza di una sconfitta, dispiacersi per un’invasione di campo. Insomma qualcosa che la nostra generazione, quella del Vestuti, appunto, non dimenticherà mai così come la morte dello sfortunato tifoso Plaitano colpito da un proiettile vagante negli incidenti contro il Potenza>

Oggi tutto è diverso, professore e quegli anni della serie C che pur dovevano essere solo un ricordo riaffiorano. Perchè, secondo lei?

<Tutto è cambiato, anche quella tifoseria degli anni del Vestuti che ricorda poco ma bisogna anche dire che la scena è diversa. Quest’aria cupa, intrisa di tristezza e rassegnazione proprio perchè siamo precipitati in serie C la dice lunga su come sarà il futuro. Siamo lontano dai fasti della serie A persa solo due anni fa, lontano dagli splendidi stadi di Milano, Roma, Torino, Udine, Firenze, Bologna. Torna l’incubo di dover frequentare di nuovo i campi delle piccole realtà cittadine, dove si aspetta la nostra squadra per farle la festa>

Ma il tifoso granata, quello vero, che non ha visto magari la terza serie riuscirà ad assorbire bene anche questa nuova realtà?

<Credo che si sia perso l’entusiasmo di prima, la città tutta anche la passione che le ha fatto vivere il calcio come un sogno collettivo, quella passione frustrata e segnata dalla delusione. Per quel che riguarda me il tifoso granata che resiste e resisterà soprattutto dopo gli anni del Vestuti. Resta in me, dicevo, la forza di un amore che non muore nell’attesa anche di quella rinascita che farà tornare festa, entusiasmo, passione. Del resto chi ama la Salernitana sa che la speranza prima o poi torna a volare sopra il cielo di Salerno e con essa tempi migliori>