Di Olga Chieffi
Sarà un “dolce soffrire”, a distanza di un anno dalla scomparsa di Antonio Senatore, percussionista, appena maggiorenne, per tutti noi ed in particolare per i suoi compagni di scuola, anche loro strumentisti in erba del Liceo Alfano I e del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, che aveva cominciato già a frequentare, sotto la guida del Maestro Antonio Cimmino, stasera assistere al Concerto dell’Orchestra Giovanile di fiati, a lui dedicata, diretta dal Maestro Giovanni D’Auria. Onore ed onere, in particolare per quanti hanno scelto di suonare, nella Chiesa di San Giovanni di Vietri sul mare, in cui si è celebrato il funerale, il trigesimo e oggi, alle ore 20,30, si andrà a ricordare Antonio ad un anno da quella notte di tregenda, in cui si consumò l’appuntamento con la morte. Ingenuità, magari il non voler lasciar andare il motorino nuovo di zecca, quell’estasi di essere invincibili con le ali ai piedi, una strada molto difficile, buia e insicura, ci ha tolto la sua presenza fisica e interrotto i sogni di un giovane che veramente ne aveva tanti. Ci eravamo lasciati da poco con tanti amici musicisti, i Maestri di Antonio, e tanti che avevano accolto la passione del percussionista in erba, momenti non semplici di grande commozione e anche di stress psicologico, in primis per i più giovani, nel corso de La notte di un sognatore, una vera e propria festa in occasione del XIX compleanno di Antonio che oggi verrà bissata dall’orchestra che eseguirà i brani più cari alle bacchette del musicista. Si inizierà dalla non facile pagina “Cuore Abruzzese”, una gran Marcia sinfonica, composta da Giovanni Orsomando, su motivi pastorali ascoltati durante un suo viaggio in questa splendida terra, cartina di tornasole per ogni banda che si rispetti e che di cui si debba giudicar lo amalgama tra clarinetti e ottoni. Dal grandissimo compositore al giovane aspirante musicista e compagno di scuola di Antonio Senatore, Nicola Santulli, che ha voluto cimentarsi con la penna, dedicandogli un brano. Quindi Celebration Fanfare di Francesco Cardaropoli, un brano energico e solenne che ben si presta per iniziare un concerto, di immediata presa sul pubblico, composto in occasione del gemellaggio tra i Conservatori di Napoli, Rodi Garganico e Salerno adatto a mettere in evidenza la brillantezza e la potenza degli ottoni, quanto la dolcezza e la morbidezza dei legni e la dinamicità delle percussioni: al primo tema, affidato al suono squillante della tromba, con carattere marziale e solenne, è contrapposta una parte più lenta dal carattere intenso e meditativo, affidata al suono dell’Eufonium. E ancora, l’ Ave Maria di Charles Gounod, ispirata e sovrapposta al preludio in do maggiore dal primo libro del clavicembalo ben temperato di J.S.Bach, prima dell’elevazione del Panis Angelicus di Cesar Franck, dal primo verso della penultima strofa dell’inno latino Sacris solemniis, composto da San Tommaso d’Aquino. Quindi Farcana, un lavoro composto con palesi intenti didattici in occasione di un campus giovanile diretto da Lorenzo Pusceddu, comprendente una ouverture dal carattere di marcia, un Corale per ricercare l’intonazione, il bilanciamento e l’espressività e la Danza, un semplice rondò dall’andamento brillante e spigliato. Ancora musica sacra con l’Ave Verum di Wolfgang Amadeus Mozart, il mottetto K.618, scritto nell’anno della sua morte, opera che è considerata dalla critica uno dei momenti più alti del compositore austriaco, con la sua struggente e intima semplicità che fa il pari con il tempo infinito dell’Adagio del concerto per clarinetto K.622. A seguire, Gabriel’s Oboe la cui melodia ha il compito di attuare l’inversione del tempo in Mission, affidato a Giusepe Feraru, brano di Morricone a sottolineare l’universalità degli affetti. Si proseguirà ancora con musica da film, stavolta con la ammaliante rumbetta di Nicola Piovani “La vita è (sempre) bella!” prima di attaccare la sinfonia del Nabucco di Giuseppe Verdi. E’ questa una sinfonia alla tedesca, enuclea, cioè, i temi dell’opera che il compositore ha ritenuto più efficaci nel tessuto del racconto: la maledizione a Ismaele, la melodia del “Va’ pensiero”, il finale del primo atto e una citazione scopertamente donizettiana. Pezzo nuovo e originale sarà “The Spirit of The Celts” (Nightmare & Siamsa) di Ronan Hardiman, uno straordinario medley composto da due brani di danza di ispirazione celtica. La serata si chiuderà sempre nel segno di questo particolare genere di musica con un brano dalla fresca invenzione di Darrol Barry Celtic Rock.